DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E…
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Come abbiamo anticipato in un ''flash'', ci sono tre parlamentari di Italia Viva che hanno annusato l'aria di un rientro nel Pd, temendo di finire come tante piccole Eva Braun nel bunker in cui si è cacciato Renzi, tra cause civili sparate alla cieca contro i giornalisti, querele selvagge, e attacchi alle istituzioni.
Una in particolare, per cui Renzi si sta godendo una certa vendetta in questi giorni tumultuosi: Bankitalia. In un mondo dove persino il presidente degli Stati Uniti finisce sotto impeachment per una telefonata al presidente ucraino (di cui all'opinione pubblica americana non frega una mazza, ma vabbè), i vertici di via Nazionale sono come il profeta musulmano, il solo menzionarne il nome garantisce scomunica a vita, mani tagliate e dannazione eterna.
Questo riflesso condizionato nasce ovviamente dai fattacci di 40 anni fa, ovvero dall'arresto pretestuoso di Baffi e Sarcinelli, quando la politica disponeva della banca centrale (per un ripasso, leggere qui:
paolo baffi e mario sarcinelli
Proprio oggi Giulio Tremonti ha ricordato come nel luglio 2004 fu accompagnato alla porta del governo Berlusconi II (2001-2006) e sostituito con il direttore generale del Tesoro Domenico Siniscalco, reo di aver chiesto conto a Bankitalia del crac Parmalat. Poi Siniscalco si dimise quando il suo governo non appoggiò la richiesta di dimissioni per Fazio (aridanghete con via Nazionale).
Renzi ha assaggiato l'amara medicina che può dispensare palazzo Koch quando ha visto tutte le sue transazioni finanziarie degli ultimi anni spiattellate sui giornali: l'Antiriciclaggio di Banca d'Italia ha segnalato le operazioni sospette alla Guardia di Finanza, che a sua volta ha allertato i magistrati. Tutta colpa della campagna durissima condotta da Renzi durante il rinnovo del mandato di Visco.
Una posizione legittima, che oggi si potrebbe anche definire sacrosanta visto cosa è successo con la Popolare di Bari, però portata avanti con i metodi arroganti che gli sono costati il governo e i consensi politici. Il tallone d'Achille di Renzi resta sempre quello: l'idea può anche essere giusta, ma l'esecuzione è spesso tremenda, da spaccone, e riesce a far coalizzare tutti gli altri e paradossalmente a rafforzare quei politici, manager, boiardi, che avrebbe voluto sostituire.
Banca d'Italia ha passato sostanzialmente indenne la ''risoluzione'' delle quattro banche del famigerato decreto del governo Renzi (tra cui Etruria) e i crac veneti. Stiamo parlando dello stesso istituto che consigliava a Etruria di fondersi con la Popolare di Vicenza, che accoglieva il vignaiolo Zonin come fosse un genio della finanza, che per evitare il tracollo di Tercas (decisamente più ''assorbibile'' rispetto alla popolare barese) ha deciso di legare quel peso al collo di Jacobini – un altro che con De Bustis era accolto con tutti gli onori a via Nazionale – così da portare a picco entrambe.
marco jacobini 1jacobini e de bustis pop barizonin popolare vicenzaZONIN E FIGLI
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