RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Giacomo Amadori per “la Verità”
«Guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire» cantava Lucio Battisti. Ecco la prima cosa che ci è balzata alla mente leggendo ieri mattina un articolo vergato da Carlo Bonini su Repubblica sulla vicenda dei presunti incontri carbonari dei consiglieri del Csm con Luca Lotti. L' impavido, penna in resta, ci ha accusato di sparare fango sulla Procura di Roma. Tanto da arrivare a sostenere questa bizzarra tesi: a suo dire, il vostro cronista avrebbe avuto «buone ragioni per tirare una legnata» (sic) al procuratore aggiunto Paolo Ielo.
Quali? «Il giornalista della Verità [] nel caso Siri, qualche settimana prima, ha provato a bruciare l' inchiesta di Ielo e Mario Palazzi montando un inesistente giallo sull' intercettazione chiave». Peccato che a smentire la versione di quella conversazione pubblicata da Repubblica, Corriere della Sera e Messaggero (la Premiata cooperativa cronisti riuniti), «per la non corrispondenza» testuale a quella ufficiale, fosse stata la stessa Procura, citata dal nostro giornale.
Ieri Ielo di fronte all' aggressione di Bonini, ci ha autorizzati, con un certo coraggio e onestà intellettuale, a svelare che era lui la fonte citata nel nostro articolo: «L' intercettazione l' ho smentita io. Faccio le cose che posso fare e non mi nascondo, perché sono una persona seria. Sul resto, ogni giorno che apro i giornali trovo novità non sempre gradite».
Ma perché Bonini, come un Patrick de Gayardon delle gazzette, o peggio un Willy il Coyote alla vaccinara, si è lanciato senza paracadute contro La Verità, incurante del possibile precipizio giudiziario? In fondo gli sarebbe bastato consultare Ielo per scoprire che chi scrive non aveva nessuna intenzione di «bruciare l' inchiesta di Ielo e Mario Palazzi», ma, più modestamente, di denunciare un modo sciatto e conformista di fare giornalismo.
Non basta. Nel suo articolo, se così si può chiamare, Bonini ha anche riportato il presunto contenuto di un' intercettazione registrata il 16 maggio 2019. Una microspia avrebbe fissato il momento in cui il pm Luca Palamara «eccita» il collega Stefano Fava, nell' ufficio di quest' ultimo, prefigurandogli la possibilità di diffondere a mezzo stampa un esposto dello stesso Fava contro Ielo e l' ex procuratore Giuseppe Pignatone. Ecco la parafrasi di Bonini: «Concordano che quella storia debba uscire e che il canale debbano essere due quotidiani: Il Fatto e La Verità».
Visto che all' epoca non avevamo avuto l' onore di conoscere né Palamara, né Fava, siamo ansiosi di leggere la trascrizione di questa conversazione, per capire se siamo stati davvero citati oppure se si tratti dell' ennesimo sfondone di Willy il Coyote. Fava con noi ha escluso la veridicità di quanto riportato da Repubblica: «Palamara non è mai venuto nel mio ufficio e il 16 maggio non posso aver citato La Verità, visto che l' ho letta per la prima volta circa dieci giorni dopo, quando sulle nostre mail è girata l' intervista che avete fatto al procuratore aggiunto Antonello Racanelli. Attendo la pubblicazione da parte di Bonini dell' intercettazione».
LUCA PALAMARA PUBBLICA SU TWITTER LA FOTO CON MARCO TRAVAGLIO AL CONVEGNO DI UNICOST IN PUGLIA
Ieri si sono lamentati delle sciocchezze scritte dai giornaloni pure tre dei cinque consiglieri del Csm che si sono autosospesi dopo essere stati travolti nell' inchiesta sulla presunta corruzione di Palamara. Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Antonio Lepre hanno diramato un comunicato che smentiva qualsiasi incontro programmato con l' ex sottosegretario Lotti, presunto regista occulto delle nomine del Csm.
La richiesta di dimissioni avanzata nei loro confronti dall' Associazione nazionale magistrati sarebbe «priva di fondamento e basata solo su articoli di stampa».
I tre si sono ribellati alla ricostruzione fatta da Corriere della Sera e Repubblica («Leggiamo sconcertati quanto scritto da due importanti quotidiani») su un incontro organizzato in un albergo capitolino e che «avrebbe avuto come oggetto programmato la nomina della Procura di Roma».
Alla riunione avrebbero partecipato Palamara, i consiglieri del Csm Luigi Spina e Gianluigi Morlini, il parlamentare Pd e magistrato Cosimo Ferri e il «deputato imputato» Lotti. Secondo Repubblica al rendez vous avrebbe preso parte anche il presidente della Lazio Claudio Lotito. Ebbene tale ricostruzione sarebbe ricca di imprecisioni. A partire da questa: «Nessuno dei consiglieri sapeva che sarebbe venuto il deputato Lotti, il quale all' improvviso si è palesato a tutti noi» assicurano gli scriventi, i quali si sarebbero trattenuti a tavola non per attendere l' ex ministro, «ma perché gli fu detto che sarebbero arrivati alcuni colleghi di Unicost (corrente della magistratura, ndr), come effettivamente avvenne».
Ma la topica più grossa l' avrebbe presa, ça va sans dire, Bonini: «Contrariamente a quanto titola e scrive La Repubblica, ad esempio di certo non vi era Claudio Lotito e altrettanto certamente non ci siamo mai recati di notte presso la casa della sorella di Cosimo Ferri, casa di cui peraltro fino a stamane ignoravamo l' esistenza, né abbiamo mai chiesto biglietti a chicchessia».
Consiglio Superiore della Magistratura
Le tre toghe concludono dando i numeri: «Nessuna nostra attività consiliare, come singoli e gruppo, è stata mai influenzata dall' esterno e nessuno sviamento della funzione vi è stato, come inequivocabilmente dimostrano i numeri da cui si evince quasi l' unanimità» nelle votazioni della quinta commissione, quella che si occupa delle nomine dei magistrati e di cui facevano parte Lepre e il presidente Morlini (altro autosospeso): «Su un totale di 30 direttivi vi sono state ben 27 proposte uniche, due proposte doppie e una proposta tripla; su un totale di 40 semidirettivi vi sono state ben 30 proposte uniche, nove doppie proposte e una proposta tripla (appunto Procura Roma)».
In conclusione, al Csm, negli ultimi mesi, presunte mele marce e mele sane hanno votato quasi come un sol uomo. Con buona pace di chi è convinto di aver già trovato buoni e cattivi.
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