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Antonino Caffo per "La Stampa.it"
Avete presente le blacklist che si utilizzano sugli smartphone per ignorare una telefonata o sul computer per filtrare la posta indesiderata? Beh in Cina hanno pensato di fare di meglio: utilizzare una lunga lista di parole (circa 2.000) che se digitate nella chat dello Skype nazionale fanno scattare controlli del governo ed eventuali tracciamenti. La storia è dell'ultima ora anche se tutto comincia all'inizio di questo 2013.
A gennaio Microsoft era stato bombardato da associazioni del calibro di Global Voices ed Electronic Frontier Foundation con l'accusa di favorire le intercettazioni su Skype da parte degli Stati Uniti e della Cina. In una lettera aperta indirizzata all'azienda VoIP si chiedevano chiarimenti e una certa trasparenza da parte di Redmond in merito a TOM Online, una joint venture parte dell'azienda cinese Tom Group che fornisce l'accesso ai servizi Skype in Cina grazie ad una versione modificata che rispetta le linee guida del paese a matrice comunista. Il governo asiatico, per bloccare ogni possibile via d'accesso al web occidentale, aveva pure bloccato la versione standard di Skype per iOS e Android, impedendone la comparsa sui rispettivi store online.
Le critiche si sono intensificate in questi giorni quando Jeffrey Knockel, un 27enne laureato in informatica all'Università del New Mexico ha scoperto una serie di parole che, scritte in chat, farebbero scattare i controlli da parte del governo cinese. Tra queste ci sarebbero Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Piazza Tienanmen, BBC News e così via.
Il problema nasce dal fatto che Skype ha concesso alla TOM Online di accedere direttamente al codice sorgente del programma per modificarlo secondo le direttive governative cinesi. Solo che l'obiettivo non era quello di inserire frasi check da utilizzare come campanello d'allarme, ma solo supporto e compatibilità alla rete internet cinese, senza permettere contatti con il mondo esterno.
Secondo Knockel, la censura di TOM Online può colpire solo le conversazioni testuali, effettuate all'interno della chat. In questo caso sembrerebbe che non vi sia tracking delle telefonate, ma è tutto ancora da dimostrare. Uno degli aspetti più inquietanti della vicenda è che il controllo dello Skype cinese riguarda gli utenti di tutto il mondo.
Si perché il controllo parte ogni volta che una persona, utilizzando TOM Online, digita una delle parole della blacklist cinese anche se la conversazione è tra un residente in Cina e uno dall'altro capo del pianeta. C'è da dire che alla base del check-in voluto dal governo cinese poteva anche starci una motivazione eticamente condivisibile: tracciare le persone che nelle chat utilizzavano termini passibili di reato come pedopornografia, traffico di droga o atti di cyberbullismo ma l'eccessiva mania di controllo ha spinto TOM Online a sorvegliare le persone fregandosene delle più fondamentali regole di privacy.
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