DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Paolo Baroni per “la Stampa”
I venti di crisi, e i timori per il giudizio che arriverà oggi dall' agenzia di rating Fitch, riaccendono lo spread. Mentre la Borsa chiude in positivo (+1,47%) confortata da un possibile nuovo calo dei tassi evocato dalla Bce, sul mercato dei titoli di Stato la pressione risale portando il differenziale tra il nostro Btp decennale ed il Bund tedesco sino a quota 213 rispetto ai 199 punti della chiusura di mercoledì sera.
A fine giornata la forbice si riduce di qualche punto assestandosi a 209,2 punti, con i rendimenti dei nostri Btp all' 1,5% dopo aver toccato anche l' 1,55%% a fronte dell' 1,41% segnato il giorno prima. Ciò non toglie che rispetto all' andamento dei titoli dell' area euro i nostri Btp vadano peggio: gli operatori parlando esplicitamente di una «overperformance negativa» legata alle tensioni politiche sul Governo. E poi pesa anche l' attesa per la decisione di Fitch, che oggi dovrebbe rivedere il suo rating sovrano sull' Italia.
Il giudizio sul nostro debito Secondo le attese l' agenzia Usa dovrebbe mantenere invariato (a BBB) il suo giudizio sul debito italiano, ma non sono escluse sorprese rispetto alle prospettive della nostra economia e sul rispetto degli obiettivi europei posto che già a febbraio l' agenzia aveva espresso giudizi poco lusinghieri sull' operato del governo giallo-verde e soprattutto sulle nostre prospettive di crescita.
Che stando agli ultimi dati diffusi dall' Istat, dopo un primo semestre di fatto piatto ha di fronte a sé una fase di grande in certezza col rischio di chiudere l' anno con un modestissimo +0,1% di crescita. Prospettive incerte ed una manovra economica che si annuncia complicata, non foss' altro per i 23 miliardi di aumenti Iva che andrebbero neutralizzati (a cui poi si dovrebbero eventualmente aggiungere i costi di una eventuale riforma fiscale da almeno 15 miliardi volendo avviare la flat tax), rendono il percorso tutto in salita.
GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA
Addirittura impervio, nell' eventualità che non si riuscisse ad approvare entro l' anno la legge di Bilancio a causa dei tempi di soluzione della crisi politica e si dovesse avviare anche solo per un mese l' esercizio provvisorio. Prassi che impone vincoli di bilancio e paletti ben precisi e che, impedendo allo Stato di spendere in ogni mese più di un dodicesimo di quanto speso l' anno precedente, farebbe scattare in automatico gli aumenti Iva impedendo anche nuovi investimenti e l' avvio della flat tax.
GLI SCOGLI DELL' AUTUNNO
LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI
L'autunno, non solo per la politica, rappresenta anche sul fronte dei conti pubblici un passaggio cruciale su cui il Quirinale ha posto particolare attenzione visto che entro il 27 settembre andrebbe presentata la nota di aggiornamento del Def e le nuove stime su Pil, deficit e debito, e poi entro il 15 ottobre va trasmessa a Bruxelles la nuova manovra (che in Parlamento deve poi arrivare entro il giorno 20).
Con un allineamento quasi perfetto, che anche in campo astrale difficilmente si registra, in quelle stesse settimane sono attese altre tre revisioni di rating: il 6 settembre, in pratica in coincidenza dell' avvio della campagna elettorale, è in agenda Moody' s, il 25 ottobre (ovvero a ridosso di una delle più probabili date per il voto anticipato) arriverebbe il giudizio di Standard and Poor' s, mentre il 15 novembre toccherebbe a Dbrs. E se i toni saranno quelli usati a febbraio da Fitch, che sollecitava pubblicamente un «cambio di passo» nelle politiche di bilancio, ovviamente c' è poco da sperare.
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