
DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO…
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Le alternative, come sempre, sono due: nuove tasse oppure tagli alla spesa pubblica. L' unica certezza, per ora, è quella fornita ieri dal ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan. Per azzerare le clausole di salvaguardia, il governo varerà una manovra sui conti pubblici. Che tradotto vuol dire: ennesima stangata fiscale o sforbiciate ai servizi offerti dalla pubblica amministrazione a cittadini e imprese.
Con annesso «tradimento» dell' ottimismo manifestato da Palazzo Chigi. La questione è delicata e trae fondamento da scelte degli scorsi anni (dai governi Monti e Letta): servono coperture pari a 15 miliardi di euro per evitare che nel 2017 scatti una lunghissima serie di aumenti, a cominciare dall' Iva che salirebbe dal 22 fino al 25 per cento. Un giro di vite tributario da sterilizzare per evitare di mettere definitivamente in ginocchio l' economia del Paese.
Per l' intervento, in teoria, si potrebbe aspettare l' autunno con la legge di stabilità, il provvedimento quadro del governo sulle questioni che riguardano la finanza pubblica. E invece l' esecutivo stavolta sembra intenzionato a giocare d' anticipo. Una scelta apprezzabile se non fosse accompagnata dalla solita vaghezza con la quale vengono sistematicamente annunciate misure in campo economico. Nelle ultime settimane, il premier Matteo Renzi ne ha messe sul tavolo diverse (dagli 80 euro per le pensioni minime al bonus bebè) salvo dimenticarsene nel giro di poche ore.
Padoan - che ieri ha parlato dinanzi le commissioni congiunte di Camera e Senato, in relazione al Documento di economia e finanza - è stato drammaticamente vago. A proposito delle clausole di salvaguardia da disinnescare, ha parlato di una «manovra alternativa» attraverso interventi di «spending review e di lotta all'evasione e all'elusione fiscale».
Che cosa abbia in mente il ministro non è affatto chiaro. Eppure la credibilità di un Paese - se, a esempio, si guarda all' interesse degli investitori in Bot e Btp, sia italiani sia stranieri - è fondamentale. E un pezzo da novanta come Padoan, che ha ricoperto posizioni chiave al Fondo monetario internazionale e all' Ocse, dovrebbe saperlo. Eppure il governo sta gestendo il dossier senza avere una precisa traiettoria. Se n' è accorto anche l' Ufficio parlamentare di bilancio, il nuovo organismo, voluto dall' Unione europea, per fare da cane da guardia alle finanze statali.
«Gli eventi legati alle clausole dell' aumento dell' Iva e delle accise rendono testimonianza degli effetti potenzialmente controproducenti di una ambiguità nella coerenza tra impegni aggregati in termini di saldo e misure preannunciate» si legge nella relazione dell' Upb presentata in Parlamento. Nel mirino dell' organismo c' è proprio Padoan e «l' annunciata intenzione di sterilizzare le clausole di salvaguardia non accompagnata da indicazioni di misure alternative credibili». La politica degli annunci, peraltro vaghi, è pericolosa. È un po' come se una società quotata in Borsa garantisse al mercato di essere in grado di raggiungere determinati obiettivi di bilancio, senza avere idea di come poterci riuscire.
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