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1. DAGOREPORT
Il piano e' questo. Napolitano a Bersani, che freme per andare davanti alle camere e vedere se la conta gli da ragione alla fine (pur avendolo vivamente sconsigliato), concederà la possibilità . A quel punto, senza governo, essendo come dice il presidente una situazione inedita e non avendo Napolitano (deciso a rimanere in carica fino all'ultimo giorno) neanche lo spauracchio dello scioglimento delle camere da agitare, l'unica soluzione e' far rimanere l'attuale governo in carica con Monti premier fino alle prossime elezioni. Giugno? Ottobre? Default definitivo?
2. PRIMI SENATORI IN FUGA DAL PDL VERSO BERSANI...
(Dire) - C'e' chi dice che sono una decina. Qualcuno, invece, parla di appena quattro-cinque senatori. Ma, raccontano piu' fonti, qualcosa si muove nel Pdl. La voce e' di quelle che alzano repentinamente il livello di guardia: una manciata o poco piu' di neo-senatori sarebbe pronta a votare la fiducia a Pier Luigi Bersani. Se il segretario del Pd si presentasse a palazzo Madama nel tentativo di ottenere la fiducia, ci sarebbe una piccola pattuglia di senatori pidiellini pronti ad accettare il suo invito 'aperto'.
Le voci arrivano direttamente dal partito di via dell'Umilta'.
S'incrociano e si sovrappongono con le dinamiche in moto da qualche giorno per l'elezione dei nuovi capogruppi di Camera e Senato. Da lunedi', infatti, dopo le riunioni ristrette di questi giorni, si entrera' nel vivo. Al Senato, come e' noto, la partita se la dovrebbero giocare Francesco Nitto Palma e Paolo Romani, con l'outsider Anna Maria Bernini: tre ex ministri berlusconiani, molto vicini al Cavaliere.
A Montecitorio, invece, la rosa dei capigruppo sarebbe ristretta a Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini e Renato Brunetta. Se pero' Nitto Palma dovesse prevalere al Senato, per l'ex ministro Carfagna si spalancherebbero le porte da coordinatore campano del Pdl. Lasciando la Camera a una sfida Brunetta-Gelmini, con quest'ultima in pole position.
Raccontano da dentro il Pdl che i veleni della campagna elettorale non sono ancora scomparsi. Si tratta dei tanti esclusi dalle liste, dei non eletti, degli impresentabili. Ma anche di chi, durante gli ultimi mesi del 2012, aveva scommesso su un progetto di centrodestra che avesse come protagonista Mario Monti. E ora, di fronte al 'muro contro muro' tra le coalizioni di questi giorni, non e' del tutto a proprio agio.
Alcuni, come Mario Mauro, hanno abbandonato il partito. Altri sono rimasti nel Pdl. Difficile pensare che di fronte a una proposta di Bersani, che magari riuscisse a guadagnare anche il consenso dei senatori montiani, i pidiellini 'volentorosi' resterebbero del tutto sordi.
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