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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
1.“BERLINO QUARTIER GENERALE DELLO SPIONAGGIO USA IN EUROPA”
Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"
HOLLANDE CAMERON OBAMA MERKEL ALL AJA
Una nuova valanga di informazioni dall’archivio dell’ex collaboratore dell’Nsa Edward Snowden si è abbattuta ieri sulla Germania e rischia di mettere in serio imbarazzo il governo Merkel. L’attuale numero in edicola dello «Spiegel» rivela una serie di fatti inquietanti.
Primo, da decenni i servizi di sicurezza americani utilizzano le basi militari nella Repubblica federale per le loro attività di spionaggio, tanto che i vecchi, temibili colonnelli della Stasi scrivevano prima della caduta del Muro, magari non senza una punta di ammirazione, che «il Nsa archivia ogni segnale, conversazione, eccetera attorno al globo, sia di nemici, sia di alleati».
Ma dopo l’attentato del 2001 alle Torri gemelle, l’attività di sorveglianza degli americani nel Paese della Merkel è diventata talmente frenetica, estesa e penetrante, che «Spiegel» definisce il proprio Paese ormai «il più importante punto di appoggio» delle spie statunitensi. In sostanza, il quartier generale dell’Nsa in Europa.
Più precisamente, «le attività di sorveglianza – scrive il settimanale dopo aver studiato i documenti forniti da Snowden, rifugiato ora a Mosca – sono presenti nella Repubblica federale come in nessun altro Paese d’Europa». E «non servono solo a garantire la sicurezza, ma a conquistare il totale controllo», tanto che nel 2007 i servizi contavano «almeno una dozzina» di punti d’appoggio in Germania.
Al di là della plateale irritazione manifestata dalla cancelliera quando «Spiegel rivelò che il suo telefonino è spiato da Washington da anni, è ovvio che diventa sempre più complicato per il governo sostenere – come fa ad oggi – che non ne sapesse nulla. Il settimanale dimostra, carte alla mano, che la collaborazione con i servizi segreti, il Bundesnachrichtendienst, è stato strettissimo in tutti questi anni e particolarmente dal 2001.
OBAMA E ANGELA MERKEL FOTO LAPRESSE
Il sospetto è infatti che dopo gli attentati a New York la Germania «sia diventata la testa di ponte per la caccia all’uomo contro i terroristi», cioè abbia fornito informazioni per far arrestare e uccidere sospetti, ma anche che i servizi di sicurezza statunitensi e la Cia «abbiano esaminato dati e informazioni raccolti in Germania per le operazioni con i droni». Dunque, delle due l’una: o i servizi tedeschi sono deviati o il governo sapeva.
I punti di appoggio più importanti dell’Nsa in Germania sono luoghi off limits per eccellenza: basi militari americane – a Wiesbaden, Stoccarda, Magonza, Griesheim o Bad Aibling – ma anche il consolato a Francoforte e l’ambasciata a Berlino. I collaboratori sono circa 200, «agenti e diplomatici» ai quali vanno aggiunti quelli non meglio precisati di imprese private che spiano per conto degli americani. E i materiali non sono solo di metadati come vengono chiamati in gergo, cioè chi contatti chi, quando o dove, ma anche contenuti di email, conversazioni, eccetera.
snowden supercontrollato a mosca
Per capire come è potuta diventare così capillare l’attività dell’Nsa, occorre sapere che nel 2003 Washington mandò le spie in Germania per poter controllare più da vicino i sospetti terroristi in Africa; l’attività fu estesa ben presto all’Europa «perché i terroristi ogni tanto si fermavano qui». E infine, anche se la legge proibirebbe lo spionaggio di cittadini tedeschi, con la scusa della «lotta al terrorismo», l’Nsa e i suoi alleati in Germania hanno potuto aggirare anche quella, estendendo la sorveglianza a chiunque. Adesso sta al governo chiarire quanto sapesse.
2.E MANNING ROMPE IL SILENZIO “IL GOVERNO USA CONTROLLA I MEDIA”
Francesco Semprini per "La Stampa"
Si intitola «The Fog Machine of War», «La macchina della nebbia sulla guerra», ed è l’editoriale con cui Chelsea Manning rompe il silenzio e dice la sua in merito ai «misfatti» compiuti dal governo americano sui conflitti in Iraq e Afghanistan e al silenzio dei media.
«Con lo scoppio di una nuova guerra civile in Iraq e gli Usa che valutano un altro intervento, - scrive Manning - si dovrebbe riflettere su come i militari americani hanno controllato i media» su Iraq e Afghanistan. L’ex analista dell’Esercito scrive dalla sua cella di Fort Leavenworth, in Kentucky, dove sta scontando 35 anni di carcere per aver diffuso circa 750 mila pagine di documenti riservati su Wikileaks di Julian Assange.
Manning, che ha cambiato nome da Bradley a Chelsea dopo aver deciso di diventare donna, parla non a caso in coincidenza della nuova crisi irachena, e attacca il governo e i media americani, accusandoli di «aver guardato da un’altra parte quando in Iraq e in Afghanistan regnava il caos».
Ricorda come, in occasione delle elezioni irachene del 2010, i giornali americani pontificavano il successo del voto, con le foto delle donne orgogliose di mostrare il loro dito macchiato di inchiostro.
«Il messaggio era che grazie alle operazioni militari americane era stato creato un Iraq democratico e stabile. Ma noi che stavamo lì sapevamo che non era vero, che la realtà era molto più complicata». Manning ricorda di essere entrato in possesso di prove sulle repressioni dei dissidenti da parte di Maliki e nonostante lo avesse riferito ai responsabili dei comandi Usa sul territorio, le informazioni sono state sempre del tutto ignorate.
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