TI FACCIO UN MAZEN COSÌ! - ACCETTANDO DI TRATTARE CON HAMAS PER LA LIBERAZIONE DEL SOLDATO SHALIT, NETANYAHU CALA LE BRAGHE DAVANTI AL PARTITO DI GAZA MA NELLO STESSO TEMPO DÀ UNA MAZZATA AD ABU MAZEN PUNENDOLO PER LA RICHIESTA ALL’ONU DI RICONOSCERE LO STATO PALESTINESE - FRA I MILLE PALESTINESI CHE LASCERANNO LE CARCERI ISRAELIANE, NELLO SCAMBIO DI PRIGIONIERI, CI SONO DECINE DI ATTIVISTI DI HAMAS, AVVERSARI DI MAZEN E DEL SUO PARTITO ‘FATAH’ - E A BREVE CI SONO LE ELEZIONI IN CISGIORDANIA…

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Vittorio Dan Segre per "il Giornale"

Accettando di trattare con Hamas e ottenendo la liberazione del soldato Shalit, Netanyahu ha realizzato un colpo da maestro dimostrando la validità del principio: il nemico del tuo nemico è il tuo amico. Con questo accordo ha certo concesso un grosso successo a Hamas. Ma ha inferto un serio colpo ad Abu Mazen punendolo per la domanda all'Onu di riconoscere uno Stato palestinese. Fra i mille e più prigionieri palestinesi che lasceranno le carceri israeliane ci sono decine di attivisti di Hamas.

In parte sono stati arrestati nel corso degli anni dalle forze di sicurezza israeliane che operano nelle zone occupate della Cisgiordania. Ma in parte sono stati catturati dagli uomini di al Fatah oppure in collaborazione con le truppe israeliane. Questo è ciò che ha fatto denunciare Abu Mazen da parte dei dirigenti di Hamas come un doppio traditore: traditore della solidarietà nazionale palestinese e traditore della «democrazia», in quanto Abu Mazen si presenta come presidente dei palestinesi essendo invece solo il presidente di al Fatah che governa in Cisgiordania. Cosa farà ora Abu Mazen?

Li arresterà di nuovo distruggendo il poco prestigio guadagnato fra i palestinesi andando all'Onu?Oppure li lascerà liberi di riorganizzare Hamas in Cisgiordania in vista delle prossime elezioni presidenziali? Allo schiaffo Netanyahu ha aggiunto l'insulto: ha liberato terroristi di Hamas con «le mani insanguinate» ma mantenuto in prigione Marwan Barghuti, il solo leader di al Fatah capace di rialzare le sorti del vecchio movimento di liberazione palestinese di Arafat.

Ci sono altri aspetti interessanti in questo accordo «fra nemici». C'è il ruolo del mediatore tedesco che ha soppiantato il coinvolgimento di un'amministrazione americana che Netanyahu spera di veder battuta alle elezioni presidenziali di fine 2012. C'è il ruolo di mediazione di primo piano accordato all'Egitto a dimostrazione che i rapporti fra Gerusalemme e il Cairo restano operativi. Ci sono le probabili ricadute in politica interna che il premier israeliano raccoglie con la liberazione di un soldato diventato simbolo di una tragedia nazionale.

Ammesso - ma non concesso perché si ignora cosa sia avvenuto dietro le quinte - che l'accordo con Hamas non contenga elementi nuovi, per quale ragione il governo di Gerusalemme ha accettato un accordo i cui termini erano noti da anni e perché Shalit non è stato liberato prima? È probabile che la «rivolta delle tende» in Israele e la rinascita del partito laburista con a capo una nuova potenziale «Golda» - la combattiva giornalista Jakimovich - abbia convinto Netanyahu che il clima elettorale in Israele stia cambiando.

Circondato dall'aureola di «liberatore» di Shalit (che al momento in cui scriviamo a casa non è ancora arrivato) e dell'appoggio che gli offre il Congresso di Washington contro la politica di Obama, Netanyahu sembra convinto che l'ex governatore del Massachusetts Mitt Romney sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Il premier israeliano non interverrà certo nella campagna elettorale americana, ma le lobby ebraiche e israeliane in America non mancheranno di farlo.

Può apparire strano questo possibile schieramento ebraico, tradizionalmente legato al partito democratico, per un candidato repubblicano che in più è un predicatore mormone che è diventato un grande operatore finanziario dopo essere stato missionario mormone in Francia.

Ma le posizioni di Romney, pro israeliane, anti iraniane e contro il «terrorismo islamico» (parole che Obama aveva eliminato dal vocabolario politico americano) non sono soltanto inequivocabili ma rappresentano un legame con un'altra grossa fetta dell'elettorato americano- l'elettorato cristiano sionista - favorevole a Israele. Netanyahu prepara il terreno per vincere le prossime elezioni in Israele.Potrebbe persino anticiparle visto l'opposizione dei partiti religiosi nella sua coalizione alle riforme che il vento della rivolta araba impone di fare a Israele.

 

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