“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL…
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Si basa su tre mail spedite all' imprenditore Luigi Dagostino l' accusa contro Laura Bovoli e Tiziano Renzi, genitori dell' ex premier Matteo, di aver emesso fatture per operazioni inesistenti con le loro società Party srl ed Eventi 6 srl. La Procura di Firenze chiude l' inchiesta sugli affari legati alla costruzione del centro commerciale The Mall a Regello e nel provvedimento di avviso notificato ieri mattina agli indagati ricostruisce i contatti avvenuti nel 2015 confermando «la falsità della documentazione contabile» prodotta dalle società dei coniugi Renzi. «Finalmente si verifica ciò che avevano chiesto i miei assistiti: essere processati», dice l' avvocato della coppia Federico Bagattini.
La prima fattura contestata è la «1 del 15 giugno 2005 emessa dalla Party srl per 20 mila euro più 4.400 euro di Iva in favore della Tramor srl e avente a oggetto uno "studio di fattibilità commerciale per collocazione area destinata al food nel vostro nuovo insediamento nei pressi di The Mall"». La seconda è la «202 del 30 giugno 2015 emessa dalla Eventi 6 per 140 mila euro più 30.800 euro di Iva in favore della Tramor srl e avente a oggetto "studio di fattibilità di una struttura ricettiva e food con i relativi incoming asiatici e la logistica da e per i vari trasporti pubblici (ferrovie-aeroporti) effettuato come da incarico stipulato il 20 gennaio 2015 e consegnato il 30 maggio 2015"».
In realtà, questa è l' accusa dei pm guidati dal procuratore Giuseppe Creazzo, «i due studi non sono mai stati effettuati». E per dimostrarlo allegano agli atti le comunicazioni via mail spedite da Bovoli a Dagostino .
Le verifiche svolte dalla Guardia di Finanza analizzando i computer degli indagati hanno accertato che la seconda fattura risulta inviata dall' indirizzo di posta elettronica laura.bovoli@eventi6.it a luigi.dagostino@gmail.com alle 9,59 del 6 luglio 2015. Secondo i magistrati si tratta «della terza versione perché il 29 e il 30 giugno ne erano state inviate altre due versioni con oggetto parzialmente diverso da quello finale».
Il 6 luglio Dagostino non era più amministratore della Tramor srl ma l' aveva «comunque inviata a Carmine Rotondaro, procuratore speciale del gruppo Kering di cui l' azienda faceva parte, chiedendogli di metterla all' incasso "urgentemente per i motivi che ti ho spiegato"» e otteneva il pagamento il 21 luglio successivo.
Nel provvedimento di chiusura dell' indagine i pm evidenziano come Rotondaro sia stato ingannato da Dagostino sulla «veridicità della fattura». E chiariscono che in realtà è stato il nuovo amministratore di Tramor, Remì Leonforte, a verificare che «la fattura non era supportata da adeguata documentazione dato che non veniva trovato né il contratto di affidamento dell' incarico, né lo studio di fattibilità menzionato».
Per questo ha deciso di annullarla e ha presentato all' Agenzia delle Entrate la richiesta di ravvedimento operoso, accolta il 29 dicembre scorso. La certificazione, dice l' accusa, che si trattava di «attività di consulenza mai effettuate, frutto di un accordo illecito stretto tra Bovoli, Renzi e Dagostino».
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