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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
R.Co. per il “Corriere della Sera”
Circolano nomi di ministri, nuove alchimie di governo, in migliaia dell' ancien regime temono di perdere la poltrona, sui mercati si muovono miliardi in cerca di nuove opportunità. Insieme a migliaia di persone nelle piazze che festeggiano una sorta di liberazione, nei palazzi del potere si disegna il «dopo Dilma».
Ma quando e come avverrà ancora non è dato sapere. Il pesantissimo voto della Camera (367 voti a favore, 137 contro) mette le ali all' impeachment della presidente Rousseff, ma la strada è ancora lunga. Prima di tutto perché lei non molla, esclude di dimettersi prima della conclusione dell' iter. Non segue insomma l'esempio di Fernando Collor, che nel 1992 gettò la spugna proprio dopo il voto della Camera, o di Richard Nixon, per fare un caso più lontano, altra rinuncia prima del verdetto finale.
DILMA ROUSSEFF E LULA DA SILVA
Nemmeno il prossimo passaggio le è favorevole, perché da oggi l' incartamento passa dalla Camera al Senato. Qui l' impeachment andrà avanti a maggioranza semplice. I senatori sono 81 e la Rousseff ne ha dalla sua parte appena una trentina sicuri. Perdendo al Senato, la «presidenta» verrà allontanata dal potere per un periodo massimo di sei mesi, in cui il suo vice Michel Temer assumerà la presidenza ad interim. E' solo in questo lungo interregno che si svolgerà il processo vero e proprio, nel merito, sui reati contestati alla Rousseff (maquillage del bilancio pubblico, ma nulla di personale).
lula e dilma sulla piattaforma petrolifera
Che cosa lascia ancora un margine di speranza alla 68enne leader brasiliana e ai suoi sostenitori? Prima di tutto il carattere, dove testardaggine e arroganza si mescolano: la Rousseff si considera innocente, vittima di un complotto e considera l' impeachment un golpe simile a quello che la portò in galera in gioventù.
«Ho resistito alle torture - dice spesso - cosa volete che sia questo...». Spera anche che l' opinione pubblica si rivolti contro la soluzione Temer, il vice «traditore», e che i giudici arrivino presto ai suoi grandi nemici, prima di tutto il presidente della Camera Eduardo Cunha, che l' ha infilzata e sul quale pendono accuse pesantissime di corruzione.
Sei mesi con un presidente ad interim e una quasi ex congelata rischiano di portare ad una instabilità fatale, per un Paese immerso nella crisi economica e alla vigilia delle Olimpiadi. Dall' impasse potrebbe uscire un accordo generale per elezioni anticipate. E' la soluzione preferita da Lula che sogna di ricandidarsi alla presidenza e vincere. Sempre se non verrà travolto dalle indagini giudiziarie in corso.
A proposito dei Giochi di agosto il Cio ha emesso ieri una nota dove si minimizzano eventuali problemi: «La preparazione di Rio 2016 è in una fase operativa e molto avanzata, nella quale la politica ha molto meno influenza rispetto a qualche mese fa».
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