DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Fabio Cavalera per il Corriere della Sera
Il regalino degli scozzesi ai sostenitori della Brexit più veloce e più traumatica arriva per bocca della leader Nicola (Nicoletta) Sturgeon alla platea osannante degli indipendentisti a congresso a Glasgow e riassumendolo suona così: noi abbiamo votato (62 per cento in Scozia) per restare in Europa, voi ci trascinate fuori dal mercato unico, dunque noi attiviamo le procedure per un secondo referendum separatista in quanto vogliamo difendere il nostro interesse che è restare nell' Unione. La pugnace signora che guida lo Scottish National Party lo aveva annunciato all' indomani del 24 giugno che sancì il divorzio di Londra. E adesso mantiene la parola data.
Siamo ai preliminari perché, settimana prossima, sarà avviata la consultazione per la stesura del progetto di legge che dovrà passare al parlamento scozzese e ottenere poi il semaforo verde da Westminster.
Tempi lunghi, anni. Ma la mossa è importante e suona come un campanello di allarme sia per il futuro del Regno Unito (il primo referendum bocciò col 55% la secessione, non tantissimo), sia per il prossimo negoziato di Londra sull' attivazione dell' articolo 50, ossia l' addio, e in generale è una spada di Damocle sulla testa del partito «hard Brexit», della Brexit senza scappatoie e senza aggiustamenti.
Non è necessariamente un atto di rottura insanabile, è semmai e paradossalmente un ramoscello per i sostenitori della Brexit con atterraggio lento e morbido. E lo si capisce da una frase di Nicola Sturgeon: «Il primo ministro può avere un mandato per portare l' Inghilterra e il Galles fuori dall' Europa ma non ha il mandato per escludere dal mercato unico alcuna parte del Regno Unito».
In sostanza: noi indipendentisti scozzesi diciamo sì al mercato unico, forti del risultato nella nostra nazione, e siamo pronti a lavorare coi conservatori moderati, con i laburisti e chiunque altro per trovare una via d' uscita allo stallo della Brexit dura. E se non ci sarà una mediazione «nel nostro interesse» (che è restare dentro al mercato unico con libera circolazione di persone, beni e servizi), allora andremo avanti con la consultazione che rischia di frantumare il Regno Unito.
nicola sturgeon dopo il restyling
Cauta la risposta da Downing Street: «Lo Scottish National Party deve concentrarsi sul lavoro da fare assieme, come unione, come Regno Unito, per ottenere il miglior accordo possibile nel momento in cui lasceremo la Ue». In pratica Nicola Sturgeon si offre come sponda alle colombe della Brexit (cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond, in testa) contro i falchi (David Davis, Liam Fox, Boris Johnson) del via subito e affari nostri.
In mezzo sta Theresa May che si trova un partito diviso, un governo altrettanto diviso, gli scozzesi pronti a scattare, la City che spinge per la Brexit cauta e l' economia che dà segnali contradditori. I numeri per ora sono confortanti nel senso che il capitombolo non c' è stato, i consumi hanno retto e la produzione anche. Ma la sterlina è precipitata al minino storico da 168 anni a questa parte (calcolo del Financial Times ) e la Banca d' Inghilterra continua a mettere in guardia su un futuro che si presenta incertissimo.
tesco prodotti brexit unilever
Gli indizi si materializzano di giorno in giorno. La Nissan ha annunciato il congelamento degli investimenti nello stabilimento di Sunderland (7.000 occupati), i russi della Vtb Bank (centinaia di dipendenti a Londra) sono i primi a smobilitare, i colossi JP Morgan, Morgan Stanley, Citigroup e Goldman Sachs (insieme impiegano migliaia persone) hanno nel cassetto piani B di trasloco da Londra al continente se la nebbia della Brexit non si diraderà e se non ci sarà la volontà di restare nel mercato unico. Poi le ricadute sulla spesa.
Nei supermercati della catena Tesco alcuni prodotti popolari (a cominciare dalla orribile Marmite da spalmare sul pane tostato) scarseggiano perché il fornitore (l' Unilever) chiede l' aumento del prezzo a seguito del tonfo valutario e Tesco non ci sta. Risultato: niente Marmite e cose affini.
«Brexit è Brexit» ha rassicurato Theresa May che ha solennemente giurato a tutti i conservatori di avviare l' uscita a marzo. Ma il «come» è un bel punto interrogativo: chi spinge da una parte e chi all' opposto.
Gli scozzesi arbitri. Cautela o spregiudicatezza? Trattative per restare comunque nel mercato unico o briglie sciolte?
C' è pure da aspettare l' Alta Corte che si pronuncerà sulla causa avviata da un gruppo di cittadini (capitanati da Gina Miller, personaggio della City, soprannominata la «vedova nera», il ragno velenoso). Sostengono che la Brexit non può esserci senza il via libera del Parlamento. Se per caso vincessero i ricorrenti, allora scoppierebbero i fuochi d' artificio. Perché a Westminster la maggioranza è contro la Brexit. Ma è fantasia. Forse. Il quadro generale è assai ingarbugliato.
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