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Paola De Carolis per il “Corriere della Sera”
L'attesa è finita. L'incertezza temporale anche. Un piano per la Brexit esiste. Ieri, al congresso del partito conservatore a Birmingham, Theresa May ne ha annunciato le prime fasi. L' articolo 50 del Trattato di Lisbona, che darà il via a due anni di negoziazioni sui modi e i termini del divorzio dall' Unione Europea, verrà invocato nel primo trimestre del 2017, entro la fine di marzo dell' anno prossimo.
«Non ci saranno ritardi non necessari - ha sottolineato May intervenendo, una mossa insolita per un primo ministro, durante la prima giornata di lavoro -. Che sia chiaro: le modalità che sceglieremo per la Brexit saranno nell' interesse del Regno Unito».
Sullo sfondo di un intensificarsi delle voci, in campo internazionale così come tra le file del suo stesso partito, che chiedevano una tabella di marcia, il premier ha scelto il Congresso, e il suo sessantesimo compleanno, per fornire non solo un'idea dei tempi ma anche dei contenuti. Il Regno Unito non opterà, ha sottolineato, per il modello norvegese, né quello svizzero: i termini della nuova relazione che forgerà con il resto dell' Europa saranno diversi e fatti su misura.
«Diventeremo un Paese indipendente e sovrano e faremo ciò che fanno i Paesi indipendenti e sovrani. Decideremo noi come controllare l'immigrazione, decideremo noi quali leggi varare», ha dichiarato la May.
THERESA MAY E L INCHINO ALLA REGINA ELISABETTA
Il premier ha lasciato l'umorismo al ministro degli Esteri Boris Johnson, che è salito sul podio nel pomeriggio, e ha optato per il tono controllato e fermo a lei naturale. Il messaggio è quello di un primo ministro in controllo non solo del suo governo, ma anche di come il governo vede il futuro, una visione che da ieri si chiama Global Britain (definizione utilizzata nei loro discorsi anche da Boris Johnson e David Davis, ministro per la Brexit).
La Gran Bretagna post Brexit, ha sottolineato May, sarà un Paese realmente globale, «sicuro e libero» di guardare «alle possibilità economiche e diplomatiche» con ottica internazionale, oltre i confini dell'Ue. La nuova relazione con l'Europa deve riflettere «la cooperazione che vige tra amici e alleati», lo scambio di informazioni e risorse sul rispetto della legge e la lotta contro i terrorismo.
«Voglio dare alle società britanniche - ha precisato - la massima libertà di operare nel mercato comune e dare lo stesso diritto a società estere in Gran Bretagna». I controlli sull'immigrazione, però, torneranno a Londra. Resta da vedere se e come riuscirà ad ottenere i termini che desidera dai 27 membri dell'Ue, ma intanto May ha messo qualche carta in tavola.
Il premier ha voluto anche rispondere a quei frangenti che in Gran Bretagna chiedono un ulteriore referendum sui termini della Brexit e un voto in parlamento sull' articolo 50.
L'opposizione all' uscita dall' Ue, infatti, rimane forte. «Non spetta alla camera dei Comuni invocare l' articolo 50, non spetta alla camera dei Lord - ha detto -. E' compito del governo e solo del governo».
Quindi ha aggiunto che chiederà al procuratore generale, Jeremy Wright, di battersi in tribunale a favore dell' esecutivo. Infine, un primo chiarimento su come verrà tradotta l'uscita dall' Ue nelle norme e nelle leggi del Regno Unito. Con il prossimo programma di governo, May presenterà una legge di abrogazione che eliminerà «una volta per tutte» la Legge sulle comunità europee del 1972. «Le nostre leggi da quella data in poi saranno fatte a Westminster, non a Bruxelles», ha concluso.
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