DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Per i milanesi questa è una settimana strana che comincia oggi ma finisce praticamente mercoledì con la festa di Sant'Ambroeus e l'inaugurazione della stagione alla Scala.
à l'evento dell'anno e anche se tira il vento freddo dell'austerità c'è da scommettere che imprenditori, banchieri e uomini delle istituzioni faranno a gara per assistere al "Don Giovanni" di Mozart diretto dal maestro argentino Barenboim.
All'inaugurazione non mancherà il presidente Napolitano che avrà accanto a sé Mario Monti con la moglie Elsa, e c'è chi scommette che sul palco reale si vedrà anche Timothy Geithner, il Segretario al Tesoro americano che dopo domani incontrerà a Milano il nostro premier.
Ieri pomeriggio alla Scala c'è stata la cosiddetta "primina", la prova generale del "Don Giovanni" alla quale per 10 euro hanno partecipato centinaia di giovani entusiasti.
Più o meno alla stessa ora anche SuperMario si è esibito nella sua "primina" davanti a milioni di italiani che l'aspettavano al varco per la manovra di lacrime e sangue, e oggi è il momento di rivedere con calma quello spettacolo e i commenti dei giornali. Tra questi colpisce in modo particolare la differenza di tono e di linguaggio del giornale di Carletto De Benedetti (un altro personaggio che con la moglie Silvia Monti non si è mai perso una prima della Scala) perché sul quotidiano che ha sempre cantato le lodi del nuovo governo si sentono pareri contrastanti.
In un editoriale di poche righe Ezio Mauro non se la sente di stroncare la manovra alla quale attribuisce valore perché rispetta gli obblighi europei imposti dalla crisi, una manovra che "fa di Monti il capo di un governo, non il legato di Bruxelles e Francoforte".
La scure è usata invece dal vicedirettore Massimo Giannini che senza mezzi termini all'inizio del suo articolo dice: "dal governo dei professori ci saremo aspettati qualcosa di più. In termini di qualità e di equità ", e aggiunge che la manovra ha un vago sapore di stangata vecchio stile per la quale "non serviva una squadra d'élite per mettere insieme un pacchetto di misure che comprendono la solita infornata di imposte per i contribuenti e la solita carestia di risorse per gli enti locali".
La requisitoria di Giannini, che nell'ultima trasmissione di Santoro è stato bacchettato dal collega Travaglio per lo slurpismo di "Repubblica" verso il governo Monti , si conclude dicendo che dei tre assi: rigore, equità , crescita "ora Monti ne ha calato veramente uno solo cioè il primo. Ma se il premier non si affretta a giocare fino in fondo anche gli altri due, la sua partita sarà difficilissima. In Parlamento, e soprattutto nel Paese".
Non si capisce se questo commento così acido sia dettato dalla volontà di replicare all'accusa di Travaglio sull'acquiescenza e la piaggeria che "Repubblica" ha manifestato nei confronti del salvatore della patria, ma in qualche misura l'articolo di Giannini interpreta il sentimento di chi ha assistito ieri sera con pazienza alle due ore di conferenza stampa del premier e dei suoi colleghi di governo.
La "primina" del professore di Varese è stata per certi versi deludente, ma comunque utile per cogliere alcune sfumature. Sarebbe davvero ingiusto definire la Fornero, Passera, Grilli e Giarda una compagnia di dilettanti allo sbaraglio; diciamo piuttosto che si trattava di un esordio pubblico e che i cantanti (ad eccezione di SuperMario e di Corradino) sembravano molto emozionati.
L'immagine della Fornero che alla parola "sacrifici" non trattiene le lacrime è simile a quella dei mezzosoprani che steccano in modo drammatico. L'economista di San Carlo Canavese che al Welfare ha raccolto l'eredità del piccolo Sacconi, ha già fatto il giro del mondo e rimarrà a lungo fissa come l'emblema di un "sacrificio per i sacrifici" che può giovare alla riforma "SalvaItalia".
