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SILVIO QUANTO MI COSTI? UN ACCORDO CON IL CAV SUL PROPORZIONALE RISCHIA DI INNESCARE UN TRAVASO DI VOTI PD VERSO PISAPIA. IL DUCETTO PUO’ AFFRONTARE UNA NUOVA SCISSIONE NELL’URNA? - RENZI PRONTO A CORRERE IL RISCHIO PUR DI NON VOTARE DA SOLO LA FINANZIARIA 2018
Marcello Sorgi per la Stampa
L' accordo, per ora, c' è solo sulla data del voto. Dell' offerta di Berlusconi - sistema tedesco contro elezioni in autunno - è quella la parte che interessa a Renzi, convinto che lo scioglimento anticipato, sia pure di pochi mesi, delle Camere, risolverebbe una serie di problemi che è più complicato affrontare in Parlamento: dalla riforma dei vitalizi, osteggiata in parte anche dal Pd, alla manovra d' autunno, che verrebbe impostata dal nuovo governo a inizio di legislatura e non dall' attuale alla vigilia della campagna elettorale, alle elezioni regionali in Sicilia, che vedono favorito il Movimento 5 Stelle e che invece sarebbe più facile affrontare insieme con le politiche.
Un accordo a due con Berlusconi, d' altra parte, è complicato da far digerire al Pd, da cui ieri si sono alzate varie e autorevoli voci uliviste. Prodi, Delrio e Orlando, uno dopo l' altro, hanno invitato il segretario a riflettere sui costi politici di un ritorno al proporzionale, come chiede l' ex-Cavaliere, e di un' aperta operazione di restauro del «Patto del Nazareno», che rischierebbe di spostare a sinistra del Pd parecchi voti e renderebbe molto difficile qualsiasi tentativo di agganciare, tutta o in parte, l' area politica che si sta formando a sinistra del partito attorno a Pisapia.
Forse anche per questo Renzi ha preferito mandare avanti alla Camera il «Rosatellum», metà maggioritario e metà proporzionale, come testo-base della nuova legge elettorale, con i voti, oltre che del Pd, di Salvini, più favorevole al meccanismo uninominale che renderebbe la Lega decisiva al Nord, e con l' opposizione, tra gli altri, di Forza Italia e di M5S.
Nulla impedisce, ovviamente, che il testo-base possa essere modificato più avanti con un maxi-emendamento, nel caso in cui dovesse intervenire veramente un accordo. Ma per il momento, meglio stare ai fatti, e soprattutto accelerare, perché per approvare la legge elettorale entro luglio, e puntare alle elezioni in autunno, i tempi sono stretti e non bisogna far passare inutilmente neanche un giorno.
Al dunque, lo schema su cui Renzi continua a muoversi è rimasto lo stesso: fermo restando, se sarà possibile, lo scioglimento anticipato, al voto si può andare con la nuova legge, se si riesce a farla passare, o con le norme stabilite dalla Corte costituzionale, in caso di fallimento degli accordi. Un fallimento, va da sè, che dovrebbe risultare esiziale per le sorti della legislatura, convincendo anche il Capo dello Stato a far calare il sipario qualche mese prima della scadenza naturale.
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