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LA VENDETTA DEL DINOSAURO FRANCESCHINI – “SU-DARIO” VUOLE LA RIVINCITA SU SCHLEIN CHE L’HA TRADITO DOPO ESSERE STATA DA LUI ISSATA ALLA SEGRETERIA DEL PD E FA SAPERE ALL'INGRATA ELLY DI SCORDARSI LA LEADERSHIP ALLE POLITICHE 2027: "A RIDOSSO DEL VOTO, CONTE E SCHLEIN DOVRANNO INCONTRARSI. E SE NON SI METTERANNO D’ACCORDO, TROVEREMO UNA SOLUZIONE” – SCHLEIN, CHE NON HA RAPPORTI CON IL COLLE, HA ROTTO CON PRODI, GENTILONI E PERSINO BERSANI SI MOSTRA TIEPIDO – UN PEZZO DEL PD PUNTA SU CONTE CANDIDATO PREMIER PERCHE’ PIU’ "FUNZIONALE": SE IL LEADER DEL M5S ANDASSE A PALAZZO CHIGI, IL PD POTREBBE RIVENDICARE IL QUIRINALE...
Francesco Verderami per il "Corriere della Sera" - Estratti
Una contro tutti.
O quasi. Elly Schlein sembra seguire la stessa sorte dei suoi predecessori alla guida del Pd. Sarà una coincidenza ma il rito di accerchiamento solitamente si consuma quando nel partito si muove Dario Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI - ELLY SCHLEIN
E Franceschini si è mosso.
L’ex ministro della Cultura, che aveva annunciato il tempo della «radicalità» e l’avvento di Schlein alla segreteria, immagina ora una nuova stagione per il centrosinistra. E non prevede un cambio in corsa al vertice dei democratici. Più democristianamente propone invece una separazione delle carriere: la leadership del partito divisa dalla premiership della coalizione.
Tradotto: non è su «Elly» che punterebbe nella sfida per palazzo Chigi. Specie se cambiasse la legge elettorale. Lo ha spiegato nei giorni scorsi in una riunione riservata: «Quando saremo a ridosso del voto, i due dovranno incontrarsi. E se non si metteranno d’accordo, troveremo una soluzione».
LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD
«I due» sono Schlein e Giuseppe Conte, senza il quale non ci sarebbe partita con il centrodestra. Per realizzare il disegno, secondo Franceschini, c’è tempo e serve tempo: intanto perché bisognerà capire se la riforma elettorale conterrà l’indicazione del premier, eppoi «perché Elly deve arrivare a capirlo da sola. E ancora non ci è arrivata».
Ma lei, dalla schiera di compagni che la accerchia, ha inteso la minaccia. D’altronde il suo isolamento è plastico: a parte i rapporti inesistenti con il Colle, c’è la rottura con Romano Prodi, insieme a una distanza siderale dagli altri fondatori dell’Ulivo. Un paio di settimane fa, alla presentazione del libro di Giuliano Poletti, Paolo Gentiloni ha citato la storia dei contadini della Bassa negli Anni Cinquanta per lanciare l’ennesimo segnale: «I partiti rischiano di fare la stessa fine dei mezzadri. Che sono scomparsi».
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Il valzer è diventato vorticoso e la tesi di Franceschini fa proseliti: separare le carriere è l’unica possibilità per competere con il centrodestra.
Che poi, «chi è riuscita a realizzare un campo largo capace di vincere è stata Giorgia Meloni», ironizza un esponente riformista: «Sulla riforma della giustizia si sta portando appresso mezza sinistra. E chi vincerà il referendum, vincerà le elezioni».
Nel salone da ballo i più richiesti sono la sindaca di Genova Silvia Salis e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che vengono usati come banderillas contro Schlein. Ma sono solo manovre tattiche, perché è quasi unanimemente riconosciuto nel centrosinistra che «nessuno dei due potrebbe competere con Meloni».
DARIO FRANCESCHINI ELLY SCHLEIN GATTOPARDO MEME BY SARX88
È su Conte che intende spendersi un pezzo consistente del Pd. E non solo. Anche Matteo Renzi ha promesso all’antico rivale di «dare una mano», lasciando a Maria Elena Boschi il compito di fare da ufficiale di collegamento. E «Giuseppi» già prepara l’abito scuro. Ecumenicamente ieri ha giustificato l’accordo di Roberto Fico con i Mastella in Campania, perché «se avessimo potuto saremmo andati da soli. Ma non era possibile. L’alternativa era lasciare questa Campania alle forze di destra». Un sacrificio per il bene del Paese.
Sono due i motivi che portano (quasi) tutti a preferire l’ex premier come candidato della coalizione: è ritenuto più strutturato a fronteggiare in campagna elettorale «una vera politica come Meloni», ed è funzionale al disegno del sinedrio pd: perché se il leader del M5S andasse a palazzo Chigi, i dem potrebbero rivendicare il Quirinale. La loro vera ossessione. Se così stanno le cose, per rompere l’accerchiamento a «Elly» non resterebbe che la sponda della rivale «Giorgia». Hanno qualcosa in comune: entrambe sono appassionate di giochi di ruolo. E soprattutto sono «testardamente bipolariste».
GIUSEPPE CONTE E DARIO FRANCESCHINI ALLA FESTE DELL UNITA DI REGGIO EMILIA
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massimo d alema giuseppe conte goffredo bettini dario franceschini
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