
LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI,…
Da “repubblica.it”
Un lungo silenzio, poi i botti. Così i partner dell'Unione europea, il Brussels group che riunisce i creditori e singoli governi hanno accolto la decisione di Alexis Tsipras di affidare al giudizio del popolo il verdetto sul piano proposto dall'Eurogruppo e dal Consiglio europeo, per conto dei creditori (Ue, Bce e Fmi). Soprattutto, alimentato dalla spinta dei 'falchi', è arrivato il no dell'Eurogruppo all'ultima richiesta di Atene, quella settimana di proroga degli aiuti che avrebbe consentito ai greci di arrivare al referendum senza l'incubo della chiusura delle banche e del fallimento del Paese.
L'Eurogruppo invece ha respinto la richiesta e ora, dopo una breve sospensione, si riunirà nuovamente e senza la delegazione greca per discutere per la prima volta dell'eventualità tanto temuta: il possibile fallimento parziale della Grecia.
La conferma è arrivata in una brevissima conferenza stampa del presidente dell'Eurogruppo: "A breve i ministri delle finanze dell'Eurogruppo torneranno a riunirsi - ha detto Jeroen Dijsselbloem - per prepararci a tutto quello che è possibile fare per preservare la stabilità e la solidità dell'eurozona". Dijsselbloem ha ribadito che il programma di salvataggio della Grecia si concluderà martedì 30 giugno e con esso "tutti gli accordi di finanziamento correlati al programma", compresi i profitti della Bce sui bond greci.
La prima reazione greca è arrivata dal ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis: il rifiuto dell'Eurogruppo di concedere una proroga sugli aiuti alla Grecia "per pochi giorni, poche settimane per consentire ai greci di dire la loro con un referendum, specialmente visto che c'è una alta probabilità che votino contro la nostra raccomandazione come governo, è una decisione che danneggerà gravemente la credibilità e la reputazione delle istituzioni europee".
Varoufakis ha spiegato poi che la scelta del referendum è legata al fatto che
il mandato elettorale che ha ottenuto il governo Tsipras, con il 36% dei voti al partito Syriza, non basta a prendere una decisione importante come quella di accettare le condizioni proposte ad Atene dai suoi creditori: "Per una decisione del genere ci vuole come minimo il 51%, e questo è il motivo del referendum. Se i greci ci diranno di firmare, firmeremo, qualunque cosa questo comporti".
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