DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”
Messia quando entrò in Campidoglio, amministratore naive delle pratiche amministrative. Capitano con istinti da suicidio politico nei marosi delle polemiche, innovatore nelle battaglie che l' hanno caratterizzato. Insofferente arruffone o boicottato visionario a seconda delle letture.
Ignazio Marino, sempre e comunque «Marziano» nei suoi 28 mesi da sindaco. Due anni o poco più densi di fatti storici, non tutti innescati dal primo cittadino. Come il crollo del sistema Mafia (che mafia per ora non è) Capitale e lo scioglimento di Ostia per le infiltrazioni dei clan. O il Giubileo di Bergoglio, subìto dal chirurgo genovese fino ad andarci a sbattere.
maria elena boschi ignazio marino
Ma anche pieni di cambiamenti voluti dal chirurgo in prima persona: la pedonalizzazione dei Fori, la chiusura di Malagrotta, l' approvazione del progetto stadio della Roma, la celebrazione delle nozze gay in Campidoglio, la lotta ai camion bar in centro, la candidatura (sfumata) alle Olimpiadi 2024.
Obbiettivi che Marino ha voluto e con determinazione portato a termine. E forse avrebbe meritato di gestire Roma per tutti i cinque anni previsti se per i rifiuti, ad esempio, il progetto (varato con Daniele Fortini all'Ama) era di accompagnare il fine vita di Malagrotta con un nuovo sistema di impiantistica, poi accantonato in cambio del nulla che c'è oggi.
Quello che per unanime valutazione dei commentatori è mancato all' ex senatore è stata la capacità di convivere con le inevitabili critiche e trappole che ha trovato al pari di chiunque sieda sulla poltrona di sindaco. E così di lui si ricorderanno anche le infinite gaffes e le piccole furbizie dalle gambe corte. La predilezione per la bici, ostentata oltre il reale utilizzo. La Panda rossa in divieto di sosta nell' area pedonale (bastava forse starci attento in attesa di vedersi dare ragione). L'insulto alla donna che lo contestava a San Lorenzo («Ha solo due neuroni») e le tardive scuse.
Ma soprattutto le puntuali assenze ogni volta che serviva una sua (anche) simbolica presenza. Era ai Caraibi senza rientrare nei giorni del funerale al boss Casamonica. Era negli States quando il consiglio dei ministri decideva i fondi per del Giubileo (sbloccati perfidamente dal nemico Renzi solo dopo le sue dimissioni e quando aveva nominato Gabrielli commissario di gestione).
Marino era altrove anche mentre i black bloc impazzavano in centro o la città si allagava. Avrebbe fatto bene a restare a Roma pure quando scelse di essere a Filadelfia col Papa, pensando di essere al posto giusto e tornando invece con il colpo di grazia alla sua immagine («Non l'ho invitato io», Bergoglio dixit).
Difficile anche la valutazione politica del suo mandato (12 giugno 2013- 30 ottobre 2015). Da un lato i nove assessori su dodici cambiati (tre volte quello al Bilancio, vi ricorda qualcuno?) in modo spesso burrascoso, dall'altro il terreno scavato sotto i suoi piedi dal Pd che doveva sostenerlo e pensava erroneamente di poterne gestire a proprio vantaggio la popolarità.
Alla fine Marino si è dimesso il 12 ottobre, ci ha ripensato 18 giorni dopo, è tornato al cospetto dell'aula Giulio Cesare ed è stato sfiduciato in blocco da 26 consiglieri comunali, 21 dei quali del centrosinistra (Sel e il vice sindaco Luigi Nieri erano usciti da tempo dalla giunta). Complotto, boicottaggio?
Come per la spinta antipolitica, Marino e i suoi fan anche in questo sono stati precursori dei Cinque Stelle, sempre pronti a identificare un nemico alle porte e a scacciarlo con un tweet. Anche l'inchiesta su scontrini e onlus può essere letta in questo modo: svicolando, negando, sminuendo, camuffando il fatto di essere indagato (anche qui: vi ricorda qualcuno?) fino ad ammettere tardivamente e a dirsi pronto a versare di tasca propria l'eventuale maltolto. E forse la questione in sé non sarebbe stata per forza dirimente: la lettura opposta della stessa norma data in primo e secondo grado di giudizio sarebbe anzi un argomento a sostegno della buona fede.
IGNAZIO MARINO PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Ignazio Marino, che fu uno dei fondatori del Pd, torna invece a fare il chirurgo all'estero, accantonando per ora il bellicoso proposito di rientro in politica e al Campidoglio come aveva fatto intuire dopo l'assoluzione in primo grado. Ci riproverà dopo la Cassazione? Come il personaggio di Flaiano al quale si è ispirato, o forse no, per il titolo della sua biografia in fascia tricolore, il Marziano rischia di diventare uno dei tanti. E che, come scriveva Paolo Franchi sul Corriere, rischia di avere «una rappresentazione vagamente surreale, e ossessivamente ripetitiva, di se stesso».
IGNAZIO MARINO PARRUCCHIERE ROCCOla scorta di marino travolge un fotografo 2
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – MUSK È IL “DOGE”, MA IL VERO BURATTINO DELLA TECNO-DESTRA USA È PETER THIEL. PER…
FLASH! - TRA I FRATELLI D’ITALIA SERPEGGIA UN TERRORE: CHE OLTRE AI MESSAGGINI PRO-FASCISMO E AI…
DAGOREPORT - MA CHE È, LA SCALA O UNO YACHT CLUB? IL REQUISITO PRINCIPALE PER ENTRARE NEL CDA DELLA…
PAPA FRANCESCO COME STA? IL PONTEFICE 88ENNE È TORNATO DAL BLITZ DI 9 ORE IN CORSICA DEL 15…
LA “SANTA” NON MOLLA – DI FRONTE AL PRESSING SEMPRE PIÙ INSISTENTE DEI FRATELLI D’ITALIA, COMPRESO…