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Marco Zatterin per “la Stampa”
Alexis Tsipras spara a zero. La linea emersa dall’Eurogruppo gli pare «una provocazione», rifiuta ogni ultimatum e ricorda che «il vecchio programma è morto». Dice anche, il premier greco, che «non c’è bisogno di un “Piano B” perché noi resteremo nell’Eurozona», quindi assicura che «non c’è fretta», il che cozza con gli umori bruxellesi e con le scadenze di mercato che attendono i suoi 330 miliardi di debito.
I partner europei lo osservano anche con curiosità. Il piano di salvataggio scade a fine mese, estenderlo richiede tempo. «Pronti a lavorare per un’intesa - dice Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione - però devono chiederlo loro entro venerdì altrimenti non ci sarà tempo».
renzi tsipras rutte juncker all eurogruppo
Più fonti riferiscono che il premier greco sarebbe orientato a domandare l’estensione di sei mesi del piano dei prestiti che scade il 28. Lo farebbe. Non è l’intero programma di aiuti della Troika, e non sarebbe alle condizioni dell’Eurogruppo, bensì a quelle del lodo Moscovici bocciato dall’Eurogruppo. Allungare i crediti e lasciar fare, insomma, non quello che chiedono nel club della moneta unica. Niente conferme ufficiali e, sino a tardi, neanche la convocazione d’un vertice in cui riprendere il filo del dialogo sospeso lunedì sera alle sette.
VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS
E’ stato allora che il ministro dell’Economia Yanis Varoufakis ha respinto al mittente una bozza di compromesso dell’Eurogruppo giudicata «inaccettabile» e accusato il presidente Jeroen Dijsselbloem di aver sotterrato un testo scritto dal responsabile economico della Commissione, Pierre Moscovici, che invece a lui andava bene. La denuncia ha creato malumore, bastava vedere la faccia del francese quando ha lasciato la riunione Ecofin ieri, bruciato dal fuoco amico. «Ci sono sempre molti documenti, conta solo quello approvato dai ministri», spiegano i portavoce Ue.
Così ieri è stata giornata di schermaglie e riflessione, con contatti segreti a raffica dietro le quinte per mantenere alta la tensione. Tsipras ha sentito Matteo Renzi, mentre Varoufakis risultata aver parlato con Moscovici.
Nell’attesa di un chiarimento, i ministri economici Ue hanno appena sfiorato il dossier greco, se non che dal fronte britannico si è cercato di verificare se la Commissione fosse pronta ad affrontare una eventuale Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro. «Il ministro Osborne è uno dei migliori difensori dell’Eurozona», ha scherzato il tedesco Schaeuble, in gran forma nonostante l’irritazione per la vignetta cretina apparsa sull’organo di Tsipras che lo presentava come un nazista. «Infelice», ha detto Tsipras.
Anche per questo c’è andato giù pesante, il tesoriere della cancelliera. «Varoufakis non ha convinto l’Eurogruppo - ha detto dopo l’Ecofin -, ci sono dubbi su cosa voglia: se non intende attenersi al programma, non dobbiamo estenderlo; se ci sono degli impegni, vanno mantenuti». Fatalista, ha affermato che ora dipende solo Tsipras se la Grecia resterà nell’euro, cosa che - giura - tutti vogliono con forza. Per vocazione e non solo. L’Italia vanta ad esempio un credito di 40 miliardi con Atene, il cui debito è per il 62% nelle mani dei governi dell’Eurozona e per l’8% della Bce. «Stiamo facendo gli interessi dell’Italia», precisa il ministro dell’Economia, Padoan.
VIGNETTA SYRIZA - SCHAEUBLE CON UNIFORME NAZISTA
Il dibattito greco ha oscurato il confronto sul Piano Juncker con cui l’Ue intende alimentare 315 miliardi di investimenti e con essi la ripresa. Un bene. L’Ecofin ha rinviato l’intesa sulla parte procedurale e sul governo del Fondo destinato a garantire i progetti. Più fonti riferiscono che molta della rigidità dipende dalla Bei, «impegnata anzitutto salvaguardare la sua tripla A».
Padoan ha detto che, come la Germania e altri, l’Italia valuta di partecipare indirettamente con l’apporto della Cassa depositi. E’ una strada che devia rispetto all’idea che tutti entrassero in scena con iniezioni di capitale. Per un Piano che già esile rispetto alle ambizioni, non il migliore biglietto da visita.
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