TRATTATIVA STATO-MAFIA: 40 ANNI DI POTERE ALLA SBARRA - GRASSO TESTIMONIERÀ E GASPARRI TIRA IN MEZZO CIAMPI

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Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

«Potrei essere sentito magari nella Sala della Costituzione: consultarla non fa male, averla a disposizione non fa male». Ha risposto così ieri il presidente del Senato Pietro Grasso a chi gli chiedeva cosa pensasse della sua convocazione al processo sulla trattativa Stato-mafia, chiesta dai suoi successori alla procura di Palermo.

«Dopo avere ascoltato tanta gente nella mia vita - ha detto l'ex superprocuratore antimafia - non posso che essere disponibile a essere ascoltato. Naturalmente valuterò le prerogative che mi dà il mio ruolo di farmi ascoltare nei palazzi del Senato».

In attesa che la Corte d'Assise decida se accogliere la lista dei 178 testimoni richiesta dalla procura per dimostrare che la trattativa con i boss ci fu, prosegue la polemica sull'inclusione, fra questi, del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.

Durissimo, il pdl Fabrizio Cicchitto: «Il rinnovato attacco della Procura di Palermo al presidente Napolitano, e cioè non solo alla figura istituzionale di maggiore rilievo, ma anche alla personalità di maggior prestigio dalla quale dipende per larga parte la stabilità e le possibilità di modernizzazione del quadro politico e istituzionale, rende evidente che esiste un nucleo sia pur ristretto di magistrati che vuole destabilizzare tutto il sistema».

Di parere opposto l'ex procuratore aggiunto di Palermo, e leader di Azione Civile, Antonio Ingroia: «La richiesta di sentire il presidente della Repubblica non c'entra niente con la vicenda delle intercettazioni - spiega Ingroia - ma serve a chiedergli di riferire se Loris D'Ambrosio (consigliere del Quirinale ndr) gli abbia parlato della lettera nella quale lo scomparso consigliere giuridico del Quirinale scrive di "indicibili accordi", come se sapesse della trattativa Stato-mafia. Potrebbe averne parlato con il presidente Napolitano e per questo mi auguro che il Capo dello Stato venga sentito su questo. Quando ancora ero a Palermo, dopo la morte di D'Ambrosio, insieme agli altri colleghi del pool avevamo già da allora condiviso sulla necessità di ascoltare il presidente della Repubblica».

«Il fatto che Ingroia sia d'accordo ci dimostra che è una decisione sbagliata - contrattacca il vicepresidente del Senato pdl, Maurizio Gasparri - invece di far perdere tempo a Napolitano a Palermo si esiga la verità da Ciampi. È lui che deve parlare. Era presidente del Consiglio quando, con la regia di Scalfaro, fu decisa la cancellazione del carcere duro per centinaia di boss. Sa tutto. Ci furono nomine illegittime di cui Scalfaro fu coautore per cambiare linea e dare segnali ai boss».

E Daniela Santanchè approfitta della presenza dello stesso Ingroia alla manifestazione della Fiom per chiedere un intervento del Csm: «Ha partecipato ad un corteo politico: non dovrebbe perché ora è tornato ad essere un magistrato in ruolo».

Secondo l'europarlamentare pd Pino Arlacchi «la richiesta della Procura di Palermo di ascoltare 178 testimoni nel processo sulla trattativa Stato-mafia, è del tutto irragionevole e conferma la debolezza della sua inchiesta. Tramite il loro fronte mediatico i pm palermitani annunciano l'intenzione di mettere sotto processo l'intero Stato italiano negli ultimi 40 anni».

Intanto fa discutere la pubblicazione su Repubblica dei fotogrammi di un filmato girato dai vigili del Fuoco in via d'Amelio, subito dopo l'attentato di Paolo Borsellino, dove si vede, tra corpi e lamiere bruciate, un'agenda rossa. Il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, ieri sera ha precisato che l'oggetto è «somigliante, ma in realtà di minore spessore rispetto all'agenda del dottor Borsellino e non si trova accanto al corpo di quest'ultimo.

Ammesso e non concesso che possa essere l'agenda rossa di Borsellino, è quasi impossibile fornire una spiegazione logicamente attendibile su come possa essere arrivata in quel luogo. Ciò non toglie - conclude - che la Procura verificherà approfonditamente per scongiurare che il mistero si infittisca ulteriormente». «Non so dire se sia l'agenda di Paolo. Ma sarebbe l'ennesimo paradosso», ha detto ieri la sorella, Rita Borsellino. E Grasso ha concluso: «Come sapete sono uno che tende sempre ad accertare la verità e a cercare verità e giustizia. Qualsiasi passo avanti si può fare, per me è un fatto positivo comunque».

 

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