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TRUMP D’ARABIA - DOPO IL BOMBARDAMENTO SULLA SIRIA, DONALD DIVENTA IL PALADINO SUI SOCIAL ARABI – LO CHIAMANO “IL LEONE DI IDLIB” – LONTANI I TEMPI DELLE CRITICHE PER IL 'MUSLIM BAN' – MESSAGGIO POSITIVO ANCHE DAL FARAONE SAWIRIS

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Rolla Scolari per La Stampa

 

attacco usa in siriaattacco usa in siria

Eravamo rimasti a un Donald Trump che aveva indignato i musulmani dall’America all’Asia passando per Europa e Medio Oriente – non i leader arabi, si noti bene – per il divieto di immigrazione da alcuni Paesi islamici registrato dalle cronache come «muslim ban». Nelle ore e giorni successivi all’inaspettato raid americano contro una base del regime siriano, in seguito a un attacco chimico sul villaggio di Khan Sheikhun, vicino a Idlib, per molti sui social arabi il neo presidente americano è diventato un mezzo eroe.

 

C’è chi nel lodarlo ci ha messo fantasia. Trump è diventato Abu Ivanka all’Amriki, hashtag in arabo #Abu Ivanka, il padre di Ivanka, utilizzando una forma di rispetto nel mondo arabo. Gli è spuntata la barba, simbolo di pietà per i musulmani.  Qualcuno grazie all’arte di photoshop gli ha messo in testa un tarbush, tipico copricapo conico di lana rossa: «Ti amiamo», è scritto sotto. Un tal Khaled Abdelati su Facebook scrive «Grazie Trump, hai avuto il coraggio di fare quello che nessun leader arabo codardo ha fatto». 

 

attacco chimico in siriaattacco chimico in siria

Il magnate egiziano Naguib al-Sawiris ha scritto: «Per chi è contro l’attacco americano: siete d’accordo con l’uccisione di bambini innocenti con le armi chimiche?»  Bana Alabed, la bambina siriana di sette anni diventata famosa per aver raccontato via Twitter la sua vita ad Aleppo est durante i combattimenti, ha scritto: «Sono una bambina siriana che ha sofferto sotto Bashar al-Asad & Putin. Accolgo favorevolmente l’azione di Donald Trump contro gli assassini del mio popolo».

feriti dopo le bombe su idlibferiti dopo le bombe su idlib

 

«Questo è abbastanza ipocrita, visto che solitamente ti dici in favore della pace», è la replica di un suo follower.  Trump è diventato di tutto: dalla «spada degli arabi» al «leone di Idlib», e non manca chi ha fatto ironia su questo entusiasmo da social, come un user curdo che con emoticon e faccine sorprese, elencando i nuovi titoli affettuosi affibbiati al presidente americano – spada degli arabi, cavaliere, luce dei nostri occhi – posta la celebre foto di Saddam Hussein in completo e cappello neri, il braccio destro teso, ma con la faccia di Trump e la scritta: il leone dell’anno. 

 

SAWIRISSAWIRIS

Se parte dei social arabi ha visto in Trump un eroe, sia tra gli user siriani sia del resto della regione, rimane chi ha sollevato dubbi: «Ora vi piace Trump, dove sono finiti quelli che dicevano che odia arabi e musulmani?».  L’ex deputato egiziano Mustafa Bakri scrive su Twitter che l’attacco americano contro la base siriana è la prova che “l’America fabbrichi il terrorismo». Come ai tempi del «muslim ban», i governi della regione hanno in un primo momento mantenuto il silenzio.

 

A prendere una netta posizione in favore dell’azione militare è stata subito l’Arabia Saudita, seguita da tutti i potentati del Golfo tranne l’Oman. Nel week end c’è stata anche una telefonata tra il presidente Trump e il re Salman saudita, in cui il sovrano ha chiaramente sostenuto l’Amministrazione Trump nella sua azione militare. 

 

trump e mohammed bin salmantrump e mohammed bin salman

Nelle settimane prima dell’attacco, alla Casa Bianca hanno fatto visita leader arabi che hanno consolidato con Trump alleanze già esistenti: il figlio di re Salman, Mohammed bin Salman, è stato a Washington seguito dal rais egiziano AbdelFattah al-Sisi e poi, proprio nel giorno prima dell’attacco, dal sovrano giordano Adullah II, accanto al quale Trump ha parlato della Siria e del regime di Damasco con toni nuovi e molto più duri rispetto al passato, preannunciando un possibile attacco militare.