DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Luca De Carolis per il “Fatto Quotidiano”
Nel suo collegio e nella “sua” Mineo vale il 40 per cento: e non è Matteo Renzi. Si rialza sempre, dopo ogni intoppo: e non è Silvio Berlusconi. Più modestamente, questa è la storia di Giuseppe Castiglione, 51 anni, sottosegretario alle Politiche agricole per il Nuovo Centrodestra, indagato per turbativa d’asta, nell’inchiesta sugli appalti per il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo (Catania). Un ex dc con un grande senso della famiglia, nato e prosperato a Bronte, 20mila abitanti alle pendici dell’Etna.
zenga consegna a castiglione la maglia del catania
“La città del pistacchio” come recita la sigla verde sul sito del Comune. Ma anche il paese dei signori delle preferenze. Come Castiglione, e come suo suocero, l’attuale sindaco di Bronte Giuseppe Firrarello: dominatore assoluto della Dc nel catanese, uomo da 50-60 mila preferenze. A sua volta cugino di Vito Bonsignore, anche lui di Bronte, e anche lui ex Dc. Un altro veterano che spostava e sposta voti in quantità industriale.
La triade Castiglione-Firrarello-Bonsignore è vita per il fragile Ncd. E allora è logico che Angelino Alfano in queste ore abbia fatto muro (fuori microfono): “Giuseppe non si tocca”. Ieri da Genova Renzi lo ha rassicurato: “Non si può sparare nel mucchio. Ho cinque sottosegretari con l’avviso di garanzia, tre del Pd: siccome credo nella Costituzione e ho giurato sulla Carta, un cittadino è innocente finché non viene provato il contrario”.
il senatore giuseppe castiglione
GIORNALISTA pubblicista, Castiglione debutta come consigliere comunale a Bronte per la Dc, a 26 anni. Ha modi affabili, conosce tutti. Nella diaspora democristiana, sceglie il Cdu di Rocco Buttiglione. Ottima notizia per il Cdu, perché nel 1996 Castiglione entra nell’Assemblea regionale siciliana grazie a 8487 preferenze, raccolte nel collegio di Catania. Viene subito nominato assessore all’Industria, una poltrona che non mollerà più. In quattro anni la Sicilia cambia cinque giunte, tre di centrodestra e due di centrosinistra: ma Castiglione rimane sempre assessore.
Nel 1998 trasloca nell’Udeur. Un anno dopo, la prima grana: viene arrestato nell’inchiesta sulle tangenti per la costruzione del nuovo Ospedale Garibaldi di Catania, un affare da 120 miliardi lire, con le accuse di turbativa d’asta e concorso esterno in associazione mafiosa. Tra gli indagati anche suo suocero, Firrarello, ai tempi senatore di Forza Italia. Castiglione viene condannato in primo grado a dieci mesi per tentata turbativa d’asta: verrà poi assolto in via definitiva (l’accusa di concorso esterno cade già in primo grado).
Firrarello, condannato in primo grado, ne uscirà anni dopo con la prescrizione. Castiglione però non si fa abbattere. Passa a Forza Italia, lo stesso partito del suocero. E nel 2001 rientra nell’Ars, con 18mila preferenze. Diventa il vice del governatore Salvatore Cuffaro, ora in carcere per favoreggiamento aggravato alla mafia. Tre anni dopo se ne va in Parlamento europeo. Ma non trascura mai il territorio. Lo ricordano alle riunioni dell’Assostampa provinciale a Catania, sorridente: “Vi porto il mio saluto”. Il saluto di un politico ormai fortissimo, nemico dichiarato dell’altro maggiorente di Fi in Sicilia, Gianfranco Miccichè (e quindi di Stefania Prestigiacomo).
Nel 2008 Castiglione viene eletto presidente della Provincia di Catania “con l’80 per cento delle preferenze”, come ricorda la sua biografia sul sito del governo. E da presidente provinciale diventa il soggetto attuatore del Cara di Mineo. È lui a scegliere Luca Odevaine come consulente del centro. Ed è anche da quella decisione che arriva la sua iscrizione sul registro degli indagati. “Sono assolutamente sereno, Odevaine era un esperto del settore di immigrazione, non mi dimetto” replica Castiglione.
Capace di entrare nel Palazzo dei Palazzi, quello del governo, e di non uscirne più. Nel 2013 abbandona Berlusconi e segue Alfano nell’Ncd, per sorreggere il governo Letta. Ottiene la carica di sottosegretario alle Politiche Agricole, e la conserva anche con l’avvento di Renzi. Alfano non può fare a meno di lui. Glielo impongono i numeri. Come il 40 per cento che l’Ncd raccoglie alle Europee del 2014 nel collegio orientale della Sicilia, la riserva di Castiglione e Firrarello (cento volte in più del dato nazionale). E come il 39,2 per cento che il partito prende a Mineo.
Nel dicembre 2014, Claudio Gatti sul Sole 24Ore intervista il sottosegretario, e gli chiede: “Mai stato in campagna elettorale al Cara?”. Lui dapprima nega, poi dice di non ricordare (“Il collegio è grande”). Quindi, sollecitato dal giornalista, ammette: “Ci sono stato per un pranzo nel 2013, durante la campagna per le Politiche”.
Non rammentava Castiglione, che mesi fa si era fatto notare per il suo attivismo a favore dell’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Erano le ore in cui Alfano ventilava l’Aventino come Berlusconi, irritato dalla linea in solitaria di Renzi. Ma il sottosegretario si mise di traverso, portando con sè i senatori siciliani di Ncd: “Il nome di Mattarella ha un grande fascino”. E il ministro dell’Interno si convinse a votarlo. Insomma, Castiglione conta. Perché ha peso e legami indissolubili. Poche settimane fa, sempre assieme a Firrarello, ha inaugurato la caserma dei carabinieri a Bronte. Peccato che fosse vuota e senza luce.
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