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renzi porta a porta bruno vespa
Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”
«È un campanello d’allarme. Così non vanno avanti, sono in grande difficoltà». È più che soddisfatto, Maurizio Gasparri. E non solo perché per eleggere il nuovo Cda Rai si ricorrerà ancora alle regole previste dalla sua riforma — «E Renzi aveva detto che non sarebbe più successo» —, ma anche perché il colpo assestato al governo con l’abolizione dell’articolo 4 della legge che si sta discutendo al Senato «dimostra che quando arriveranno le riforme importanti dovranno ragionare con tutti. A partire da noi».
Scusi, a Renzi state proponendo un nuovo patto sulle riforme?
«Nessun Nazareno, nessun accordo sottobanco. È tutto alla luce del sole. Renzi non può illudersi che con gli “avventizi dell’ultimo giorno” possa andare avanti tranquillamente in Senato a fare quello che vuole, deve essere pronto a un nuovo confronto».
Gli «avventizi» sarebbero i verdiniani?
«Certo, che ieri in sette sono usciti dall’aula ma non è bastato, perché 19 senatori della minoranza Pd hanno votato contro il governo. Con le forzature non si va avanti».
Cos’è che vorreste riaprire, su cosa cercate il dialogo?
«Sulla legge elettorale, in primo luogo. E sulle riforme, non si può andare avanti a colpi di maggioranza ignorando le posizioni dell’opposizione su temi che riguardano tutti».
Ma adesso siglate patti anche con la minoranza Pd?
«Non è un patto, è una convergenza naturale che si è venuta a creare fra tutte le opposizioni e anche la loro componente per dire no a un governo che vuole espropriare il Parlamento prendendosi tutti i poteri. Con il voto contro l’articolo 4 abbiamo sottratto una parte dello strapotere che l’esecutivo voleva arrogarsi per delega, e li abbiamo fatti scendere a patti su altri poteri che sarebbero passati al nuovo direttore generale che, quando mai questa riforma andasse in vigore, assumerebbe la carica di amministratore delegato».
maurizio gasparri con la senatrice rizzotti maria e la figlia maria letizia
Che significa «quando mai», la legge non passerà?
«Certo non in tempo utile per nominare il nuovo Cda. Siamo qui a fare una corsa folle per una legge che non si applica. Renzi ha voluto forzare la mano e il giochino non gli è riuscito. Anzi, è uscito malissimo da questa due giorni».
Si riferisce al voto di mercoledì che ha visto il Senato negare gli arresti ad Azzollini, con il Pd spaccato?
«Certo. Loro devono pagare dei prezzi per tenere unita la maggioranza, ma la coperta è corta e si è visto che il Pd è in grandissima sofferenza, tanto più dopo l’approdo di Verdini e dei suoi. Bastano pochi assenti, e vanno sotto. Ecco, in questo momento vedo arrivare in Senato per votare pure i ministri, e non è mai un buon segno...».
C’è chi dice però che voi state facendo la faccia feroce ma in realtà sulla Rai l’accordo con Renzi per fare le nomine insieme c’è...
«Non c’è nessun accordo. In Vigilanza ciascuno si voterà i suoi. Loro sono maggioranza e ne esprimeranno di più, ma la Rai sarà espressione di un pluralismo che esiste nel Paese e in Parlamento. Poi è chiaro che se per fare il presidente servono i due terzi dei voti della commissione, bisognerà trovare un’intesa tra maggioranza e opposizione. Non sono giochini, è la logica democratica. Quando la si vuole cancellare, ecco che arrivano i problemi e le sconfitte. Lo tenga a mente Renzi, su riforme e legge elettorale...»
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