DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
1. LE CONFESSIONI DEL PREMIER DI MEZZO - "MARE O MONTAGNA? COLLINA. IO SONO COSÌ NÉ CARNE NÉ PESCE"
Gabriella Cerami per www.huffingtonpost.it
GIUSEPPE CONTE FESTEGGIA I 54 ANNI A PALAZZO CHIGI
Il personale è politico. Ma qui non si tratta del vecchio slogan di origine sessantottina ma di quelle che potrebbero intitolarsi "Le confessioni del Conte privato". Nel giorno del suo compleanno il presidente del Consiglio ha voluto mescolare vita personale e vita pubblica raccontando qualche aneddoto e come è cambiata la esistenza ora che è a Palazzo Chigi: "Non riesco ad entrare nell'ottica della vita di un premier. Insomma, nell'ottica di una vita normale. Sono ancora in fase di assestamento. Sempre a lavoro, vivo qui dentro".
La location è la sala adiacente a quella maestosa degli Arazzi. L'occasione è la conferenza stampa prima della pausa estiva, Conte non si sottrae ad alcuna domanda politica o tecnica che sia e va avanti senza limiti di tempo. Al termine il portavoce del presidente prende il microfono per invitare tutti al buffet: "Il premier ha il piacere di fare un brindisi con voi". E poi aggiunge: "Pagato di tasca sua".
Così, ci si sposta in un'altra sala. Tavolo grande, coperto da una tovaglia bianca. Un buffet sobrio e qualche bicchiere di vino. I cronisti cercano ancora risposte sulla legge di bilancio, che Conte fornisce ma poi conclude scherzando: "Rilassatevi, parliamo di altro". E quindi si inizia con le vacanze. "Mare o montagna?". Conte, che ne approfitta per vantare la sua arte di mediatore nel governo gialloverde, dice: "Collina". "Anche sulle vacanze riesce a mediare...", si lamentano i cronisti alla ricerca del luogo delle vacanze. E lui replica: "Vengo seguito ovunque. Non ho più privacy. Ora devo fare i conti con questa nuova vita, è difficile, alle volte mi spaventa".
E poi aggiunge: "Diciamo che io sono nato in collina, non sono come quelli nati al mare che poi ne sentono l'attrazione irresistibile e stanno male se non ci tornano. Io non sono né carne né pesce. Ferragosto, in ogni caso, sarò a Volturara Appula, a casa".
Ma tornando alla privacy, ciò che più di ogni altra cosa gli ha cambiato la vita, Conte racconta che abita ormai nell'appartamento di palazzo Chigi: "Almeno per un po'. Mi hanno spiegato che è consigliabile per una questione di sicurezza. Dove abito io, tanto ormai lo sanno tutti, stavo al primo piano, in un palazzo con tanti bed and breakfast. Sarebbero stati affittati per anni... E poi stavo al primo piano. Per ragioni di sicurezza non è possibile. Da questo punto di vista meglio l'appartamento di Palazzo Chigi. Anche se, certo, farebbe piacere ogni tanto staccare del tutto".
GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINO
"La mia giornata? Dormendo a palazzo Chigi risparmio anche molto tempo, mi sveglio e sono già in ufficio. Lavoro fino a tardi. Certe volte mi dimentico e provo a comportarmi come prima, penso di uscire e andare al bar, o in libreria. Ma vengo subito fermato, giustamente. Mi piaceva girare per le librerie. Ora compro dal catalogo online e mando qualcuno a ritirarli. Per ora va così".
Conte non ha ancora scelto quale libro leggerà quest'estate ma ai cronisti ricorda la sua passione per gli studi giuridici: "A dire il vero, da ragazzo amavo la matematica. Mi ha scritto anche la maestra di matematica, dicendomi che sono stato il suo miglior allievo... Al liceo, fino a marzo dell'ultimo anno mi vedevo a studiare ingegneria al Politecnico di Torino. A fine anno ero iscritto a giurisprudenza. E fino ai 35-36 anni ho sempre letto molto fuori dal diritto. Poi hanno prevalso gli studi giuridici. Lo spartiacque è quando ti chiedi rispetto a una cosa: ma come si fa? Ecco, il diritto ti aiuta ad essere autonomo, a non dipendere da altri".
Quindi ancora la sfera politica e quella privata e come si intrecciano questi due aspetti con il carattere: "Con Salvini e Di Maio mi sono mai arrabbiato? "Mai. La mia è un'attitudine personale, qualche volta mi irrito ma mi passa. Mi comporto con i politici nello stesso modo con cui mi rivolgo ai funzionari pubblici, agli impiegati, ad esempio alla posta... Non alzo mai la voce. Sono molto pratico, pragmatico anche nell'inquietudine, piuttosto che mettermi a urlare chiedo perché lo fanno gli altri".
Ma ai giornalisti, ha qualcosa da consigliare? "Non smettete di fare opposizione, se non fate opposizione voi va in malora tutto. Io sono per la libertà di stampa". Sul finire del brindisi ecco che il portavoce "richiama" il premier: "Adesso andiamo, c'è il ministro Tria che ti aspetta". E si torna alla vita pubblica.
