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Marco Demarco per il "Corriere della Sera"
Vendola, come molti giustizialisti raggiunti dalla legge, coinvolti cioè in una inchiesta nella quale mai avrebbero pensato di entrare, finisce per rivelare una visione ombelicale della giustizia. E ombelicale è più che opportunistica.
Opportunista Vendola lo è quando usa due pesi e due misure, quando attraverso il suo partito chiede a Renzi le dimissioni dei quattro sottosegretari pd risultati indagati per vari reati e non le chiede a se stesso per la richiesta di rinvio a giudizio che lo riguarda.
A Renzi, dopo averlo accusato di grave distrazione, il segretario di Sel addirittura sollecita «un cambio di passo dal punto di vista morale». Ombelicale lo è, invece, quando fa giurisprudenza, quando emette sentenze sul suo conto. In questo caso l'unico parametro che Vendola utilizza per distinguere il lecito dall'illecito è la sua vita, la sua storia. Il suo ombelico, appunto.
Che non è il criterio di una giustizia «ad personam» da altri e in altre ben diverse occasioni invocato, ma neanche è molto lontano da quella, perché comunque è alla centralità dell'individuo che rimanda. «Non sono indagato e mai lo sarò, perché so chi sono», sentenzia nell'agosto del 2009, quando prende le mosse l'inchiesta sull'Ilva di Taranto e quando il Paese (e forse anche Vendola) scopre la drammatica conflittualità tra ambiente e fabbrica, tra vita e lavoro.
Purtroppo, l'avviso di garanzia arriverà anche per lui. «Posso aver fatto errori politici ma non credo di aver mai commesso sbavature o addirittura di aver ferito la trama delle leggi» ribadisce con licenza poetica nell'ottobre del 2013. E crede male, almeno secondo il pm. Ieri, infine, dopo sette ore di interrogatorio in Procura e con comprensibile sofferenza, Vendola certifica con un tweet di aver sempre agito «nel rispetto dei principi costituzionali».
E colpisce questo più recente ascendere, nel riferimento difensivo, dalla legge ordinaria ai valori più generali della Carta, quasi a voler cercare garanzie sotto un ombrello più ampio. Ma il problema, in ultima analisi, è che sin dai tempi di Socrate c'è incertezza sul fatto che ognuno conosca davvero se stesso. I giudici questo lo sanno e talvolta lo sanno anche troppo.
NICHI VENDOLA E FABRIZIO BARCA
NICHI VENDOLA
antonio gentile jpeg
banch ilva
FRANCESCA BARRACCIU
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