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Ugo Magri per "la Stampa"
Il seme del dubbio si è insinuato nella mente del Cavaliere proprio nel giorno delle consultazioni con Renzi. L'hanno messo sull'avviso che Matteo (di cui Silvio è politicamente «cotto») lo tradisce con suo acerrimo nemico, l'ingegner De Benedetti. Quel nome, a quanto si racconta, ha avuto su Berlusconi l'effetto di un brusco risveglio, come se un sogno a occhi aperti si fosse improvvisamente infranto: il sogno di un sodalizio con Renzi capace di riportare il Cav al centro di tutti i giochi, compresi quelli futuri per il Quirinale...
Invece Berlusconi teme, adesso, di aver preso un abbaglio. Qualcuno, forse il suo consigliere politico Toti, gli ha fatto notare lo sfogo dell'ex ministro Barca, che al telefono con un falso Vendola descrive De Benedetti come il vero regista del governo nascente. Stessa segnalazione al Cavaliere è pervenuta da altri ambienti, come se in tanti si fossero passati la voce.
Col risultato che l'«innamoramento» per Renzi, fin qui irrefrenabile, ha ceduto il posto a calcoli più coi piedi per terra. Verso sera addirittura l'uomo è arrivato a esprimere giudizi alquanto severi nei confronti del presidente incaricato, che vedrà questa mattina alle 10 nell'ambito delle consultazioni. «Non ha avuto certo una bella partenza», è il giudizio più carino. E poi: «Perfino i suoi vecchi amici rifiutano di fare i ministri, col risultato che al governo Renzi sarà circondato dai traditori», epiteto con cui Berlusconi identifica gli alfaniani.
Insomma: sembra escluso che stamane il leader «azzurro» voglia spingersi oltre la promessa di un'opposizione «costruttiva», vale a dire non pregiudizialmente ostile. Blinderà il rispetto del patto sulle riforme, a cominciare da quella elettorale, ma pretenderà che Renzi onori gli accordi con lo stesso puntiglio, specie per quanto concerne sbarramenti e premi di maggioranza, senza nulla concedere ai piccoli partiti. Lamenterà l'assenza del capitolo giustizia. E si riserverà di accogliere le proposte del governo in materia economica alla luce del giudizio insindacabile che ne darà Brunetta, cliente tutt'altro che facile (come ben sanno Monti dapprima e Letta poi).
«Il nostro atteggiamento sarà legato ai fatti, unica cosa che conta per la gente», garantisce Mariastella Gelmini. Anche perché «di Renzi non ci si può fidare», assicura un vecchio squalo della politica come il senatore Minzolini: «Oggi sembra un amico, ma fra tre giorni non esisterebbe a mettere un coltello nella pancia di Berlusconi, se gli tornasse vantaggioso...».
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