2. IL «CONTE RINVIO» UN PREMIER DA SUPERCAZZOLA
Adalberto Signore per www.ilgiornale.it
L' iniziativa è senza dubbio lodevole.
Perché mettere il presidente del Consiglio davanti ad una sfilza di domande a ruota libera per un' ora e passa non è certo cosa di tutti i giorni. Soprattutto di questi tempi, segnati inesorabilmente dalle rigide regole d' ingaggio imposte dalla comunicazione della Casaleggio Associati. I big del M5s, infatti, si concedono ai talk tv solo con la garanzia di non avere interlocutori che possano interromperli o fare domande scomode.
E anche gli ultimi arrivati pretendono di essere intervistati dai quotidiani - grandi o piccoli che siano - con domande e risposte scritte via mail. Insomma, un solo precetto: evitare qualunque contraddittorio. Che Giuseppe Conte - e quindi anche il suo portavoce Rocco Casalino - ieri abbia deciso di sottrarsi a questa pratica da repubblica delle banane è dunque un' ottima notizia, anche perché, finita la conferenza stampa nella sala degli Arazzi di Palazzo Chigi, il premier è andato avanti a rispondere alle domande anche durante il successivo brindisi. Il problema, però, è che è proprio questa l' unica notizia venuta fuori da oltre un' ora di domande su tutti i temi caldi dell' agenda politica. Conte - per dirla in gergo giornalistico - non ha «dato un titolo», dribblando tutte le questioni come neanche CR7 avrebbe saputo fare.
PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
Una raffica di «valuteremo tutti gli aspetti», «faremo una sintesi», «non ho assunto una posizione specifica», «analizzeremo i dossier» e così via. Su tutto: dalla manovra alla Tav, passando per Alitalia, la Tap, il codice sugli appalti, la Rai, le sanzioni all' Iran e chi più ne ha più ne metta.
Volendola prendere a ridere e con un pizzico di irriverenza, si potrebbe dire che Conte si è esibito in una gigantesca supercazzola. Scegliendo invece un approccio più composto, è inevitabile supporre che la misura del premier e del suo governo sia esattamente proporzionale all' inconsistenza mostrata ieri in quell' ora e passa di domande. Più che felpato e prudente, infatti, Conte è apparso spaesato, a tratti quasi imbarazzato. Un' anguilla.
Comprensibilmente, visto che si ritrova ad essere presidente del Consiglio di un governo uno e trino. A ben guardare, infatti, sembrano essere tre gli esecutivi presieduti da Conte.
giuseppe conte emmanuel macron 5
Il primo, quello più autorevole, è il governo rigorista guidato dal ministro dell' Economia Giovanni Tria e dal titolare degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Tria è costretto di tanto in tanto a strizzare l' occhio a M5s e Lega buttando lì che flat tax e reddito di cittadinanza si faranno presto, ma senza lui e il suo collega alla Farnesina è altamente probabile che l' Europa ci avrebbe già messo nel mirino. In questo senso un ruolo chiave lo sta, ovviamente, avendo il tanto vituperato Sergio Mattarella - lo stesso per cui Luigi Di Maio aveva chiesto un onirico impeachment - che, soprattutto con Tria, pare avere un canale privilegiato.
Ci sono poi altri due governi presieduti da Conte, che tengono dentro tutto e il suo esatto contrario. Per usare una espressione cara al leghismo ai tempi di Umberto Bossi, si potrebbe sintetizzare con l' espressione «maggioranza di lotta» e «maggioranza di governo».
Che, fino ad oggi, sono riuscite a non finire in conflitto tra loro in nome di quella che ormai sta diventando una sorta di figura mitologica: il «contratto del cambiamento». Basta evocarlo e ogni divergenza perde d' intensità fino a sfumare e confondersi.
Così poco importa che su Tav, Tap e Ilva M5s e Lega abbiano posizioni diametralmente opposte. Per non parlare dell' immigrazione, dove la linea dettata da Matteo Salvini trova sì una certa accondiscendenza in alcuni esponenti grillini (vedi il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli), ma sbatte contro un pezzo importante del Movimento (intervistato da Repubblica, il presidente della Camera Roberto Fico non ha usato vie di mezzo).
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
Per non parlare dell' ala rigorista, visto che proprio ieri il ministro degli Esteri Moavero ha voluto dire la sua sulla questione: «Siamo stati emigranti anche noi, ricordiamolo quando altri arrivano in Europa». Apriti cielo. I big della Lega sono andati su tutte le furie e via con una selva di dichiarazioni a batteria contro il titolare della Farnesina.
Così pure sul welfare e sui vaccini le sensibilità che convivono nel governo trino di Conte sono molto diverse.
Per non parlare delle questioni etiche, temi destinati ad esplodere a breve viste le tante proposte di legge presentate in queste settimane da esponenti della Lega: dal crocifisso obbligatorio in tutti i luoghi pubblici alla legge quadro sulla famiglia che non riconosce né quelle di fatto né quelle arcobaleno.
Tutti temi su cui il M5s ha sensibilità lontane, lontanissime da quelle del ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana.
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