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Virginia Piccolillo per il “Correre della Sera”
Mentre il clima politico si arroventa sui retroscena della staffetta Letta-Renzi a Palazzo Chigi, le intercettazioni del generale della Guardia di Finanza, Michele Adinolfi, che li svelano, diventano un caso istituzionale.
IL CORRIERE NON NOMINA NE' RENZI NE' ADINOLFI
Domani il procuratore generale della Corte di cassazione, Pasquale Ciccolo, comincerà a lavorare al fascicolo aperto sulla vicenda, per scoprire chi ha allegato agli atti dell’indagine sulla Cpl Concordia e la metanizzazione dell’isola di Ischia, il colloquio del generale che voleva diventare il numero uno della Gdf con il presidente del Consiglio Matteo Renzi e quelli con i rappresentanti del suo “giglio magico” per avanzare la propria candidatura e poi spara a zero sulla nomina del suo concorrente Saverio Capolupo, ipotizzando un ruolo avuto dal presidente Giorgio Napolitano e da suo figlio Giulio. E per valutare se esistano eventuali profili disciplinari a carico di magistrati.
Nel fascicolo del pg della Cassazione finiranno gli accertamenti già compiuti dai vertici della Procura di Napoli. Sono state ripercorse tutte le tappe delle carte che riguardavano il generale Adinolfi, inizialmente indagato per corruzione in quell’inchiesta sul giro di tangenti all’ombra degli appalti ottenuti dalla cooperativa emiliana che, secondo il boss pentito dei Casalesi, Antonio Iovine subappaltava i lavori a ditte controllate dalla criminalità.
E poi prosciolto. Si parte dall’inizio di quest’anno, quando gli atti su Adinolfi vengono spediti per competenza al procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, che archivia ogni accusa sull’ex capo di Stato maggiore della GdF. Tre mesi dopo, il 31 marzo scorso, viene arrestato per tangenti il sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino insieme ad una decina di altre persone, compresi i responsabili della Cpl.
Gli indagati fanno ricorso al Tribunale del Riesame ma quando hanno a disposizione gli atti processuali scoprono che una parte è coperta da «omissis». Sono appunto le intercettazioni contenute nel capitolo VII dell’informativa dei carabinieri del Noe dal titolo: «La bonifica degli uffici romani della Cpl Concordia i rapporti con il generale Michele Adinolfi».
Il Riesame dichiara incompetente i magistrati partenopei e invia l’intero fascicolo a Modena, città dove ha sede la cooperativa Cpl Concordia. Due giorni fa il pm che ha ereditato il fascicolo, Lucia Musti, dichiara: «L’informativa conclusiva da 500 pagine dei carabinieri della tutela Ambiente, inizialmente in parti segretate, è giunta a Modena senza più “omissis”. In indagini complesse a volte vengono registrati colloqui al fine di assicurare continuità anche se non hanno rilevanza. E io posso dire che le frasi attribuite al premier non hanno alcuna rilevanza penale e soprattutto non riguardano l’inchiesta».
Rimane il mistero: chi ha deciso di togliere gli «omissis» che proteggevano le conversazioni tra Adinolfi e Renzi, ma anche quelle del generale con alcuni appartenenti al «Giglio magico» del premier? Si è trattato soltanto di una «svista» o, come ha ipotizzato l’alto ufficiale delle Fiamme gialle, una «manina» ha agito per danneggiarlo?
Stamane a Napoli, la cerimonia di insediamento del pg della Corte d’appello con il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, sarà l’occasione per incontri informali sul tema. La pubblicazione su Il Fatto Quotidiano ha sollevato, dentro e fuori il Csm, dubbi sul perché fossero state disposte e depositate. In attesa che si chiariscano tutti i contorni della vicenda, torna a infiammarsi il dibattito sulle intercettazioni, alla vigilia della ripresa dell’esame da parte del Parlamento del disegno di legge delega che rende più difficile la pubblicazione.
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