DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Luca Josi per il “Fatto quotidiano”
Chi un po' prima, chi un po' dopo, ma sicuramente andiamo; se non in cielo, comunque, fuori dalle gioie e rotture terrene. Questo pare essere l' andazzo, visibile, della vita. Un mattatore del teatro politico sta consumando le sue ultime beffe verso la noia e la modestia dei tempi: Marco Pannella.
Pacifista bellicoso e vorace digiunatore, ha cavalcato la nostra democrazia con campagne che ne hanno modernizzato la società, facendo e disfacendo partiti, movimenti e leader con la velocità, algida, di un Arturo Brachetti mentre cambia i suoi abiti e una famelicità da far ricordare Crono per inappetente. Nel tempio dell' obbligata bugia che è la politica, comunque, l' unità di misura del talento rimane quella dell' interpretazione - "Ho recitato bene la mia commedia? Se, sì, applauditemi", Augusto - più che del risultato. Quest' ultimo, spesso, è postumo, per i più materialisti e per i molti atei, irrilevante. La recita, invece, è qui e raccoglie il consenso mondano dei presenti.
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Pannella è coriaceo almeno quanto Hrundi V. Bakshi - il Peter Seller indiano, duro a morire, della scena iniziale di Hollywood Party - e pregno di uno sgamato buon senso, vuole sbirciare la scaletta della sua orazione funebre. Se applauso dev' essere, mostratemelo ora. L'Egitto ha un proverbio che torna utile: tutti vanno al funerale del cane del ministro, nessuno al suo. E Pannella che quadrupedi non ha e ministro è mai stato - ma molto più! - giustamente, gli applausi, preferisce contarli ora.
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L' estro sadico del guru radicale rimane irraggiungibile. Durante Tangentopoli, per esempio, sodomizzò intere schiere di parlamentari convocandoli alle sette del mattino. Era, per quei nullafacenti tiratardi, una punizione funzionale e mortificante. Così, distratto dalla sua visione planetaria dei mali e dell' ingiustizia, il movimento radicale sussurrò, in proporzione, una flebile assenza durante gli anni della rivoluzione di Mani Pulite.
Il garantismo e le lotte alle ingiuste detenzioni erano diventate comprensibilmente sfumate, perché dopo aver combattuto per decenni la partitocrazia, una volta che te l'arrestavano, mica potevi difenderla. La provai a spiegare a un Craxi meno stupefatto di me dall'avere visto Pannella chiedere la sua autorizzazione a procedere alla Camera.
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Il colosso radicale, infatti, sostenne che il caprone espiatorio socialista aveva diritto a dimostrarsi innocente di fronte alla Giustizia; poi che nel Psi si domandassero: ma se noi eravamo tanto fetenti anche i soldi delle nostre doppie tessere - socialista e radicale - lo erano altrettanto? C'ero anch' io, nei banchetti a Genova, a raccogliere firme e iscritti in compagnia di Marco Amleto Belelli, in arte Divino Otelma (che però, allora, preferiva parlare in prima persona).
Pannella, dunque ha consentito a decine di leader che fanno i family day e amano moltissimo la famiglia di averne due o tre, d'interrompere le gravidanze anziché in garage con moquette in un ospedale e sarebbe anche riuscito a far passare un finanziamento alla politica più trasparente, ma poi è andata diversamente. È stato l' Houdini del ricatto emotivo: si lascerà morire? sopravviverà?, per poi salvarsi ogni volta con quella genialità talentuosa che distingue David Copperfield dal mago Casanova.
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Funambolo della parola quando le tribune elettorali erano fumisterie del "come se fosse antani… prematuramente" è stato precursore della stagione delle aste di Tele Elefante dove a un' offerta, a un termine superlativo e a uno stupore ne seguiva uno ancora più mirabolante e tu, attratto dal magnetismo, precipitavi in quel vortice perché volevi sapere fin dove ti avrebbe portato. Ha messo cartelli al collo dei suoi malcapitati e sarebbe andato in bianco e nero sulla tv a colori pur di segnare una discontinuità visiva dopo avere bendato la sua oratoria per realizzare quella uditiva.
E mentre l' infermiera di Lugo di Romagna, quella che amava farsi un selfie con le inconsapevoli anziane moribonde - che poi morivano - va a processo e a Brescia due idioti barellieri si selfano - si dirà così? - accanto a un malato agonizzante per poi, per vanità, pubblicare le loro foto in rete, a Roma qualcos' altro accade.
Nel Paese in cui tutti sanno, bene, dopo, cosa pensavano prima, sepolti Craxi, Andreotti, Cossiga e mezza prima Repubblica, il padre e il figlio della seconda, i due più grandi venditori politici italiani del 21esimo secolo vanno in processione laica dal più mistico dei laici. Pannella, che a differenza di Paolo Villaggio la sua morte non l'ha ancora annunciata, li accoglie, come un padre surrogato, alla sua sinistra. Così, archiviata la supercazzola transnazionale, se ne sta lì, ossuto e canuto, domandandosi: ma si può essere senatori a vita di un parlamento morto?
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