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Francesco Semprini per “la Stampa”
Il Texas dice no alla Corte suprema sui matrimoni gay. Il procuratore generale dello Stato, Ken Paxton, ha definito «fuorilegge» la sentenza con la quale la Corte costituzionale americana, lo scorso venerdì, ha sancito la legalità dei matrimoni di gay e lesbiche su tutto il territorio nazionale. Secondo Paxton, funzionari statali e giudici di pace hanno il diritto di rifiutarsi di registrare e riconoscere l’atto di unione, in base al principio di «obiezione di coscienza per motivi religiosi».
LA RELIGIONE IN CAMPO
La facoltà di diniego è destinata a creare numerosi contenziosi legali, ipotesi questa che non preoccupa affatto il procuratore del Texas, secondo cui c’è «una schiera di avvocati» pronta a dare battaglia nei tribunali dello Stato. «Il nuovo diritto costituzionale di riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso può e deve convivere pacificamente con il più antico e statutario diritto di libertà di opinione e religione», avverte Paxton. Il procuratore fa eco al governatore dello Stato il quale aveva spiegato che i texani non possono essere costretti ad agire in contrasto con il loro credo confessionale.
LA CASA BIANCA
Una posizione che sta già creando conflitti con la stessa amministrazione di Washington. «Il Dipartimento alla giustizia ha ora una grande responsabilità: assicurare che le licenze matrimoniali siano emesse negli Stati che si oppongono», avverte il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest. Il Texas conferma così la sua anima conservatrice, contraddicendo finanche la Corte suprema che venerdì, con 5 voti a favore e 4 contrari, aveva dichiarato la sua «non opposizione» al diritto di sposarsi tra persone dello stesso sesso.
Una decisione che è stata accolta con una festa collettiva da parte della comunità lesbica, gay, transgender e bisessuale, e di tutto quel mondo democratico, liberal e progressista da sempre a sostegno della causa. Se il Texas alza voce contro, in rappresentanza dei conservatori e del «mainstream» del partito repubblicano, un segnale in senso opposto arriva proprio da un ultraconservatore.
Si tratta di Rand Paul, il «destrissimo» paladino dei Tea Party e candidato alle primarie Gop, il quale fa prevalere la sua ideologia libertaria alla linea di partito, e spiega come di fatto i matrimoni sono come tutti i contratti privati. In un editoriale sul Time, scrive che sebbene non d’accordo in linea di principio con la decisione della Corte Suprema, «sono convinto che tutti abbiano il diritto di stipulare questo contratto».
GAY FESTEGGIANO PER LA PRONUNCIA DELLA CORTE SUPREMA SUL DOMA
Il repubblicano Rand Paul con il padre Ron in Kentucky
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