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Giuseppe Scarpa e Gabriele Isman per "La Repubblica"
Ottocentotrentacinque pagine per dire che il Comune di Roma era fortemente infiltrato da Mafia Capitale, al punto tale da avere indebolito gli anticorpi contro l' illegalità, e che quindi andava sciolto: la relazione della commissione guidata dal prefetto Marilisa Magno è stata desecretata giovedì, nel giorno di avvio del maxiprocesso all' organizzazione di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.
Un' organizzazione che gli arresti potrebbero aver soltanto scalfito: secondo una delle 33 informative del Ros distribuite ieri ai legali del processo ancora il 24 settembre in via Cassia un uomo - vittima d' usura nel Mondo di Mezzo del Nero e del Rosso - era stato avvertito di non costituirsi parte civile in aula: «Ti diamo un consiglio».
È accaduto 40 giorni fa a Roma Nord. L' uomo è stato seguito da due persone mentre accompagnava la figlia a scuola. Dopo averla lasciata è stato avvicinato e minacciato: «Come andiamo? Non ha importanza se non ci conosciamo... - gli hanno detto due uomini mai visti prima - Tu sei andato a parlare con la polizia... tu devi sapere che sei amico di Roberto, di Giovanni... non pensare neanche di costituirti parte civile... ti diamo un consiglio noi, tu sei amico di queste persone».
I due poi si sono allontanati su uno scooter. Lo stesso imprenditore, inoltre, ha riferito ai carabinieri di un episodio estraneo all' inchiesta, ma curioso: un uomo, genitore di un' amica della figlia, tale Massimo, avrebbe millantato di essere stato il braccio destro del sindaco Ignazio Marino, «e di custodire alcuni documenti che l' avrebbero messo nei guai».
Contorni ancora oscuri di un'organizzazione che dalle parti del Campidoglio non avevano capito appieno, come spiega la relazione Magno: «Marino dimostra di avere commesso l' errore di sottovalutare la corruzione e non identificarla per quello che è: veicolo di contagio mafioso» e che non sempre riuscì «ad opporsi al condizionamento del sodalizio».
La relazione - consegnata a giugno e divisa in 9 capitoli, da Mafia Capitale agli appalti dell' amministrazione, dal municipio X di Ostia poi commissariato all' Ama - era l' atto conclusivo della commissione inviata in Campidoglio dall' ex prefetto Giuseppe Pecoraro, ed è durissima: «L' asservimento delle funzioni pubbliche travolge la libera formazione della volontà degli organi deliberativi piegandoli agli interessi del sodalizio, in virtù di una trama corruttiva cui hanno aderito membri dell' assemblea e della giunta capitolina».
E ancora: «Il quadro che emerge è quello di un' amministrazione inquinata i cui atti gestionali presentano gravi deviazioni rispetto al canone normativo». La relazione non manca poi di sottolineare come «schemi e copioni» dell' organizzazione non fossero «stati intaccati dal cambio di amministrazione successivo all' elezione del sindaco Marino». Scrivono di «assoluta continuità» i commissari, con alcuni settori come verde, assistenza sociale ed emergenza alloggiativa nel mirino di Mafia Capitale.
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