1- AVVISATE TRAVAGLIO CHE SI RISCHIANO GUAI GROSSI A CRITICARE RE GIORGIO NAPOLITANO 2- LA PROCURA DI CAMPOBASSO HA CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER IL SEMPRE-FASCIO CIARRAPICO (SENATORE PDL) E IL DIRETTORE DEL GIORNALE “OGGI NUOVO MOLISE” 3- IL REATO? “AVER OFFESO L’ONORE E IL PRESTIGIO DEL PRESIDENTE”, CRITICANDO (IN UN ARTICOLO DI 3 ANNI FA) LA SCELTA DI RIMANERE IN GIAPPONE “PER OCCASIONI CONVIVIALI” E DI POSTICIPARE IL RITORNO DELLE SALME DI 6 SOLDATI ITALIANI MORTI IN AFGHANISTAN 4- LA LISTA DEGLI INDAGATI PER AVER OFFESO IL QUIRINALE È LUNGA: BELPIETRO, STORACE, FERRARA, PREVITI, BERLUSCONI, DI PIETRO. L’UNICO CONDANNATO? LICIO GELLI, PER OFFESE A SCALFARO. NON SI RICORDANO AZIONI A DIFESA DI COSSIGA, PLURI-INSULTATO 5- EPPURE, PROPRIO NAPOLITANO DEFINÌ IL VILIPENDIO UN “REATO AMBIGUO E PERICOLOSO”

DAGOREPORT

Guai a parlar male del sushi di Giorgio Napolitano, si rischia grosso. Minimo minimo un'inchiesta per aver offeso l'«onore e il prestigio del Presidente della Repubblica», come scrive la Procura di Campobasso nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico del senatore del Pdl Giuseppe Ciarrapico e del direttore del quotidiano «Oggi Nuovo Molise» Paolo Gianlorenzo. Finiti entrambi alla sbarra per un articolo (dal titolo «L'onore dell'Italia ai parà assassinati») sulla visita in Giappone del Capo dello Stato durante le drammatiche ore dell'attentato terroristico a Kabul costato la vita a sei soldati italiani nel 2009.

Napolitano, che pure nell'immediatezza dei fatti aveva ipotizzato un rientro anticipato, preferì proseguire comunque il tour in Estremo Oriente onorando così un programma ricco di appuntamenti mondani non certo irrinunciabili come il pranzo con l'imperatore Akihito e la rappresentazione teatrale del «Don Carlo» allestita dalla compagnia itinerante della Scala.

La colpa di Ciarrapico e di Gianlorenzo, che risponde di omesso controllo, è quella di aver sospettato che «il Capo dello Stato avesse ritardato il solenne impegno istituzionale, relativo all'accoglienza delle salme, per trattenersi in Giappone per occasioni conviviali» e per aver affermato «falsamente e con maliziosa e malcelata perfidia che il rientro delle salme dei sei militari italiani rimasti uccisi in un attentato a Kabul sarebbe stato differito per consentire al Presidente di completare il programma della propria visita in Giappone con appuntamenti futili conditi da occasioni conviviali, dal gusto della ristorazione etnica giapponese e della cucina italiana esportata in Giappone e da spettacoli musicali».

Una volta tornato in Italia, il Napolitano accolse i feretri all'aeroporto e partecipò ai solenni funerali, lasciando che lo Stato maggiore della Difesa chiarisse che il ritardo nel trasferimento era dovuto a problemi burocratici. Caso chiuso? Affatto: tre anni dopo, la Procura ha deciso di trascinare a giudizio un parlamentare e un giornalista perché hanno osato criticare le modalità organizzative, gestionali e la tempistica di un viaggio presidenziale.

E poi dicono che in Italia non c'è libertà di espressione... Lo stesso Napolitano, un mese dopo il viaggio in Giappone, tra l'altro, annunciò che non si sarebbe opposto a una proposta di abrogazione del reato di vilipendio, «un reato ambiguo, pericoloso utilizzabile a fini impropri» secondo Beppe Giulietti, portavoce dell'Associazione Articolo 21. Ciarrapico e Gianlorenzo sono, comunque, in buona compagnia.

La lista di chi è finito nel registro degli indagati, in questi anni, per aver criticato il Colle è assai lunga: il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, è stato messo sott'inchiesta due volte (per una vignetta e per una vicenda analoga a quella del senatore Pdl); l'ex governatore del Lazio Francesco Storace si è ritrovato protagonista di un ricorso davanti alla Consulta dopo il no del Senato al processo;

Umberto Bossi è stato invece assolto dal tribunale di Milano per alcuni giudizi espressi sul conto di Oscar Luigi Scalfaro; Silvio Berlusconi, Cesare Previti e Giuliano Ferrara, ancora su Scalfaro, furono archiviati perché il Guardasigilli Filippo Mancuso non firmò la (necessaria) autorizzazione a procedere; Antonio Di Pietro è stato indagato e archiviato per la requisitoria di piazza Navona contro Napolitano a proposito della legge bavaglio (ma no!).

Sandro Pertini, nel 1984, si oppose invece all'apertura di un fascicolo a carico della federazione bolognese di Democrazia proletaria per un feroce manifesto sull'incontro in montagna tra lo stesso Presidente partigiano e Papa Giovanni Paolo II. Tra i pochissimi condannati c'è Licio Gelli, il gran maestro della P2: otto mesi per giudizi offensivi su Scalfaro.

A Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, intanto, la Procura si prepara a sferrare una gigantesca e costosissima indagine informatica per scovare i grillini (almeno un centinaio) che sul blog del comico genovese hanno preso di mira l'attuale Capo dello Stato, che aveva minimizzato i risultati del Movimento 5 stelle alle ultime amministrative. Rischiano fino a cinque anni di carcere. Non si ricordano, invece, azioni della magistratura a difesa dell'onore e del prestigio di Francesco Cossiga, nonostante gli abbiano detto di tutto durante il settennato. Pure che fosse pazzo. Altro che sushi...

 

NAPOLITANO INCONTRA L IMPERATORE DEL GIAPPONE AKIHITO NAPOLITANO IN VISITA IN GIAPPONE NAPOLITANO IN VISITA IN GIAPPONE NAPOLITANO IN VIAGGIO IN GIAPPONE DURANTE LA MORTE DEI SOLDATI IN AFGHANISTANGIUSEPPE CIARRAPICO Oscar Luigi Scalfarocossiga SCALFARO