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Marco Bresolin per “la Stampa”
Le stime di crescita dell' economia italiana sono peggiori del previsto, le più basse di tutta Europa. Ma il ministro dell' Economia, Giovanni Tria, cerca di vedere il lato positivo, spiegando che un quadro negativo può essere un' ottima giustificazione per evitare di aggiustare i conti pubblici secondo le regole Ue. Proposta respinta subito al mittente nello spazio di una mezza giornata dal commissario Pierre Moscovici: «Gli aggiustamenti strutturali sono indipendenti dalla crescita».
Oggi i due avranno un faccia a faccia per cercare di sciogliere i nodi, ma Tria non intende arretrare di un millimetro. Secondo le stime fatte dalla Commissione europea, nel 2018 l'Italia rischia uno sforamento pari allo 0,3% del Pil. Per rimettere i conti a posto potrebbe dunque essere necessaria una manovra correttiva da 5,2 miliardi di euro, ma dal governo arriva un secco no. «Confido che non sarà affatto necessaria», dice il premier Conte, assicurando però che «non siamo una banda di scapestrati».
Più netto il titolare di via XX Settembre: «Nel 2018 nulla cambia». Con il rischio che, nella prossima primavera, la Commissione europea si trovi costretta a certificare il non rispetto degli obiettivi. E ad aprire una procedura.
Ma il ragionamento di Tria poggia proprio su quello che al momento sembra il fattore di maggior vulnerabilità dell' Italia: la lenta crescita. Ieri le previsioni estive della Commissione hanno rivisto al ribasso i dati del nostro Pil, che quest'anno dovrebbe segnare soltanto un +1,3% (anziché l' 1,5% stimato in primavera) per rallentare ulteriormente all' 1,1% nel 2019.
Tria usa questa maglia nera come uno scudo, sostenendo che in una fase di scarsa crescita non è possibile chiedere uno sforzo strutturale eccessivo a un Paese. «In un momento di rallentamento dell' economia - ha detto ieri arrivando alla riunione dell' Eurogruppo - non si possono fare aggiustamenti troppo forti che rischiano di essere pro-ciclici».
Per il 2019 l'Ue ha richiesto all'Italia di migliorare il deficit strutturale (quello calcolato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum) dello 0,6%. Il che vorrebbe dire una manovra da circa 10,5 miliardi di euro.
Tria ieri ha incontrato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e ha assicurato che «sicuramente non ci sarà un peggioramento strutturale». Ma poi, parlando con i giornalisti, ha detto che l' Italia resterà «almeno stabile». Il che potrebbe voler dire nessuna riduzione del saldo strutturale, con una conseguente deviazione significativa dagli obiettivi fissati dai vincoli del Patto di Stabilità.
Per Bruxelles, però, il ragionamento non regge. E lo stop di Moscovici arriva proprio nel giorno in cui la Corte dei Conti Ue lancia un avvertimento alla Commissione, che in questi anni si è mostrata troppo generosa nei confronti dell' Italia. La critica punta il dito sull' uso «eccessivo dei suoi poteri discrezionali che l' ha portata a concedere troppa flessibilità» ai Paesi ad alto debito. Una strategia che «determina ritardi di diversi anni nel conseguimento dell' obiettivo» del pareggio di bilancio in termini strutturali.
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