DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA…
putin e il teatro delle marionette obama poroshenko merkel
Federico Rampini per “la Repubblica”
Vladimir Putin vuole mettere l’Occidente davanti al fatto compiuto, ritagliarsi una fetta di Ucraina da annettere alla Russia come la Crimea. Davanti a questa sfida l’Unione europea è indecisa a tutto, non riesce neppure a varare nuove sanzioni economiche.
Il viaggio di Angela Merkel e François Hollande alla “corte dello Zar Putin”, oggi a Mosca, è un umiliante segnale di debolezza. Queste sono le analisi che circolano fra la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato, in un’America dove cresce la voglia di armare l’esercito ucraino: almeno per rispondere simmetricamente a ciò che Putin sta facendo coi ribelli filorussi.
L’incontro di Kiev tra John Kerry e i leader europei ieri era studiato per dare un’immagine di unità, e il copione è stato rispettato. Ma dietro la facciata, l’insofferenza americana è palpabile. La riassumeva, sia pure nel vellutato gergo della diplomazia, uno dei massimi responsabili delle strategie internazionali alla Casa Bianca: «Ci sono tre questioni sul tavolo. La prima: come aumentare il costo economico per la Russia attraverso nuove sanzioni. La seconda: assicurare all’Ucraina il sostegno finanziario necessario alla sua sopravvivenza. La terza: rafforzare la capacità dell’Ucraina di difendersi, che è anche un modo per rendere più attraente alla Russia e ai separatisti l’opzione del negoziato per cessare il conflitto».
È evidente che solo sul secondo punto c’è un’intesa abbastanza sostanziale tra Europa e Stati Uniti; sul primo e sul terzo le due sponde dell’Atlantico fanno fatica a raggiungere una vera unità.
La questione degli aiuti militari diventa sempre più urgente, perché la Russia non sta riducendo le sue forniture belliche ai separatisti (com’era nei patti), anzi dietro la recrudescenza dei combattimenti molti esperti vedono un pressing deliberato di Mosca. Lo squilibrio tra i flussi di aiuti che vengono da Est e da Ovest è enorme, secondo l’analisi che ne fanno il Pentagono e la Nato.
I russi hanno mandato ai secessionisti i nuovi carri armati T-80, la cui corazza è una difesa impenetrabile per la vetusta artiglieria ucraina. I ribelli hanno ricevuto anche nuove forniture di razzi Grad e altri armamenti pesanti. Infine le forze russe stanno facendo un ricorso sistematico alla guerra elettronica, “accecando” i sistemi di comunicazione ucraini.
Sul fronte opposto gli aiuti militari sono pressoché nulli. L’Amministrazione Obama ha promesso 118 milioni di dollari di aiuti per «addestramento e attrezzature non di combattimento» al ministero della Difesa di Kiev. Poca roba. E solo la metà di quanto promesso è stato effettivamente consegnato. Un altro sforzo di dimensione analoga è nei piani di Washington, ma continua a rimanerne escluso qualsiasi aiuto di tipo militare in senso proprio.
Ed è questo che l’Ucraina continua a chiedere con insistenza: dai fucili di precisione alle munizioni, dai lancia-granate ai bazooka anti- carro, dalle autoblindo ai radar e ai droni. Kiev è praticamente sprovvista di tutto ciò che caratterizza un esercito moderno, dalle armi leggere alla strumentazione elettronica.
john kerry susan rice hillary clinton
A differenza degli europei, i dirigenti Usa stanno cambiando posizione su questo tema. Il comandante militare della Nato, generale Philip Breedlove, è ormai apertamente favorevole alle forniture di armi a Kiev. Anche il suo collega che è il capo di stato maggiore a Washington, generale Martin Dempsey, è sulla stessa posizione. Kerry si sarebbe spostato ugualmente nel campo dei falchi. Fino a qualche tempo fa resisteva la persona che ha più influenza su Obama in questo campo, la sua consigliera per la sicurezza nazionale Susan Rice.
Ma di recente l’opinione della Rice sarebbe cambiata. Vi ha contribuito la pubblicazione di un rapporto di esperti indipendenti, coordinati da Michèle Flournoy che viene indicata come possibile segretario alla Difesa in una futura Amministrazione Hillary Clinton. Il rapporto esorta gli Stati Uniti a moltiplicare per trenta il suo sforzo di aiuti all’Ucraina, raggiungendo i 3 miliardi di dollari.
E soprattutto includendovi armi offensive oltre che difensive, droni e radar. «L’Occidente — si legge nel rapporto — deve aumentare i rischi e i costi a cui la Russia si espone con la sua offensiva. A questo fine occorre fornire un’assistenza militare diretta all’Ucraina, includendovi armamenti di tipo letale ». Ma usare come soggetto della frase “l’Occidente”, implica un accordo europeo che non esiste.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI –…
DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON…
FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME…