DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”
Vincenzo Spadafora, lei è stato il «regista» nel M5S dell' alleanza con il Pd.
«Per me è stato un mese impegnativo. Il trauma che aveva provocato la caduta del governo nel Paese richiedeva un momento di grande lucidità per trovare una soluzione alternativa alle elezioni, che sarebbero state un dramma».
C' è chi vi accusa di aver voluto salvare le poltrone.
«No, questo caso ha dimostrato la grande maturità del Movimento: ha dato un governo al Paese e non ha abbandonato la nave come ha fatto il Capitano della Lega. Io ho sentito il dovere di fare ogni tentativo possibile».
Come la cena a casa sua con Di Maio e Zingaretti?
«Posso assicurare che non c'era la pizza bianca (ride, ndr ). C' era la curiosità tra due leader di conoscersi e c'è stata subito empatia perché si stava entrambi da una parte, quella del senso di responsabilità per le istituzioni. Si è creata una sintonia tra i due pur consapevoli che ai nostri rispettivi elettorati avrebbe fatto male questo asse».
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI
Perché la cena?
«Era importante incontrarsi. Certe cose non si fanno via tweet. Dopo un po' li ho lasciati anche soli perché si sentissero liberi di poter capire se questa esperienza potesse partire. E quella cena è stata la conferma che era così».
Come finirà il governo?
«Ha ottime chance di arrivare a fine legislatura perché se non lo facessimo regaleremmo il Paese a una destra populista e dannosa. In più dobbiamo dimostrare al nostro elettorato che sappiamo governare bene e nel tempo».
L'asse con il Pd ora guarda alle Regionali. Guardate anche alle prossime Politiche?
«Il M5S ora è nella vera fase di maturità, ma dobbiamo fare una serie di cose. Anzitutto, lavorare a una nostra identità di contenuti. Diciamo di essere post-ideologici, ma avere una posizione o un' altra su un tema fa la differenza, ti identifica. Fare chiarezza su questo significa andare a occupare uno spazio politico ben preciso. Può essere uno spazio di destra? Secondo me no. Per i temi che dobbiamo trattare si tratta di uno spazio simile a quello delle battaglie dei nostri alleati. Vedo un'alleanza sui temi molto più facile in prospettiva, a partire dalle Regionali e oltre, con i nostri attuali alleati che con la Lega».
Ma vede una fusione in prospettiva tra Pd e M5S?
«Assolutamente no. Ma ci sono passi da fare».
Quali?
«C' è il radicamento sui territori, che possiamo fare solo con le alleanze. Credo che la strada aperta con le civiche debba essere percorsa soprattutto per tutte le altre elezioni Regionali. L' Umbria è importante, ma ci sono nove Regioni che vanno al voto. Perché la Lega e il Pd hanno retto nonostante i loro problemi? Per via del loro radicamento. La Lega, per esempio, al Nord ha dimostrato di saper fare delle cose e quella Lega è temibile dal punto di vista elettorale, ma per essere competitiva deve liberarsi di Salvini, liberarsi di un leader che ha dimostrato di non avere la capacità di mettere al primo posto gli interessi del Paese, ma solo il ministro dei social».
giancarlo giorgetti vincenzo spadafora
Ma durante la crisi lui ha cercato di ricucire.
«Abbiamo chiesto più volte un incontro prima della crisi e non ci hanno mai risposto».
Renzi «non è "Demolition man"» come dice Conte?
«Nel 2018 nel periodo del "senza di me" lo è stato. Senza ironia dico che questo strappo porta chiarezza: si vede il suo peso specifico nei gruppi parlamentari. Oggi il gruppo "Psi-Italia viva" non ha nemmeno un terzo dei parlamentari dem, si diceva che erano più della metà. Al momento credo non abbia intenzione di far cadere il governo: sarebbe la fine del suo percorso politico».
alessandro di battista alla versiliana 2
Ci sono state tensioni per le critiche di Di Battista al Pd.
«Alessandro è stato un punto di riferimento per gli elettori M5S e ha espresso le sue idee legittime. Ma ora abbiamo fatto un governo e dobbiamo essere responsabili e remare tutti dalla stessa parte, al di là dei pregiudizi motivati o meno».
C' è il rischio di una escalation come con la Lega?
«No, la scelta è passata su Rousseau. Non vedo Franceschini o Zingaretti reagire con i toni di Salvini. Questo salvaguarda il governo. Confido nella loro pacatezza e nel nostro buon senso».
Si dice che lei è più vicino a Conte e ha litigato con Di Maio.
«Io e Luigi abbiamo riso di queste voci. Con Conte ho un ottimo rapporto, ma con Luigi ho un' amicizia solida».
Da ministro, la nuova legge delega di riforma dello sport ha depotenziato il Coni e il ruolo di Malagó...
«Il tema è non personalizzare lo scontro in atto. Se Malagò personalizza lo scontro non andremo da nessuna parte. La riforma non deve essere pro o contro qualcuno, ma per lo sport. Mi dà fastidio che si continui a fare una guerra personale. Le politiche di indirizzo si fanno al ministero e non al Coni».
Deve gestire il pesante conflitto tra Coni e la nuova società Sport e Salute.
«Quando Malagò attacca Sport e Salute attacca lo Stato. Io sono d'accordo sull'appello di uno sport libero, ma libero e indipendente da tutti. Sulla riforma non si deve tornare indietro, ma nei decreti attuativi la si può migliorare».
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