Da parte sua Corradino Passera ha dimostrato di essere "abituato a recitar cantando" e vale la pena di sottolineare quel "grazie Mario!" con il quale ha esordito prima di snocciolare il contenuto del suo programma. Esclamando ad alta voce "grazie Mario!" l'ex-banchiere di IntesaSanPaolo non ha voluto soltanto dimostrare confidenza con il presidente bocconiano, ma in maniera studiata si è messo subito alla pari per dimostrare che il suo potere al ministero dello Sviluppo è l'architrave del nuovo governo.
Furbo, il Passera, che in questo modo sembra buttare alle ortiche le voci sulla paternità della sua nomina, e fa capire a tutti che è stato lui, e solo lui, a volere l'incarico ministeriale. Adesso è inutile ripercorrere la grandine di proposte programmatiche che l'ex-McKinsey ha snocciolato a proposito di competitività , concorrenza e infrastrutture, mentre è più interessante rimarcare il suo ruolo da tenore rispetto al balbettio (ingrippato da un fastidioso intercalare) del pallido Vittorio Grilli. Costui è apparso all'inizio del suo intervento incerto e commosso come se soffrisse nel tentativo di buttarsi alle spalle la lunga stagione in cui ha collaborato con Giulietto Tremonti ripulendo le forbici per i tagli lineari.
Ma la vera sorpresa della "primina" dell'Opera che è andata in onda ieri sera, è arrivata dal "suggeritore", l'uomo che solitamente sta nella buca del boccascena ed è il riferimento più prezioso per i cantanti. Il suo nome è Piero Giarda, l'economista milanese 75enne che con le sue orecchie smisurate è riuscito a sentire gli errori di Monti e dei colleghi di governo. Così ha corretto Grilli sui tempi di applicazione della nuova Iva, e non ha risparmiato nemmeno Monti sull'Irpef. Lo ha fatto dimostrando l'esperienza di un uomo che avendo ricoperto per sei anni dal '95 al 2001 la carica di sottosegretario al Tesoro e al Bilancio, conosce più di Grilli e di tanti altri i numeri e la macchina dello Stato.
Senza tanti riguardi l'allievo Giarda ha bacchettato il professore Monti che da buon accademico ha riversato il suo risentimento per la piccola gaffe sull'Irpef menando una botta in testa a quegli economisti come Alesina e Giavazzi che proprio ieri sul "Corriere della Sera" erano saliti in cattedra per strapazzare le riforme nemmeno annunciate del nuovo governo. "Costoro - ha scandito il presidente della Bocconi con voce tagliente - si sono fidati più delle indiscrezioni frettolose che del nostro buonsenso".
à stata la classica reazione dell'intellettuale che si sente piccato da altri intellettuali, una piccola caduta di stile di un uomo che come salvatore della patria non dovrebbe prendersi vendette meschine. Ma il professore di Varese è fatto così, supponente e più che mai gaudente nella parte di salvatore della patria. Uno scaltro, uno scaltrone, che ieri sera ha fatto un'operazione politica finissima caricando sulle sue spalle la responsabilità di misure per nulla "rivoluzionarie" in modo da sollevare almeno in parte i partiti dalla responsabilità di fare incazzare e piangere gli italiani.
I modesti tagli ai costi della politica e il sacrificio personale dello stipendio da presidente sono una mossa giusta, ma soprattutto abile per non compromettere il consenso trasversale del Parlamento. Monti è un uomo di grande intelligenza, è il direttore d'orchestra giusto per il momento giusto, ma chi pensava che fosse il protagonista della discontinuità dovrà ricredersi. E se ancora non siete convinti aspettate domani sera quando lo scaltrone di Varese andrà nel salotto di Bruno Vespa dove tutti i primi ministri sono passati per rimarcare la continuità con il passato.
Mario e Elsa Monti da Chi TIM GEITHNER E SERGIO MARCHIONNEElsa Monti da Chi EZIO MAURO E PIERFRANCESCO GUARGUAGLINI IN TRIBUNA ALLO STADIOMASSIMO GIANNINI EUGENIO SCALFARI FORNEROI nuovi ministri del Governo Monti PIERO GIARDA tremonti - grilliDraghi tra Saccomanni e Grilli alberto alesinaFrancesco Giavazzi
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