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Davide Carlucci per "la Repubblica"
Chiede il giudice Vincenzo Tutinelli: «Quant'è il contributo della Regione alle entrate della fondazione?». Risposta: «Totale». E perché davate tutti quei soldi a Pierangelo Daccò? «Non avevo altra scelta». Altrimenti? Altrimenti, «Simone si arrabbia». Ecco i verbali dell'interrogatorio di Umberto Maugeri, l'ex numero uno dell'impero della sanità privata di Pavia arrestato nell'inchiesta della procura che vede tra gli indagati, con l'accusa di corruzione, il governatore lombardo Roberto Formigoni.
Per i pm di Milano - Orsi, Pastore, Pedio e Ruta, coordinati dall'aggiunto Francesco Greco - il quadro è abbastanza chiaro: Formigoni ha ricevuto utilità per 7,8 milioni di euro in cambio di una pioggia di denaro che, attraverso 15 delibere regionali, ha garantito, in dieci anni, 200 milioni di euro alla fondazione. E il percorso che ha portato i magistrati a capire come si sia arrivato a questo "scambio" è iniziato proprio con l'interrogatorio di Maugeri: la confessione di aprile, ma il segreto sulle sue parole è stato rimosso da pochi giorni.
Maugeri non ammette solo la dipendenza «totale» dalla Regione - più esattamente, ha certificato PricewaterhouseCoopers nel suo business plan, il contributo della Lombardia è del 57 per cento, il resto viene da altre Regioni o dal ministero - che smentisce la tesi di Formigoni di una malversazione fatta solo con «fondi privati». Il presidente, tuttora ai domiciliari, descrive il clima di soggezione nei confronti del Pirellone all'interno della sua fondazione.
Parlando di Costantino Passerino, l'ex direttore amministrativo, anche lui ai domiciliari, delegato dei rapporti con la Regione, come un uomo nelle mani di Daccò e Antonio Simone, l'ex assessore Dc arrestato nell'inchiesta. Manovrato dai due faccendieri - ribattezzati «il gatto e la volpe» - Passerino sembra terrorizzato. Di fronte al rifiuto, da parte del cda della fondazione, di acquistare una clinica a prezzi gonfiati a Milano con l'intermediazione di Daccò e Simone, Passerino va ad implorare Maugeri di ripensarci.
«Il pagamento a Daccò era utile o indispensabile?», chiede Tutinelli. «Eh, no, era indispensabile - risponde Maugeri - Mi veniva presentato come indispensabile. Certe volte arrivava Passerino quasi piangendo. Qualcosa del genere è successo anche con l'acquisto di Dardanoni. Noi cercavamo una struttura a Milano. E allora abbiamo guardato in giro. L'ipotesi di Dardanoni è venuta subito, sponsorizzata molto da Passerino. Io avevo detto: "No, non se ne fa più niente". Perché il costo era alto. Si parlava di 20 milioni. E poi c'era tutto un intrigo di cose per cui dovevamo comprarle dall'Inghilterra. C'era di mezzo, come si chiama... Il gatto e la volpe... Simone!».
L'affare di via Dardanoni, nel 2011, rischia di sfumare per l'ostilità proprio di Maugeri. «Il consiglio ha detto di no e ho visto un Passerino estremamente preoccupato che mi veniva in continuazione a sollecitare la cosa. Teniamo presente che la nostra valutazione era 14-15 milioni.
E la Regione nel frattempo aveva tirato fuori che aveva bisogno dei sub-acuti. Siccome ritardavo è venuto Passerino quasi piangendo e mi ha detto: "Ho visto, è venuto Daccò a parlarmi e mi ha detto che c'è Simone molto arrabbiato"». Alla fine l'affare - con la prospettiva dell'accreditamento da parte della Regione - si è fatto. E Simone e Daccò si sono spartiti l'onorario per l'intermediazione: quasi 5 milioni di euro.
LOGO FONDAZIONE MAUGERI
salvatore maugeri
Maugeri
PIERANGELO DACCO'
antonio simone b
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