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Luca Romano per Il Giornale
Da sempre, la figura di Licio Gelli ha evocato un'aura di mistero e di segretezza. Il maestro venerabile più famoso d'Italia, scomparso nel 2015 a 96 anni, torna a fare parlare di sè per il proprio testamento, redatto nel 1998 e ora ripreso da un reportage di Repubblica in cui si tenta di far luce sui misteri che nasconde.
Otto pagine con le ultime volontà dell'imprenditore aretino che sono tornate di attualità perché costituiscono la base su cui la procura della città toscana ha chiesto - vedendosela poi negare e presentando ricorso - il sequestro delle quote della società che di fatto detiene Villa Wanda. In quel documento, vergato nel 1998 dopo la condanna per il crac del Banco Ambrosiano, vengono elencati beni da mille e una notte destinati in eredità ai tre figli, parenti, alla governante e alla storica segretaria.
Non solo Villa Wanda e un'altra villa in Costa Azzurra ma anche veri e propri latifondi in Sudamerica, con fattorie, palazzi e terreni edificabili; in Paraguay, Gelli avrebbe posseduto addirittura 172mila ettari di terra. Ma la lista prosegue con dettagli da romanzo d'avventura: "Nella valigetta c'è una mappa che indica il luogo e il quantitativo dei lingotti d'oro- scriveva il famoso massone - E per la consistenza delle monete d'oro c'è un mistero".
I lingotti sarebbero stati accumulati addirittura per 163 chili, interrati nei vasi da qualche parte del giardino di Villa Wanda. Solo una minima parte di uno sterminato patrimonio di 90 miliardi delle vecchie lire.
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