RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
1- DAGONEWS
Nel suo pippone su Facebook, Conte mette in chiaro la volontà di preservare l’identità del passato a 5 stelle aggrappandosi agli ultimi totem dei governi grillini, vale a dire il reddito di cittadinanza e la riforma di Bonafede sulla giustizia.
Il richiamo al Rdc, secondo fonti autorevoli, va interpretato come un messaggio a Draghi, che riceverà domani l’Avvocato di Alpa: se il governo manterrà il Rdc, in cambio Conte ingoierà il rospo della riforma Cartabia.
Qualche anima pia comunichi al leader immaginario dei 5 stelle che, nei giorni scorsi, Di Maio aveva già ottenuto, in separata sede, da Mariopio la riconferma del Rdc…
GIANNELLI VIGNETTA CONTE GRILLO
2. IL GRANDE BLUFF DEI GRILLINI SULLA CRISI
Marcello Sorgi per la Stampa
La crisi di governo sulla riforma della giustizia non ci sarà. Ci si può scommettere e in molti hanno cominciato, perché sono ormai troppe volte che i 5 stelle, maestri con Casalino nella comunicazione e nelle minacce a cui mai corrispondono fatti, fanno la classica finta per poi rientrare nei ranghi.
meme su giuseppe conte e beppe grillo
In questo caso il copione prevedibile è questo: Conte, nel suo nuovo abito da leader pentastellato, seppure in attesa del voto degli iscritti, va a trovare Draghi a Palazzo Chigi. Una volta dentro, spiega che il compromesso accettato dai ministri per sottoscrivere la proposta della Cartabia, è inaccettabile per il Movimento, e pone l'alternativa: o si cambia, o ci asteniamo.
Immaginarsi la risposta di Draghi: se si tratta di dettagli, piccole correzioni come quelle ottenute dai ministri per i reati più gravi in cui i tempi dei processi sono stati allungati, ci si può provare, a condizione che questo non comporti analoghe richieste da parte degli altri partiti di maggioranza. Altrimenti niente.
Ed è chiaro che se M5S si astiene su una riforma così importante, biglietto da visita dell'Italia di fronte all'Europa che sta per pagare la prima rata di 25 miliardi del Pnrr, Draghi si dimette. In tempo per consentire a Mattarella di rinviarlo alle Camere, e in caso di nuova bocciatura da parte dei grillini, di sciogliere le Camere alla vigilia del semestre bianco.
È inutile aggiungere che anche a questo non si arriverà. Conte è il primo a sapere che quando il gioco si fa duro, i duri entrano in campo. L'ex-premier potrà fare qualche dichiarazione bellicosa all'uscita dall'incontro con il suo successore, cercare ancora qualche titolo di tg o dei siti o dei giornali, rilasciare uno o più ultimatum su Facebook, ma alla fine dovrà fare i conti con la realtà.
Il tempo in cui il Movimento dettava legge è finito. L'apparente condivisione che Di Maio fa della linea dura contiana, è semplicemente la base per una nuova mediazione. Il legittimo risentimento dei parlamentari 5 stelle, che dovranno ingoiare un nuovo rospo, forse il più grosso dopo, solo per fare qualche esempio, Tav, Tap, Autostrade, Ilva e così via, dovrà in qualche modo adattarsi alla nuova congiuntura. Grillo l'avrà avuta vinta anche stavolta, senza muoversi dalla spiaggia di Marina di Bibbona.
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