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Virginia Piccolillo per âIl Corriere della Sera'
Hanno insistito invano. Nessuna delegazione, nessun singolo parlamentare indiano ha ricevuto i rappresentanti delle commissioni Esteri e Difesa, di tutti i gruppi, arrivati in India per perorare la causa dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Troppo occupati con i festeggiamenti della repubblica e la campagna elettorale, hanno fatto trapelare.
E in una nota e alla stampa indiana la delegazione ha espresso il proprio dispiacere per un comportamento non proprio in linea con la cortesia istituzionale. «Capiamo tutto. I parlamentari non in sede. I fuochi artificiali. Ma un modo si poteva trovare» considera, amaro, Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Esteri del Senato a bordo dell'airbus di ritorno.
Un paio di ore prima che il ministro degli Esteri, Emma Bonino, definisca «inaffidabile» l'atteggiamento dell'India sulla vicenda. Dichiarando a Radio 2.0: «Sul dossier dei marò e sull'inaffidabilità del regime indiano io credo che serva un'unità italiana».
Un'unità che in questa missione lampo a New Delhi è stata trovata. Infatti non si ferma, anzi si intensifica l'offensiva diplomatica in favore dei due marò, in servizio anti-pirateria nella zona in cui vennero uccisi due indiani su un peschereccio che rischiano l'incriminazione di terrorismo e l'impiccagione «da innocenti una situazione ingiusta», come afferma la compagna di Latorre, Paola.
Una innocenza subito testimoniata dall'equipaggio («rivedete l'intervista a Noviello» invoca Latorre, il militare che testimoniò come dalla Enrica Lexie si sparò solo in acqua». «Una innocenza che non bisogna stancarsi di ribadire» raccomanda il ministro della Difesa, Mario Mauro. Un'offensiva che sarà a tenaglia. Da Bruxelles, al vertice europeo, il premier Enrico Letta, porrà la questione ai partner. A Roma dalla task force parlamentare verrà convocato l'ambasciatore indiano e chiesto ufficialmente un incontro con gli omologhi di New Delhi. Saranno ascoltati i ministri Mauro e Bonino.
Nicola Latorre, presidente pd della commissione esteri cercherà una sponda diplomatica nuova, chiedendo al nuovo ambasciatore russo l'intervento di moral suasion di Vladimir Putin. Anche al Quirinale è giunto l'appello dei 28 parlamentari che chiedono al presidente, Giorgio Napolitano, di poter essere ricevuti.
Con l'intenzione di ottenere un supporto nella battaglia internazionale che si intende continuare a ritmo elevato almeno fino al prossimo appuntamento giudiziario. Vale a dire l'udienza del 3 febbraio nella quale il governo dovrebbe formulare per i marò l'accusa, attesa ormai da due anni: omicidio o terrorismo. Ammesso che, come in molti temono, non scelga la via più semplice del rinvio.
«Gli indiani hanno capito che la pazienza dell'Italia è arrivata al limite», ha detto l'inviato speciale del governo Staffan de Mistura che ha atteso i parlamentari al ritorno dall'India e che ha definito la missione, alla quale non ha partecipato, «utilissima». I marò sperano lo sia davvero. E anche i loro bambini: «Mia figlia più piccola mi dice spesso che le manco e mi chiede quanto torno», dice Latorre. «Io rispondo quando avrò finito questo lavoro importante». Il sogno segreto: tornare per Pasqua.
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