donald trump ursula von der leyen dazi unione europea

“TRUMP CI PRENDE A SBERLE E URSULA LO ASSECONDA” – IN DIVERSE CAPITALI EUROPEE MONTA IL MALUMORE NEI CONFRONTI DI QUELLA PIPPA DELLA VON DER LEYEN PERCHÉ, NONOSTANTE LA PUBBLICA UMILIAZIONE SUBÌTA DAVANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU, CON LE CRITICHE ALLE POLITICHE MIGRATORIE E CLIMATICHE DI BRUXELLES, LA COMMISSIONE UE HA “ACCOLTO POSITIVAMENTE” L'INTERVENTO DEL COATTO DELLA CASA BIANCA – DOPO LA BATOSTA DEI DAZI, L'INEFFABILE URSULA È PRONTA AD APPECORONARSI DI NUOVO ACCOGLIENDO ANCHE LA RICHIESTA DEL TYCOON DI AZZERARE L'IMPORTAZIONE DEL PETROLIO RUSSO IN EUROPA – QUELLA PRUGNA SECCA DI URSULA NON HA CAPITO CHE IL TYCOON RISPETTA SOLO CHI SI MOSTRA FORTE, COME LA CINA?

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “la Stampa”

 

URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP A NEW YORK

Nonostante la pubblica umiliazione subìta davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con le critiche alle politiche migratorie e climatiche dell'Unione europea, la Commissione guidata da Ursula von der Leyen ha «accolto positivamente» l'intervento di Donald Trump a New York.

 

Lo considera una svolta per quanto riguarda la posizione americana sul conflitto ucraino e addirittura la presidente della Commissione rivendica di aver contribuito a questo presunto cambio di passo da parte del capo della Casa Bianca.

 

donald trump alle nazioni unite

«Questo impegno (di Trump, ndr) non è avvenuto per caso – ha spiegato ieri un portavoce dell'esecutivo –, ma perché la presidente von der Leyen e altri leader europei hanno lavorato instancabilmente per garantire che tutti i partner globali rilevanti, in particolare gli Usa, si impegnassero su queste questioni».

 

Una lettura non pienamente condivisa da tutte le capitali, dove regna maggiore scetticismo e dove c'è il timore che in realtà l'atteggiamento di Trump sia la prova di un disimpegno americano nei confronti del conflitto.

 

URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP - ANDREA CALOGERO PER LA STAMPA

Ma von der Leyen ci crede. E per fornire l'ennesima "prova d'amore" politico-commerciale-energetica, è ora pronta a soddisfare un'altra richiesta di Donald Trump. Nel suo intervento all'Onu, il presidente americano ha insistito sulla necessità di azzerare gli acquisti di combustibili fossili dalla Russia, anche perché gli Stati Uniti sono a loro volta fornitori di gas e petrolio.

 

Ursula von der Leyen si è subito precipitata a dire che Trump «ha assolutamente ragione» e ad annunciare di conseguenza una nuova misura che prevede l'innalzamento dei dazi sull'oro nero di Mosca, in modo da mettere ulteriore pressione all'Ungheria e alla Slovacchia, gli unici due Stati Ue che ancora si riforniscono dalla Russia.

 

La tabella di marcia già fissata prevede lo stop agli acquisti a partire dal 1° gennaio del 2028, in modo da dare ai due Paesi maggiore tempo per adeguarsi, visto che non hanno uno sbocco sul mare. Ma con la carta dei dazi, che possono essere adottati a maggioranza qualificata, von der Leyen introdurrà un ulteriore strumento di pressione per compiacere Trump.

 

PETROLIERE RUSSE CHE AGGIRANO LE SANZIONI SUL PETROLIO

Nel secondo trimestre del 2024, gli Stati Uniti erano il primo fornitore di petrolio dell'Ue (con una quota pari al 15,1% del totale), ma quest'anno sono scivolati al secondo posto (con il 14,2%), scavalcati dalla Norvegia. Trump intende mantenere il primato anche nelle forniture di gas naturale liquefatto (da lì viene il 57% di quello comprato dall'Ue), ma l'Ue ne acquista ancora circa 20 miliardi di metri cubi l'anno dalla Russia.

 

Da qui nasce la decisione di von der Leyen di anticipare di un anno, entro la fine del 2026, la chiusura definitiva dei rubinetti del Gnl russo, come previsto dal diciannovesimo pacchetto di sanzioni.

 

Nel presentarlo, la Commissione aveva elencato i cinque Paesi Ue che ancora lo importano (Portogallo, Spagna, Francia, Belgio e Paesi Bassi), ma ieri fonti di Palazzo Berlaymont hanno precisato che in realtà tra gli «utilizzatori finali» ci sono anche Italia e Germania.

 

VIGNETTA ELLEKAPPA - TRUMP E L'ACCORDO SUI DAZI CON URSULA VON DER LEYEN

La strategia di von der Leyen, però, viene vissuta con un po' di malumori in alcune capitali. «Con l'accordo commerciale ci siamo fatti prendere a schiaffi – si sfoga una fonte diplomatica dietro garanzia di anonimato –, all'Onu ci ha rifilato altri ceffoni e noi continuiamo a baciargli la pantofola nella speranza che questo porti a qualche risultato sul fronte ucraino».

 

Un altro diplomatico è convinto che la presunta svolta sia in realtà l'ennesima boutade di Trump «che ci ha abituato a dire una cosa oggi e il suo contrario domani» o che addirittura la nuova strategia «aiutate pure l'Ucraina a riprendersi i territori» sia in realtà indice di un suo disimpegno dalla partita, «dopo il fallimento dei negoziati con Putin».

 

[...] La Commissione sta lavorando a un piano per trasformare gli asset russi congelati in un prestito da fornire a Kiev, ma vuole coinvolgere i partner del G7. Regno Unito, Canada e Giappone sembrano essere d'accordo, mentre sulla partecipazione americana restano ancora molti dubbi.

 

PETROLIO RUSSIA

Lo schema prevede di utilizzare gli asset finanziari che si sono trasformati in liquidità (circa 175 miliardi di euro) per acquistare bond senza cedola e girare la somma a Kiev sotto forma di prestito (dal valore di 130 miliardi), da restituire solo quando Mosca avrà ripagato i danni della guerra. Una soluzione che trasferirebbe il rischio finanziario sui Paesi che garantiranno i nuovi titoli. [...]

donald trump alle nazioni uniteURSULA VON DER LEYEN - DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA