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Fabrizio d’Esposito per il “Fatto Quotidiano”
Dopo un quarto di secolo, Sandro Bondi torna a sinistra. Ancora una volta, a parlare, è la compagna Manuela Repetti, senatrice come lui. Così dopo l’addio al berlusconismo cadente del cerchio magico (la Rossi, Toti e Dudù), il martedì pasquale è trasfigurato in una dichiarazione d’amore per il renzismo: “La mia opinione è che oggi il problema non sia quello di costruire un’alternativa di centrodestra al governo Renzi. Semmai, di fronte al rinnovamento della sinistra incarnata da Renzi, per le forze liberali e riformiste la sfida è di proporre un progetto politico nuovo, per oggi e per il futuro, cioè l’alleanza tra un’area oggi ancora dispersa di centro e la realtà di una sinistra per la prima volta davvero moderna che Renzi rappresenta”.
LA NOTIZIA della svolta ideologica dei Bondi, da sommi sacerdoti del Condannato ad aspiranti novizi del giglio magico del premier, non è tanto nei contenuti. Già nell’aprile di un anno fa, per esempio, il poeta senatore Bondi scrisse una lettera a La Stampa che traboccava entusiasmo per la nuova stella renziana: “La forza di Renzi nasce in fondo dal fatto di proporsi di realizzare quel cambiamento e quella modernizzazione che il centrodestra non può dichiarare di aver realizzato pienamente. Renzi rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista”.
SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI
Sintesi e punto d’arrivo: “Forza Italia ha fallito tutto, a questo punto Berlusconi sostenga Renzi”. Piuttosto, allora, la mossa repettian-bondiana di ieri è la conferma dei movimenti filonazareni dentro e fuori Forza Italia che fanno capo a Denis Verdini, toscano di Fivizzano come Bondi e custode della scatola nera del fu (?) patto del Nazareno tra il premier e l’ex Cavaliere.
Racconta un verdiniano informato: “Denis e Bondi si sentono regolarmente e i loro rapporti sono buonissimi, direi idilliaci. Il gruppo al Senato? È un’ipotesi seria e Bondi e Repetti rientrano in questo progetto”. Ecco quindi il punto di caduta dello strappo familiare dei Bondi, di fatto cacciati o emarginati come tanti altri (compreso Verdini) dal nuovo corso dei guardiani della Salò berlusconiana, dalla Rossi a Toti.
SANDRO BONDI E MANUELA REPETTI
Al momento, la Repetti e Bondi si sono iscritti al gruppo misto, ma l’annunciata disfatta forzista alle Regionali potrebbe generare un gruppo verdiniano filogovernativo a Palazzo Madama: c’è chi addirittura prevede dodici o tredici senatori pronti a sostenere l’attuale maggioranza. Un gruppo che avrebbe poi l’equivalente nei 17 verdiniani che alla Camera firmarono un documento a favore delle riforme, tra questi anche Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Ignazio Abrignani, Massimo Parisi, Monica Faenzi e Luca D’Alessandro.
GIORNO dopo giorno, tra gli azzurri sta emergendo sempre di più la questione della doppia scissione di maggio, a urne regionali chiuse. Da un lato i fedelissimi di Verdini, filonazareni ma anche diciottisti, nel senso che il loro appoggio è dettato soprattutto dalla speranza di arrivare alla fine naturale della legislatura, nel 2018. Dall’altro i ribelli di Raffaele Fitto, che oggi peraltro riunirà a Roma i suoi per un vertice sul tormentone delle candidature in Puglia.
Sul fronte fittiano la notizia del giorno è però un’altra: in Campania l’azzurro Vincenzo D’Anna, ufficialmente nel Gal al Senato, ha ufficializzato la sua lista civica a favore di Vincenzo De Luca, candidato governatore del Pd. La lista avrà pure il logo di Scelta Civica e D’Anna specifica che resta fittiano e che Nicola Cosentino non c’entra nulla con il progetto. Ancora una volta, alla base di uno strappo contro la Casa Madre di Arcore, c’è la ribellione contro il cerchio magico di Berlusconi.
Dice D’Anna: “La Campania ha assaggiato prima degli altri la tracotanza e l’insipienza politica del cerchio magico, l’ingerenza patronale della Pascale e della Rossi, che hanno determinato, sulla base dei propri umori e amicizie, la selezione della classe dirigente”. Ma nel bollettino forzista di guerra del giorno, la battuta più azzeccata è quella di Maurizio Bianconi, altro fittiano. A proposito dello scontro generazionale tra gli azzurri dopo la promozione tv di Silvia Sardone: “Siamo proprio alla frutta. La Sardone in campo è l’epilogo. Come Hitler nel bunker si affidò alla hitlerjugend, Mussolini alle Fiamme Bianche, Stalin ai Pionieri del popolo, così c’è sempre una Sardone pronta a interpretare la fine della storia”.
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