SUI PRIVILEGI DELLE POSTE, RENZIE NON CAMBIA VERSO – PERCHE’ C’E’ ANCORA L’ESENZIONE IVA SULLA POSTA MASSIVA E COME MAI PAGHIAMO 5 MILIARDI PER LE PENSIONI DEI POSTINI – CHI SALVA ALITALIA VA SEMPRE SALVATO

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Poste proprio non si tocca, chiunque sia al governo. Rottamatori compresi. Dal salvataggio Alitalia alle social card, passando per le spedizioni elettorali e le agevolazioni postali a giornaloni e giornalini, il colosso guidato da Massimo Sarmi continua a godere di sgravi fiscali e di sovvenzioni statali per le pensioni dei postini.

Viste le belle parole di Renzie su spending review e dintorni, il presidente della commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan, è tornato alla carica su entrambi i fronti nell'ultimo question time con un'interpellanza urgente al ministero dell'Economia.

E' vero che ormai i servizi postali del Gruppo pesano un quinto scarso del fatturato totale, ma sono pur sempre 4,6 miliardi l'anno e su questi, sostiene l'ex presidente del Veneto, "l'ex monopolista gode di un beneficio fiscale senza precedenti in Europa, vale a dire l'esenzione del pagamento dell'Iva per i prodotti di posta massiva (la fetta più importante del mercato), nonostante sia la Corte di Giustizia dell'Unione europea, con sentenza del 23 aprile 2009, sia l'Autorità garante per la Concorrenza e il Mercato italiana abbia sostanzialmente rilevato l'illegittimità di tale asimmetria legislativa". Non funziona certo così, ad esempio, in Francia, Germania, Olanda o Regno Unito.

Non solo, ma lo Stato paga alle Poste gli oneri per la gestione del servizio universale e una serie di rimborsi per le tariffe agevolate su alcuni servizi speciali, come le spedizioni elettorali e i servizi editoriali, per altri 320 milioni l'anno. Per Galan appare evidente che "parte dell'onere relativo al trattamento pensionistico del personale del Gruppo grava sui cittadini italiani, e che il Tesoro ripiana questo ‘buco' in assenza di qualsivoglia politica di trasparenza e pubblicità degli atti, che sono stati resi noti soltanto da alcuni articoli di stampa".

Oltre a tutto, c'è un pericoloso precedente britannico del 2007: lo Stato si fece carico di 9 miliardi di sterline di deficit di Royal Mail con un abbuono di debiti pensionistici e l'Unione europea, due anni fa, ha avviato una procedura di infrazione.

All'interpellanza urgente, firmata anche da Renato Brunetta e Deborah Bergamini, il governo ha sostanzialmente risposto picche, ricordando l'importanza strategica di Poste e che per la legge italiana è tutto in regola.

Per Galan, a questo punto è evidente che "il governo che vuole cambiare verso all'Italia continua a mettere la testa sotto la sabbia quando in ballo ci sono gli interessi di Poste Italiane. E visto che a breve il cda dovrà essere rinnovato, meglio tenere un profilo basso, tanto l'Europa la seguiamo solo quando ci conviene e se poi arriva una procedura d'infrazione tanto paga la collettività".

 

 

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