SALVA-ITALIA - TRATTATIVE IN CORSO TRA ROMA E BRUXELLES PER EVITARE UNA MANOVRA CORRETTIVA DA 40 MILIARDI - TAGLI TRA I 15 E I 17 MILIARDI IN LARGA PARTE FONDATi SULLA SPENDING REVIEW RIPAGATI DA RIFORME ECONOMICHE, A PARTIRE DAL MERCATO DEL LAVORO (CHI GLIELO DICE AI SINDACATI?)

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Claudio Tito per La Repubblica

 

ITALIA CRAC BUCO ITALIA CRAC BUCO

La trattativa è già in corso da qualche settimana. Si basa su due grandi pilastri: la parola “flessibilità” e una percentuale, quella dello 0,25% nella riduzione dei saldi. La somma dei due fattori potrebbe portare ad uno “sconto” nel 2015 rispetto all’applicazione dei famigerati parametri europei. Per l’Italia e per tutti i partner che non riescono a raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio. Ma per Roma si tratterebbe di un “risparmio” di oltre quattro miliardi.

 

Una mossa che ufficializzerebbe l’esclusione di una manovra correttiva a settembre e una Legge di Stabilità per l’anno prossimo un po’ più leggera rispetto a quanto temuto. Flessibilità e 0,25%, dunque, sono i due elementi in grado potenzialmente di costituire presto il “grande patto” tra Roma e Bruxelles. Ma soprattutto tra tutti i partner europei, per affrontare la crisi economica nel prossimo anno.

 

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L’emergenza ormai sta investendo quasi tutta l’Europa - compresa la locomotiva tedesca - e anche quella che il premier italiano Renzi chiama la “tecnostruttura” dell’Ue inizia a rendersi conto che la linea del rigore assoluto non è più percorribile. E che, anzi, bisogna prendere in esame anche soluzioni che non costringano i partner più in difficoltà - tra cui l’Italia - a operazioni draconiane e soprattutto procicliche con il rischio di danneggiare ulteriormente il tentativo di superare la fase di stagnazione, in particolare quella dei consumi.

 

«Non siamo solo noi ad andare male - ripete da giorni Matteo Renzi - tutta l’Europa è in recessione. Il problema non è solo nostro, è di tutti». Il riferimento riguarda in primo luogo Berlino, ma anche la Francia che ha annunciato di superare nuovamente la soglia del 4% nel rapporto deficit/Pil.

 

Draghi, Merkel e Monti Draghi, Merkel e Monti

Sul tavolo del negoziato allora tra il governo italiano e la Commissione europea - la nuova peraltro deve ancora insediarsi - non c’è l’ipotesi di avviare una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese. Sta semmai spuntando la possibilità di «interpretare con flessibilità» alcuni dei parametri previsti dal Fiscal compact e dai Six pack.

 

Naturalmente non c’è ancora nulla di definito. La trattativa è solo avviata e avrà un passaggio fondamentale a fine agosto, quando si terrà il Consiglio europeo straordinario. Però si tratta di una traccia su cui i vertici dell’Ue iniziano a lavorare.

 

Le strade capaci di raggiungere il prossimo anno il famigerato pareggio di bilancio, infatti, vengono ormai considerate definitivamente occluse (servirebbero 40 miliardi).

 

EURO CRACEURO CRAC

Nei contatti informali tra Bruxelles e Roma, questo costituisce un dato appurato. Il vero snodo è quindi un altro. E riguarda il cosiddetto Obiettivo di medio termine. Il Fiscal compact fissa l’obbligo per i paesi il cui debito supera il 60% del Pil di convergere verso l’obiettivo di pareggio di bilancio con un miglioramento annuale dei saldi pari ad almeno lo 0,5 per cento. Ecco, questo parametro potrebbe essere sostanzialmente dimezzato portandolo allo 0,25%. Con un potenziale risparmio di diversi miliardi: tra i 4 e i 5.

MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO MERKEL BERLUSCONI NAPOLITANO

 

Questa soluzione ovviamente non riguarderebbe solo l’Italia ma tutti i partner europei con un rapporto debito/Pil appesantito. E soprattutto terrebbe conto di una situazione complessivamente difficile per l’Unione. Basti considerare gli ultimi dati sulla crescita tedesca e soprattutto quelli sul Pil (fermo allo 0%) e sul debito (ormai vicino alla soglia del 100%) della Francia.

