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ALLELUIA, LA TELENOVELA VENETA STA PER FINIRE – LA LEGA HA LA MEGLIO: OTTERRÀ IL SUO CANDIDATO GOVERNATORE (ALBERTO STEFANI?), BLOCCANDO L’IPOTESI DI UNA LISTA ZAIA, CHE AVREBBE TOLTO VOTI A TUTTI I PARTITI DEL CENTRODESTRA – IL “DOGE” SARÀ CAPOLISTA IN TUTTE LE PROVINCE, COL SUO NOME NEL SIMBOLO DELLA “LIGA”. UN’OPZIONE CHE HA OTTENUTO IL BENESTARE DEGLI ALLEATI. IL FORZISTA FLAVIO TOSI: “GIUSTO CHE IL CARROCCIO METTA AVANTI IL PROPRIO CAVALLO DI RAZZA” – AI MELONIANI ANDREBBERO ALCUNI ASSESSORATI DI PESO NELLA FUTURA GIUNTA – PER ORA MELONI E SALVINI NON HANNO CONCORDATO UNO “SCAMBIO” CON IL CANDIDATO ALLA GUIDA DELLA LOMBARDIA NEL 2028…
Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per www.repubblica.it
MATTEO SALVINI - LUCA ZAIA - FOTO LAPRESSE
Il derby nel centrodestra veneto si appresta ad avere un vincitore: la Lega. La grande manovra è quasi in dirittura d’arrivo, un complesso puzzle politicista che però suona così: il Carroccio blocca la corsa della lista Zaia, che avrebbe sottratto voti a tutti (Lega compresa); FdI evita la forzatura di imporre un proprio candidato in nome della “generosità”. Niente scambi ufficiali e futuri con la Lombardia nel 2028: si rimanda a un “si vedrà”. [...]
[...] La notizia ufficiosa della corsa del presidente uscente Luca Zaia per il Consiglio regionale, come capolista in tutte le province e col suo nome nel simbolo della “Liga”, ha ottenuto il benestare degli alleati.
«Mi sembra anche giusto che mettano davanti il loro cavallo di razza — dice Flavio Tosi, oggi uomo forte degli azzurri in Veneto ed esponente formalmente indicato come candidato presidente per FI –. La presenza di una sua lista era esclusa a prescindere, quindi era un non problema: la lista si farà, ma del candidato entrante».
Anche la fiamma è favorevole: «Mi sembra una mossa assolutamente comprensibile per cercare di arginare la crescita di un partito come Fratelli d’Italia, che in Veneto veleggia ormai da anni sopra il 30-35 per cento. Se Zaia fosse in FdI, lo schiererei senza dubbio come capolista», spiega alla Stampa il senatore Luca De Carlo, anche lui papabile presidente.
La candidatura a capolista del Doge può rilanciare il Carroccio a livello regionale, ma rappresenta sicuramente il male minore rispetto a una lista autonoma a suo nome. Da Rimini il leader azzurro Antonio Tajani è stato tranchant: «La lista di Zaia non ha alcun significato, perché non è che ogni esponente di partito può fare una lista. Non va bene. Non può essere parte di un accordo politico questo».
Dopodiché, chi conosce bene Zaia non è poi così convinto che il presidente uscente alla fine dica sì al gesto “per spirito di servizio” (anche perché difficilmente il Doge siederà effettivamente nei banchi del Consiglio). Ci sarebbero comunque dei pro: contarsi all’interno del partito e della coalizione, mettere sul piatto il proprio consenso personale e farlo valere in futuro, quando si parlerà di altro, per esempio di qualche ministero.
[...] in Veneto, dove i meloniani da tempo sono il primo partito in scioltezza. «Ma Giorgia Meloni non vuole rotture di scatole», è il refrain nel centrodestra. Imporsi “di diritto” ma rovinando i rapporti con la Lega non sembra quindi un’opzione percorribile, nonostante il pressing dal territorio che reclama spazio.
Il nome su cui punta Matteo Salvini è Alberto Stefani, vicesegretario nazionale e segretario regionale, un fedelissimo del “Capitano”. FdI dovrà accontentarsi, se ci riuscirà, di monopolizzare la giunta con assessorati di peso e, al contempo, il Consiglio, un po’ come avvenuto in Lombardia con Attilio Fontana (nel 2023 ottennero 22 seggi su 48 della maggioranza). [...]
meme luca zaia giorgia meloni
Matteo Salvini e Luca Zaia
FLAVIO TOSI E LUCA ZAIA
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