DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Marco Sodano per "la Stampa"
Quando si parla di tasse, in Italia, si ragiona sempre in termini di record. Abbiamo il primato del peso fiscale reale: nel 2013 abbiamo raggiunto il 53% del Pil, il livello più alto nel club delle economie avanzate. Non è da poco neppure la pressione fiscale apparente, che si ferma al 44,6%.
La prima cifra è depurata del sommerso, il che significa che è calcolata rispetto agli italiani che pagano le tasse, la seconda, invece, fa riferimento al numero complessivi dei potenziali contribuenti, e dunque include chi evade, rifiutandosi di dare il suo contributo alle spese che lo Stato sostiene per tutti.
Si arriva così al terzo punto: quanto sottraggono gli italiani che evadono agli altri. L'economia sommersa vale il 17,4% del prodotto nazionale, un altro dato che ci permette di stare saldamente in testa alle classifiche internazionali.
La quota di economia nascosta all'Erario, tradotta in numeri assoluti, significa che ogni anno vengono sottratti al pagamento delle imposte 272 miliardi: quella cifra, se fosse tassata al 50%, porterebbe nelle casse dello Stato una cifra sufficiente - tanto per fare un esempio - per esentare tutte le prime case dall'Imu per la bellezza di 34 anni.
I numeri sono quelli dell'Ufficio studi di Confcommercio. E dicono anche dell'altro: intanto che quella sulla pressione fiscale è per il momento una stima «prudenziale» che include le tasse sugli immobili e la Tarse ma non ancora l'incremento di un punto percentuale dell'Iva, che per ora è rinviato al primo ottobre, nè gli eventuali incrementi delle addizionali Irpef che gli enti locali potrebbero decidere prima della fine dell'anno.
Confcommercio arriva così alla conclusione che - come ha detto il presidente Carlo Sangalli - «Il livello delle tasse è troppo alto e va ridotto perché è incompatibile con qualsiasi concreta prospettiva di ripresa». Di qui la proposta di un «Patto tra i contribuenti in regola e le istituzioni» per un fisco più «efficace e funzionale». E la richiesta nell'immediato di cancellare l'aumento dell'Iva, «un colpo mortale» per la domanda interna.
Secondo Mariano Bella, direttore dell'Ufficio studi dell'associazione dei commercianti «l'alto livello della pretesa fiscale è il primo incentivo all'evasione». Tra gli altri fattori determinanti il ricercatore individua il valore atteso della sanzione (ovvero l'inefficienza della giustizia civile), la percezione poco di quanto ci restituisce lo Stato a fronte del pagamento delle tasse. E bisogna anche tener conto del fatto che «Oltre una certa soglia l'aumento delle imposte genera una riduzione della crescita. L'eccesso di imposizione riduce le nostre possibilità economiche».
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