 

MARIO DRAGHI MERKEL MARIO DRAGHI MERKEL

Per il governo di Renzi, però, significa preparare la prossima legge di Stabilità con un minimo di serenità in più. Ad esempio non sarà obbligatorio rispettare nel 2015 l’obiettivo fissato nell’ultimo Def di un rapporto deficit/Pil all’1,8%. L’asticella - a seconda ovviamente della crescita che si registrerà il prossimo anno - si potrebbe spostare verso il 2,2-2,4%.

 

MERKEL NAPOLITANO MERKEL NAPOLITANO

E in quel caso la manovra composta solo di tagli - nelle intenzioni di Palazzo Chigi e dell’Economia - si attesterebbe tra i 15 e i 17 miliardi. Si tratterebbe comunque di un intervento doloroso ma sopportabile. In larga parte fondato sulla spending review. Il governo infatti sta già in questi giorni valutando tutte le voci inserite nel piano di Cottarelli.

 

Il presidente del consiglio intende selezionare “politicamente” ogni singolo capitolo di quell’elenco anche perché tra le diverse sezioni spicca pure un risparmio di 1,5 miliardi sulle pensioni e circa un altro miliardo sulla sanità. Misure che difficilmente Il premier vorrà adottare, almeno in quella misura.

 

Ovviamente l’eventuale “flessibilità” accordata dalla Commissione europea - ancora

RENZI EUROACCATTONE PRIMA PAGINA DE LA PADANIA RENZI EUROACCATTONE PRIMA PAGINA DE LA PADANIA

tutta da definire - dovrà essere ripagata con dei segnali concreti in termini di riforme economiche prima della legge di Stabilità e al suo interno. Lo stesso Fiscal compact stabilisce delle clausole di salvaguardia per chi adotta riforme strutturali.

 

Di tutto questo, del resto, hanno parlato nei giorni scorsi il capo del governo e il presidente della Bce, Mario Draghi. Oltre ai tagli di spesa, quindi, le attenzioni dell’esecutivo si stanno concentrando su tre versanti: mercato del lavoro, competitività delle imprese e capacità di attrarre investimenti.

 

Riforme in cambio di “flessibilità”, sarà il refrain dei prossimi mesi. A Palazzo Chigi insistono su questa linea fin da febbraio scorso e ora molti iniziano a ripetere una celebre frase di George Bernard Shaw: «Il progresso è impossibile senza cambiamento».

 

Uno degli elementi maggiormente sotto osservazione riguarda gli investimenti. nell’ultimo dato Istat sul Pil del secondo trimestre, il fattore che ha determinato il calo allo 0,2% era costituito dalla netta riduzione proprio degli investimenti. Palazzo Chigi e via XX Settembre stanno agendo anche nella consapevolezza che il primo “esame europeo” verrà sostenuto a novembre con un’analisi preventiva della Legge di Stabilità.

RENZI E PADOAN RENZI E PADOAN

 

Le procedure di infrazione - che al momento tutti escludono - sarebbero semmai valutate a partire da aprile 2015. Un altro fattore entrerà in autunno sotto la lente di ingrandimento del governo: le privatizzazioni. È possibile che per dare un segnale anche nell’abbattimento dell’enorme stock del debito pubblico si proceda ad un’altra tranche di cessioni per alcune grandi aziende pubbliche, comprese Eni e Enel ( le due aziende stanno già lavorando alla possibilità di cedere il 5%delle azioni per un importo complessivo di circa 6 miliardi). Conservando però un punto fermo: non perdere il controllo dei due colossi nazionali.

 

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A Palazzo Chigi e al Tesoro, insomma, tutti si preparano al redde rationem autunnale con un pizzico di ottimismo in più. Nella convinzione che il negoziato con i falchi della Cancelleria tedesca e del nord Europa adesso può diventare più agevole, dopo l’ufficializazione che anche il Pil della Germania è in caduta. E molti tornano a ricordare la frase pronunciata da Carlo Azeglio Ciampi al momento dell’introduzione della moneta unica europea: «L’Euro non è un paradiso, ma un purgatorio ».