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Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”
A sei mesi dall' apertura delle urne, i no sono in vantaggio sui sì. Il 51,9 per cento degli italiani sarebbe per cancellare la riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi. Mentre il 48,1 per cento potrebbe essere invece disponibile a confermarla con il proprio voto.
D' accordo, sono percentuali molto ravvicinate. E che risentono di una fortissima tara di indecisi.
Secondo lo studio condotto da Euromedia Research, il 45,9 per cento degli interpellati è confuso e non ha ancora deciso se partecipare o meno alle consultazioni. Ma una cosa è certa: non sarà una passeggiata per il presidente del Consiglio, che dovrà strappare ogni singolo voto al variegato fronte che sogna l' affossamento della riforma renziana.
Motivazione, è la parola chiave. In assenza di quorum (il referendum confermativo non prevede una soglia minima di votanti), vince chi porta più gente a votare. Lo statista di Rignano è pronto a macinare chilometri e ad assoldare i migliori guru statunitensi della comunicazione.
Ma la prima missione del premier è in casa. Dovrà convincere il proprio partito. Secondo il sondaggio di Euromedia, elaborato per Ballarò, un elettore democratico su tre (29,8%) non ha ancora deciso se fidarsi o meno della nuova Carta ridisegnata dalla "premiata ditta" toscana. Questo scollamento vale a maggior ragione a livello di vertice, dove la minoranza Pd si ribella ai piani di Renzi e Boschi. Non hanno voluto firmare il quesito referendario depositato dalla maggioranza del partito in Cassazione.
Uno schiaffo risonante fino in Messico, dove Renzi è in visita istituzionale: «Se qualcuno nel Pd ha cambiato idea, non andiamo avanti, chiederemo ai cittadini la loro opinione», Matteo fa il superiore. Ma gli rode: «Non è una novità, su alcune questioni si possono avere opinioni diverse, ma una parte del Pd fa opposizione su tutto, ne dobbiamo prendere atto».
Per ottobre, Renzi prepara i fuochi d' artificio: «Andremo a chiedere ai cittadini la loro opinione e avremo il coraggio di spiegare che queste riforme significano una riduzione del numero dei politici, quindi una diminuzione delle poltrone e delle indennità». Renzi è pronto ad apparecchiare il banchetto per tutti gli affamati di antipolitica.
Ma Bersani e suoi sono troppo snob per partecipare: «C' è un galateo istituzionale da rispettare» ed è per questo che la sinistra dem non ha messo la firma sul referendum. Presentare il quesito tocca all' opposizione, non al partito di maggioranza relativa che, con i suoi voti, ha approvato la riforma in Parlamento.
L' opposizione scalpita. Renato Brunetta è molto entusiasta per i numeri del sondaggio.
Ci crede: «Il vento sta cambiando, gli italiani hanno capito con chi hanno a che fare». Il presidente dei deputati di Forza Italia augura il peggio possibile al capo del governo: «Renzi, preparati alla sconfitta delle prossime amministrative e soprattutto preparati alla bocciatura senza appello che avrai nel mese di ottobre. I cittadini», conclude Brunetta, «diranno no alla "schiforma" che vuole uccidere la democrazia nel nostro Paese».
In realtà anche il popolo azzurro è molto indeciso sul da farsi. Il 45,7 per cento di chi ha dichiarato di votare il partito berlusconiano non rivela la propria intenzione sul referendum.
Non per riserbo, ma perché ancora non ha valutato il da farsi. A sorpresa, pure l' elettorato a Cinquestelle non è monolitico come descritto dai suoi dirigenti: ben quattro supporter grillini su dieci titubano.
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