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Claudio Bozza per il “Corriere Fiorentino - Corriere della Sera”
Un fardello da circa 300 mila euro. Tanto ha dovuto pagare Fidi Toscana, la finanziaria di cui la Regione possiede il 49 per cento, per coprire la mancata restituzione del maxi prestito concesso dal Credito cooperativo di Pontassieve alla Chil post, azienda della famiglia Renzi.
La banca, presieduta oggi da Matteo Spanò, amico e sostenitore da sempre di Matteo Renzi, nel 2010 aveva appunto aperto una linea di credito da circa 496 mila euro. Una cifra sostanziosa, concessa con un mutuo chirografario: senza accensione di ipoteche, quindi, ma solo basato sulle garanzie.
Garanzie che, nel 2010, furono appunto offerte dalla finanziaria della Regione nell’ambito di un programma per finanziare l’imprenditoria femminile. E infatti, prima del crac, la società era intestata a Laura Bovoli e Matilde Renzi, rispettivamente madre e sorella del premier. Babbo Tiziano subentra nella compagine solo alcuni mesi più tardi, quando la società è già avviata verso il tracollo.
Come è perché la finanziaria della Regione abbia garantito tutti quei soldi per un’azienda così piccola in un momento di crisi così grande, nessuno sa spiegarlo con carte e dovizia di particolari. «Sicuramente la società di Tiziano Renzi rispondeva ai requisiti per la concessione della nostra garanzia — ricorda Giovanni Ricciardi, ai tempi direttore generale ma oggi fuori da Fidi — Nel 2010 la crisi stava iniziando a diventare molto forte e impiegavamo massima attenzione in ciascuna pratica per limitare le sofferenze». Fatto sta che, a distanza di quattro anni, la concessione di quella garanzia è costata 300 mila euro.
«Abbiamo proceduto secondo quanto prescritto dalla legge in questi casi», conferma Francesco Faraoni, direttore generale della Bcc di Pontassieve, facendo capire che la banca non si è certo fatta carico di una sofferenza così importante. Della vicenda è ben informato anche Simone Bettini, presidente di Confindustria Firenze e da giugno arrivato alla presidenza di Fidi per tentare di invertire l’andamento non positivo della finanziaria, di cui si discuterà al primo Consiglio regionale dopo le feste.
LAURA E TIZIANO RENZI I GENITORI DI MATTEO RENZI
La vicenda ha anche un risvolto giudiziario che vede il padre del premier indagato per bancarotta fraudolenta dalla procura di Genova, dove aveva sede la Chil post srl, attiva in marketing e comunicazione.
A fine novembre, accompagnato dall’avvocato Federico Bagattini, Renzi senior si è presentato spontaneamente dai magistrati per chiarire la vicenda e sottolineando di «non essere un truffatore» e che «mio figlio Matteo non c’entra niente in questa storia». E proprio lo stesso giorno in cui è stato interrogato a Genova Tiziano Renzi la Finanza ha perquisito la sede della Bcc di Pontassieve per acquisire documenti relativi alla concessione del mutuo e alle garanzie fidejussorie.
ANDREA CONTICINI E MATILDE RENZI
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