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Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"
La storia infinita degli stipendi grillini non si è conclusa con la tumultuosa assemblea della settimana scorsa in cui Beppe Grillo chiese a tutti di non fare la cresta, né con la decisione - presa lunedì - di rendicontare tutto il possibile e restituire l'eccedente. Perché quei soldi, allo stato dei fatti, il Movimento 5 Stelle non sa dove metterli.
I parlamentari li stanno custodendo sui loro conti in attesa di capire come fare a creare quel fondo che finora è stato loro negato. Lì dovrebbero confluire la metà dell'indennità base e quel che non viene speso dei rimborsi, più i soldi delle doppie indennità di carica e del tfr che i 5 stelle rifiutano. Oltre 5 milioni di euro all'anno.
E però, finora i tentativi di "restituzione" sono andati a vuoto. Il primo è stato quello di chiedere all'ufficio di presidenza della Camera di istituire un fondo da destinare a un qualsiasi scopo benefico e al quale tutti i gruppi avrebbero potuto fare libere donazioni. Il collegio dei questori ha detto no per la «chiara connotazione volontaristica e personale» della restituzione, e ha spiegato che anche l'Assemblea Regionale Siciliana si sta orientando nello stesso modo.
«Ma non è affatto vero - racconta accorato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio - il consigliere regionale Giorgio Ciaccio ci ha spiegato come loro facciano dei bonifici direttamente all'Assemblea, che poi li gira all'assessorato competente». Il secondo tentativo è stato un emendamento al decreto per il pagamento dei debiti della Pa con il quale si istituiva un fondo per il microcredito alle piccole e medie imprese aperto alla contribuzione di tutti i cittadini.
La proposta non è passata alla Camera. «Ci riproveremo al Senato», promette ancora Di Maio, ma ha poche speranze che le cose possano cambiare. Così la prossima mossa sarà quella di andare a parlare con il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni. «I questori ci hanno suggerito di aprire un conto privato, ma noi quel fondo non vogliamo gestirlo, deve farlo lo Stato».
Le buone intenzioni per ora si scontrano con la realtà . Anche Grillo ieri sera, durante il Tutti a casa tour, ha spiegato che i soldi saranno restituiti «con formule che sono allo studio». Poi ha proseguito con il mantra degli ultimi giorni, ripetuto al mattino alla Cnbc: «A ottobre, alle prossime elezioni, saremo noi e Berlusconi. Il Movimento e lo psiconano, l'ologramma».
Per Grillo il Pd «non si sa più che cosa sia», ma il suo elettorato gli interessa non poco, tanto che continua a battere sugli scandali Unipol e Mps: «Difendono Berlusconi dalla galera per non avere processi sulle banche, i più grandi scandali finanziari degli ultimi 50 anni».
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