L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA…
Oriana Liso per “la Repubblica”
«A Milano le primarie sono indispensabili. Ma con un obiettivo: trovare il candidato che vinca le elezioni e sappia governare la città. Che non sarà la Capitale, ma è di sicuro la locomotiva del Paese, la città più internazionale, che ha saputo interpretare e valorizzare la grande sfida di Expo. Lo sta facendo con una amministrazione che dimostra che c’è un centrosinistra ampio, aperto e capace di governare bene, non solo di fare opposizione».
Giuliano Pisapia, qualche giorno fa, ha incontrato il premier Matteo Renzi. Incontro riservato, tra la riforma del Senato e il caos Roma, per chiarire le posizioni sul futuro di Milano.
Sindaco Pisapia, esiste ancora una diversità milanese? Milano è meglio di Roma?
«Questo non lo dico io... Ma Milano è davvero diversa, in questi anni abbiamo dimostrato di poter collaborare con tanti mondi, generando profitto per la città, senza che nessuno potesse comandare sull’amministrazione. È una lezione anche per la sinistra».
A Roma Ignazio Marino si è dimesso dopo le polemiche sulla carta di credito del Comune. Una settimana fa lei aveva raccontato: “Sono andato in missione ad Assisi e ho pagato la cena con la mia carta...».
«Io la carta di credito del Comune non l’ho mai voluta: spesso ci sono situazioni che possono portare a piccoli errori e, come sindaci, si viene attaccati per tutto. Ma è anche una questione di sobrietà: io e gli assessori ci muoviamo a piedi, in bici, in tram, senza scorta. Segnale importante per i cittadini».
Il Pd le chiede un impegno maggiore per la scelta del candidato sindaco. Lei rivendica: no agli accordi sottobanco e ai candidati calati dall’alto. Serviva un confronto diretto, con Renzi?
«Serviva, prima di tutto, chiarire un punto: quasi quotidianamente vengo indicato da voci varie come renziano o, al contrario, come antirenziano. Siccome non è vera nessuna delle due definizioni, e non avendo prospettive politiche sul mio futuro di cui discutere con lui, dovevamo parlarci direttamente per rafforzare il rapporto di fiducia e di rispetto reciproco».
Avete parlato di primarie?
«Abbiamo parlato del post Expo e di politica: visto che leggevo che lui è contrario alle primarie, gli ho fatto presente che per me a Milano sono necessarie per decidere il candidato sindaco, ma anche come momento di comunicazione di quello che abbiamo fatto, che deve essere la base su cui costruire i prossimi cinque anni. Quando parlavo di candidati calati dall’alto mi riferivo al passato: ora non vedo questo rischio».
michelle obama con agnese renzi maurizio martina emma bonino giuseppe sala a milano
Ha convinto il premier?
«Posso assicurare che le primarie si faranno, c’è un comitato di garanti e anche una data, il 7 febbraio. È evidente che, nel momento in cui non c’è una condivisione totale su un nome, serve il confronto. E su Milano non devono esserci timori, perché non è mai accaduto quello che abbiamo visto altrove, candidati ineleggibili e irregolarità».
Quindi esclude la possibilità di una candidatura del commissario Expo Giuseppe Sala, indicato come il preferito del premier?
«Chiunque si riconosca nella carta dei valori della coalizione di centrosinistra - allargata alle forze civiche - può partecipare alle primarie. Troverei assurdo che non potesse candidarsi chi da anni lavora con la nostra amministrazione. Si partecipa, poi vinca il migliore».
Anche la vicesindaco Francesca Balzani può essere un buon candidato?
«Come si può pensare che la vicesindaco non rientri nel perimetro delle possibili scelte? Questo, però, lo decideranno i cittadini, io lavoro per portare avanti il progetto a cui ho dedicato tutto me stesso. Abbiamo già almeno due ottimi candidati, Emanuele Fiano e Pierfrancesco Majorino. Sceglieranno i milanesi: io devo evitare polemiche ed errori».
Civati dice che non esiste più un modello Milano e Rifondazione non parteciperà alle primarie...
«Mi dispiace per la scelta di Rifondazione, su cui vedo già qualche riflessione critica. Civati aveva a Milano moltissimi consiglieri comunali sulle sue posizioni, ma sono rimasti nel Pd. Quando si esce da un partito decidendo che quello diventa il peggior nemico, non si costruisce niente. Restare all’opposizione è sempre più facile che governare».
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