FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
Ugo Magri per "la Stampa"
Il Parlamento incomincia con lodevoli propositi. I due presidenti appena eletti, Boldrini e Grasso, proporranno un taglio del 30-50 per cento degli emolumenti ai parlamentari, applicandolo immediatamente a se stessi. I rimborsi forfettari, promettono in una nota congiunta, diventeranno «a pie' di lista», insomma andranno accompagnati da pezze d'appoggio verificabili.
La prima conferenza dei capigruppo alla Camera ha già messo in cantiere uno studio per abbattere i costi e risparmiare ovunque sarà possibile. Quindi machete sui servizi agli onorevoli, sui palazzi in affitto, sul personale. E sbaglia chi crede che siano solo i grillini a battersi perché il vizio (la Casta) renda finalmente omaggio alla virtù.
A parole sono risultati ieri tutti d'accordo per procedere con la massima determinazione. Addirittura c'è chi tenta di battere Grillo sull'anticipo. Il neo-presidente dei deputati Pdl Brunetta ha messo alla porta senza preavviso una novantina di dipendenti del suo gruppo, un «repulisti» sommario che sarà di esempio per altri partiti. Insomma, una nobile gara si annuncia. Per cui assurge a evento di primo piano l'elezione, domani, degli uffici di presidenza: segretari, questori, vice-presidenti.
Posizioni un tempo ambite perché garantivano privilegi, portaborse, autoblù, uno status invidiatissimo dai semplici «peones». Anche ora tutti le vogliono, e specialmente i Cinque Stelle, ma (sia chiaro) solo ed esclusivamente in quanto rappresentano la «stanza dei bottoni», la cabina di regia delle decisioni parlamentari e, aspetto non secondario, la centralina di controllo sulle spese, quelle utili e quelle meno utili.
à ora di «rendicontare le caramelle», sintetizza Grillo con un paradosso dei suoi, per fare intendere che i bilanci dei Parlamento saranno rivoltati come un calzino. M5S non fa mistero di concorrere alle Commissioni (che però potranno insediarsi solo quando il governo sarà nato), alle varie giunte (in quella delle elezioni, al Senato, il capogruppo Crimi conferma l'intenzione di voler dichiarare Berlusconi ineleggibile, con l'aiuto della sinistra), all'ufficio di presidenza appunto. Qui però sorge un problema: per entrare in quegli organismi, occorre che il Pd dia una mano al M5S.
Il partito di Bersani, in teoria, potrebbe prendersi alla Camera tutte le poltrone. Non lo farebbe comunque; ma prima di concedere certe posizioni ai grillini, come minimo il Pd vorrà stipulare un accordo chiaro in tal senso. Della serie: «risulti alla luce del sole che voi avete chiesto e noi vi abbiamo dato».
Grillo, per parte sua, vorrebbe ricevere senza nemmeno contrattare. «Una posizione curiosa», borbotta Bersani. Stamane l'esperto Zanda (neo-presidente dei senatori Pd) si vedrà con i Cinque Stelle, in un incontro probabilmente trasmesso via web. Poi vedrà il Pdl dove temono, non senza fondamento, di restare buggerati nella girandola istituzionale.
La ritrovata centralità delle Camere conferisce grande ruolo ai capigruppo. Nessuna sorpresa che la loro scelta sia stata tormentata. Nel Pd, passo indietro di Anna Finocchiaro e di Franceschini, dei quali tutto si può dire tranne che avessero demeritato, sacrificati al «nuovismo» (Bersani: «Abbiamo dimostrato che la ruota gira»). Alla Camera spunta fuori il giovanissimo Speranza, non acclamato come Zanda ma al termine di un faticoso scrutinio segreto in cui, da candidato unico, ha raccolto 200 suffragi su 297. Troppo inesperto? Si farà in fretta, dicono di lui.
Grande battaglia invece a Scelta Civica per la poltrona di capogruppo alla Camera. Ha prevalso il cattolico Dellai con 30 voti e 13 schede bianche: quelle dei deputati facenti capo a Italia Futura (leggi: Montezemolo) che avrebbero preferito Romano per una questione di bilanciamenti interni. Monti si è tenuto alla larga dalla baruffa, segnalando una volta di più che non è «salito» in politica per dirimere queste beghe.
BERSANI E GRILLO GIANNELLI SU GRILLO E BERSANIbersani grillo GRASSO E BOLDRINI
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