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DAGOREPORT
Siamo un Paese vecchio, con tante cose da cambiare" dice Cesare Prandelli e non ha tutti i torti. Ci vuole aria nuova, idee nuove, gente nuova: vale anche, forse a maggior ragione, per il mondo degli spioni d'Italia.
Lunga è la lista degli 007 agé, ma senza il carisma di Bond, il vecchiume invece si nasconde sotto il tappeto ma spesso è dietro l'angolo. Da un pezzo però le finestre sono state aperte, ragnatele e polvere insieme a qualche arrugginita microspia ce n'è ancora ma si spazza, si lava, magari ogni tanto spunta qualche incrostazione e con fatica si leva.
Alla presentazione del "Glossario dell'intelligence", mercoledì scorso a palazzo Chigi, c'è la vecchia e la nuova generazione dell'intelligence in un melting pot inedito di generali e diplomatici, prefetti e civili, docenti universitari e giornalisti, generazioni nate negli anni Trenta - come l'intramontabile Gianni Letta - ma anche negli anni Sessanta.
Ambiente informale, si parla e si scherza, niente filtri o barriere per nessuno: "Signori, si cambia" non è solo uno slogan. Il sottosegretario Gianni De Gennaro, che ha ceduto all'ambasciatore Giampiero Massolo il testimone del Dis, da mesi ha fatto lavorare gli uffici per il glossario: una novità assoluta, circa 70 pagine scritte in modo comprensibile a tutti, 260 termini, un "manuale di scrittura" per Aisi e Aise ma disponibile a chiunque sul sito www.sicurezzanazionale.gov.it.
Il glossario obbliga a scrittura comune e dialogo gli 007 di Aisi e Aise che, ai tempi ancora recenti di Sisde e Sisde, a vicenda si definivano cugini e si odiavano, disprezzavano e avversavano come solo i parenti sanno fare: dietro "la sindrome della separarezza c'è il rischio delle devianze" ricorda De Gennaro.
Ma una linea di confine è stata tirata, il clima è ormai mutato, si punta alla comunicazione e alle "tante cose da cambiare" come direbbe l'allenatore della Nazionale. Priorità all'intelligence economica, al cyberterrorismo, all'analisi strategica. Fantastico l'ambasciatore Massolo, che rompe il protocollo diplomatico della presentazione e la dice in romanesco: "E' questione di capocce, di quelle abbiamo bisogno". Prandelli apprezzerebbe ancora.
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