DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
Giovanna Casadio per "la Repubblica"
Vendola definisce Ingroia «da brivido», dopo il giudizio dell'ex procuratore sulla collega Ilda Boccassini e sull'antimafia. Leoluca Orlando, per conto di Ingroia, gli risponde di starsene calmo e prepara per oggi una bella sorpresa al compagno Nichi: riunisce alla Camera per una conferenza stampa amministratori e dirigenti locali che fino all'altroieri sono stati vendoliani e che ora scelgono Ingroia.
«Ci sono ex Sel campani, laziali, siciliani, sardi, il sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone... », elenca. Mancano tre settimane al voto, e siamo alla guerra delle sinistre. Cominciata subito, a inizio campagna elettorale, con quel "tesoretto" di consensi della gauche italiana da conquistare, ma che ora vede Vendola sotto assedio, in calo di consensi secondo i sondaggi; Ingroia in corsa per diventare l'ago della bilancia del centrosinistra; Bersani preoccupato davvero. Vendola dice di essere «ferito »: «Mi dispiace che a sinistra si dia lo spettacolo della guerra fratricida. Vogliono sottrarci voti? Non ne parlo, a me addolora l'assedio polemico».
Pensa, il leader "rosso", che così «ci fanno perdere». Ma l'obiettivo a cui gli ingroiani stanno puntando è quello di superare le soglie di sbarramento alla Camera e anche, regione per regione, al Senato, erodendo Vendola e in questo modo costringere la coalizione bersaniana a trattare post elezioni con loro. Ingroia lo ha ripetuto: «Vendola sbaglia, lui dovrebbe essere la sinistra ma siccome sta con il Pd va da Monti».
La controffensiva ingroiana mira, soprattutto per Palazzo Madama - con Lombardia, Sicilia e Veneto dove lo schieramento dei Progressisti rischia la sconfitta - a dare a "Rivoluzione civile" un peso politico decisivo. Se nel Pd la tensione di questi giorni ha un nome - Monte dei Paschi di Siena - e l'obiettivo è di limitare i danni mediatici dello scandalo Mussari, appena un gradino sotto sta il dossier-Nichi. Al Nazareno, la parola d'ordine è «dare una mano a Vendola » e mettere in difficoltà Ingroia. A pioggia ci sono dichiarazioni
e note dei Democratici alle agenzie di stampa. Enrico Letta chiama l'ex procuratore «un rivoluzionario da salotto»; Anna Finocchiaro si appella al «senso di responsabilità di Ingroia».
Bersani sul suo tavolo ha i sondaggi settimanali, che dicono qualche cosa buona (in Sicilia il Pdl si sta sfaldando), e alcune cattive, e cioè che in Lombardia è allarme rosso e che Vendola non riesce ad arginare Ingroia. «Sel è in sofferenza», ammettono i leader democratici Franceschini, Letta, Finocchiaro, Migliavacca e Errani.
A metà della prossima settimana dovrebbero fare il punto in un vertice. I vendoliani del resto hanno ben presente la "sofferenza" del partito. Ieri si è riunita la segreteria di Sel, che ha avuto all'ordine del giorno difficoltà e soluzioni. Con una coda polemica nei confronti del Pd. «Avere agitato il voto utile la prima settimana di campagna elettorale è stato prematuro e si sta trasformando in un boomerang per noi di Sel»: è stata una delle proteste.
«Bersani non parla mai di Vendola, fra un po' nessuno sa che siamo alleati, a meno che Monti non ci attacchi ». Ciccio Ferrara, Gennaro Migliore, Loredana De Petris, Nicola Fratoianni, i più stretti collaboratori di Vendola, avvertono un pericolo: che l'autosufficienza dei Progressisti si allontani. Insomma, la coalizione "Italiabenecomune" va rilanciata, non nascosta. «à certo che Vendola perde consensi a favore nostro - contrattacca Orlando noi siamo una lista aperta e c'è chi vi aderisce in nome proprio del progetto originario di Sel».
ANTONIO INGROIA CON IL SIMBOLO DELLA SUA LISTA NICHI VENDOLAAntonio Ingroia NIKI VENDOLA Leoluca Orlando ANNA FINOCCHIARO NICKI VENDOLA GENNARO MIGLIORE loredana de petris lap
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